Dall’Agenzia indicazioni sulle cause del fenomeno e indicazioni per ridurlo

Arpat, ecco i risultati del monitoraggio maleodoranze legate alla discarica Rimateria

La media mobile calcolata su 90 giorni per l’H2S è di «3,00 µg/m3», ovvero circa sette volte meno rispetto al valore guida indicato dall’Oms per il periodo

[17 Gennaio 2019]

Per fare chiarezza sulle maleodoranze legate alla presenza della discarica gestita da Rimataria a Ischia di Crociano (Piombino), l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha effettuato il monitoraggio dell’idrogeno solforato in aria mediante un sistema di determinazione in continuo, attraverso una centralina posizionata nel piazzale esterno al dipartimento Arpat di via Adige 12: la relazione riguardante il periodo 12 novembre-31 dicembre 2018 mostra che «nel periodo di monitoraggio di 45 giorni il numero di dati orari validi registrati corrisponde a 896, le medie orarie in cui è stata superata la soglia di disturbo odorigeno (7 µg/m3) sono state 111, ovvero il 12,4% del totale. Le medie orarie con superamento della soglia di disturbo con venti provenienti dalla discarica sono state 59, ovvero il 6,6% del totale dei dati orari validi e il 51,3% delle medie orarie con superamento della soglia di disturbo».

Le conclusioni dell’Arpat osservano dunque in primis che la media mobile delle concentrazioni di idrogeno solforato calcolata su 90 giorni è risultata inferiore al valore guida indicato da Oms-Who». Nel dettaglio, il dato rilevato da Arpat è di «3,00 µg/m3», ovvero circa sette volte meno rispetto al valore guida indicato per il periodo dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), pari a 20 µg/m3.

L’idrogeno solforato o acido solfidrico (H2S), come ricordano dall’Arpat, è un gas dall’odore caratteristico di uova marce, che ha origine naturale – ad esempio nelle aree vulcaniche o geotermiche – o antropica, e difatti rappresenta una delle più diffuse sostanze odorigene emesse dai rifiuti in condizioni anaerobiche. Nell’area presa in esame «l’unica sorgente nota di emissioni odorigene con H2S è la discarica», mentre «l’andamento delle concentrazioni di H2S con venti provenienti dalla discarica non si presenta stabile e uniforme ma è caratterizzato da rilevanti oscillazioni, non risulta inoltre correlato agli orari di esercizio della discarica. Quest’ultima – ricordano da Arpat – è dotata di una rete di captazione del biogas in esercizio con termodistruzione dello stesso biogas in torcia (in attesa che siano avviati i motori per il recupero energetico). La sorgente emissiva potrebbe dunque essere rappresentata dalla somma di due elementi principali: le aree residuali di discarica non ancora dotate di copertura provvisoria e aspirazione del biogas e le attività di movimentazione dei rifiuti messe in atto dal gestore».

Un’analisi che appare coerente con l’ipotesi già emersa a inizio gennaio durante il sopralluogo nella discarica Rimateria condotto da una delegazione composta dal Comune di Piombino, Polizia municipale e Arpat «la persistenza di emissioni odorigene sia correlata – come sintetizzarono allora dal Comune – agli interventi di risanamento e messa in sicurezza della discarica», e che dunque dovrebbero ridursi man mano che gli interventi saranno conclusi, ponendo fine al disagio e al contempo mettendo in sicurezza l’area. Ulteriori e puntuali osservazioni sono già attese a breve, dato che il Comune ha stabilito di effettuare sopralluoghi settimanali all’impianto Rimateria, e deciso di costituire un gruppo di lavoro aperto ad Arpat, Asl e Comitato salute pubblica (che però ha già fatto sapere di non essere interessato) per seguire da vicino la temporanea problematica delle maleodoranze.

Nel frattempo valgono le indicazioni Arpat: «Al fine di ridurre il disturbo odorigeno proveniente dalla discarica è necessario che il gestore, oltre a garantire il rispetto delle modalità di conduzione indicate nell’atto autorizzativo e nei successivi atti emanati dall’autorità competente, eviti di movimentare strati di rifiuti già messi a dimora e in fase anaerobica, salvo le attività strettamente necessarie alla messa in opera dei presidi necessari alla chiusura della discarica (ad esempio l’ancoraggio dei teli di copertura)».