Approvato il decreto Clima, un pannicello caldo contro la crisi climatica in corso

Alla fine dell’iter parlamentare nel provvedimento rimangono molte misure positive, ma tutte di portata limitata. E nel mentre le emissioni nazionali di gas serra continuano a crescere

[11 Dicembre 2019]

Il decreto Clima, annunciato in pompa magna a settembre, è stato approvato ieri in via definitiva dalla Camera: con 261 sì, 178 no e 5 astenuti l’Aula ha dato il via libera con un voto di fiducia – dopo le modifiche apportate dal Senato – alla conversione in legge del dl 14 ottobre 2019, n. 111. «Con questo provvedimento diciamo a tutti i Paesi del mondo riuniti a Madrid per la Cop25 sul clima che l’Italia c’è e farà fino in fondo la sua parte nella difficile battaglia contro l’emergenza climatica – commenta il leader del M5S Luigi Di Maio – La direzione è quella giusta: dopo questo primo importante passo (anche culturale) verso un nuovo modello virtuoso, siamo pronti a mettere l’ambiente al centro dell’agenda di Governo e del Parlamento».

L’auspicio condiviso è infatti che il decreto Clima rappresenti solo un “primo passo”, perché la falcata è assai corta. Nel corso dei mesi il provvedimento ha perso larga parte della propria spinta propulsiva, a cominciare dall’atteso taglio dei sussidi ambientalmente dannosi (19,3 miliardi di euro all’anno, secondo il ministero dell’Ambiente) che dopo i primi annunci è rimasto chiuso nel cassetto. Ad essere sopravvissute all’iter parlamentare sono molte misure positive, ma dalla portata assai limitata: tra le principali novità spiccano i 255 milioni di euro previsti in un arco pluriennale per erogare incentivi fino a 1.500€ legati alla rottamazione dei veicoli, da spendere poi in abbonamenti per i mezzi pubblici, bici e mobilità condivisa;  un fondo di 40 milioni di euro per la realizzazione di corsie preferenziali destinate al trasporto pubblico; 20 milioni di euro per sostenere forme di trasporto scolastico con mezzi ibridi o elettrici; 30 milioni di euro per la creazione di foreste urbane; 27 milioni di euro dedicati all’installazione di eco-compattatori per bottiglie di plastica; 6 milioni di euro per l’introduzione dei “caschi verdi per l’ambiente”; 40 milioni di euro per incoraggiare la vendita di prodotti  alimentari  edetergenti sfusi o alla spina;  la trasformazione del Cipe nel Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess). Specificamente mirato al contrasto del riscaldamento globale è invece il “Programma strategico nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e  il  miglioramento  della qualità dell’aria”: previsto all’art. 1, al momento si sa solo che la data prevista per l’approvazione è prevista “entro 90 giorni” dall’entrata in vigore del decreto Clima.

Com’è evidente, il confronto con quanto messo in campo ad esempio dalla Germania è impietoso: al proposito è sufficiente ricordare che il Klimaschutzprogramm tedesco prevede l’introduzione di una carbon tax – desaparecida nel dibattito politico nostrano, nonostante i positivi impatti che avrebbe non solo sul clima ma anche sull’economia nazionale –, 54 miliardi di euro in investimenti da qui al 2023 e il taglio delle emissioni tedesche di gas serra del 55% rispetto al 2030 (al momento l’obiettivo italiano contenuto nel Pniec è fermo al 37% circa).

Nel mentre le emissioni italiane di gas serra continuano a salire, mentre sul fronte della performance climatica – misurata da Germanwatch – il nostro Paese perde posizioni e scende al 26° posto, perdendo terreno anche rispetto a Paesi emergenti e in via di sviluppo. «Si capisce allora perché servono ambizione e coraggio per affrontare questa sfida – commenta la deputata LeU ed ex presidente di Legambiente Rossella Muroni – Perché dopo questo primo passo dovranno seguire un Piano energia e clima rafforzato negli impegni e nelle ambizioni e un’accelerazione sulle politiche per la conversione ecologica. Mi auguro quindi le misure suggerite si possano introdurre a breve con altri provvedimenti, insieme all’atteso avvio del taglio dei sussidi ambientalmente dannosi. Perché fatto il primo passo bisogna iniziare a correre».

L. A.