Rimodulare il Superbonus escludendo tecnologie inquinanti

Arse chiede un Superbonus geotermico: pompe di calore al posto delle caldaie

«È già possibile sostituire 1 milione di caldaie con pompe di calore geotermiche riducendo le emissioni nel nostro Paese di circa 13 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, e dimezzare la bolletta del riscaldamento delle famiglie»

[16 Febbraio 2022]

Il ministro della Transizione ecologica ha firmato nei giorni scorsi il decreto che fissa i tetti massimi per gli interventi del Superbonus 110%: i massimali individuati aggiornano quelli già vigenti per l’Ecobonus, aumentandoli almeno del 20% in considerazione del maggior costo delle materie prime e dell’inflazione, mentre  per tutti i costi non previsti nel decreto si farà riferimento ai i prezziari predisposti dalle Regioni e dalle Province autonome come anche dalla casa editrice Dei.

Un aggiornamento normativo colto con soddisfazione dall’Associazione per il riscaldamento senza emissioni (Arse), che insiste però sulla necessità di un passo in più, verso la decarbonizzazione: «Arse chiede di rimodulare il Superbonus escludendo tecnologie inquinanti come le caldaie a gas e mantenendo le premialità a edifici a zero emissioni – dichiara il presidente dell’associazione, Riccardo Bani – Come indicato da Bruxelles con la direttiva Epdb sulla prestazione energetica degli edifici, bisognerà arrivare ad abolire i bonus per le caldaie a gas dal 2027 e a eliminare i combustibili fossili nel riscaldamento entro il 2040».

Ma oggi, con le tecnologie esistenti, secondo l’Associazione «è già possibile sostituire un milione di caldaie con pompe di calore geotermiche riducendo le emissioni nel nostro Paese di circa 13 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, tanto quanto ottenuto da circa 20 GW di fotovoltaico, dimezzando la bolletta del riscaldamento delle famiglie» e riducendo anche le nostre importazioni di gas dall’estero.

«Proponiamo un decalage crescente per tutti quegli interventi che generano un beneficio contenuto in termini di riduzione di energia primaria fossile e che non vanno nella direzione della decarbonizzazione.

La soluzione è sotto di noi – conclude Bani – ovvero pompe di calore che utilizzino tecnologie innovative che possano sostituire con efficienza le caldaie, sfruttando una fonte di calore naturale come il terreno o le acque di prima falda o l’aria stessa».