Auto elettriche, fermi da oltre un anno i bandi per installare colonnine di ricarica sulle autostrade

Motus-E: «Sono anni che gli operatori attendono di poter installare punti di ricarica ad alta potenza in autostrada, con proprie risorse, e nulla accade mentre negli altri paesi europei l’infrastrutturazione procede spedita»

[14 Giugno 2022]

Mentre l’Ue ha stabilito lo stop all’immatricolazione di nuove auto alimentate da combustibili fossili al 2035, tirando la volata all’auto elettrica, nel nostro Paese i bandi per realizzare le colonnine di ricarica lungo le autostrade sono fermi da oltre un anno.

Uno stallo paradossale denunciato oggi da Motus-E, l’associazione che raggruppa tutti i principali stakeholders della mobilità elettrica, che informa come l’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) abbia prorogato al 28 ottobre 2022 – attraverso la delibera n. 89/2022 – il termine per la conclusione del procedimento volto alla definizione degli schemi dei bandi relativi alle gare cui sono tenuti i concessionari autostradali.

Inizialmente, con la delibera n. 77/2021 risalente al maggio 2021, l’Art si faceva carico di avviare il procedimento per la definizione degli schemi dei bandi di gara a cui i concessionari autostradali si dovrebbero attenere, indicando come termine ultimo il 28/12/22, poi slittato a fine maggio e adesso a fine ottobre.

Il continuo prolungarsi di questo iter rende il nostro Paese sempre meno attrattivo per gli investitori di settore, condannandolo ad una arretratezza infrastrutturale; per questo da Motus-E chiedono di poter scorporare in via prioritaria almeno le subconcessioni per le infrastrutture di ricarica dalle altre, e di approvare gli schemi di bando il prima possibile.

«Sono anni – dichiarano dall’associazione – che gli operatori attendono di poter installare punti di ricarica ad alta potenza in autostrada, con proprie risorse, e nulla accade, mentre negli altri paesi europei l’infrastrutturazione procede spedita e si svolgono bandi di gara periodicamente. Questo ennesimo prolungamento dei termini entro cui si sarebbero dovuti definire gli schemi di bando, rappresenta l’ennesimo freno all’infrastrutturazione del Paese. L’Italia risulta così essere sempre più isolata e penalizzata rispetto alle nazioni confinanti».