Approvata la legge Salvamare, un successo che parte dai “pescatori spazzini” della Toscana

Ferruzza: «Nel 2018 fummo i primi a concepire una filiera del riciclo dalla plastica in mare fino alla materia prima seconda, col progetto pilota nazionale Arcipelago pulito»

[12 Maggio 2022]

Ieri il Parlamento ha approvato in via definitiva la legge Salvamare, concludendo così l’iter iniziato nel 2018 con la presentazione del ddl da parte dell’allora ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che prese spunto dalla proposta di legge sul ‘fishing for litter’ avanzata dalla deputata di FacciamoEco Rossella Muroni, già presidente nazionale di Legambiente.

«In Toscana siamo particolarmente felici per questa legge – commenta Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – perché nel 2018 fummo i primi (con Regione Toscana, Unicoop Firenze, le cooperative dei pescatori livornesi, Cft e Revet) a concepire una filiera del riciclo dalla plastica in mare fino alla materia prima seconda ricreata a Pontedera, col progetto pilota nazionale “Arcipelago pulito”; un progetto di cui andare a maggior ragione fieri oggi che un dispositivo Salvamare è finalmente legge della nostra Repubblica».

Si tratta di un’iniziativa fine a un’assurdità normativa, quella per cui i pescatori che raccolgono i rifiuti (finora classificati come speciali) finiti nelle loro reti ne diventano produttori, assumendosene gli oneri economici e giuridici. Attualmente, la normativa nazionale prevede infatti che un pescatore che raccoglie questi rifiuti con le reti ne diventa poi responsabile, e ne debba dunque pagare lo smaltimento, se vuole riportarli a terra anziché lasciarli a inquinare il mare.

Lo scopo della legge Salvamare è infatti quello di consentire ai pescatori di portare e conferire a terra i rifiuti che recuperano in mare, nei fiumi, nei laghi o nelle lagune, senza doverne sostenere i costi di smaltimento; la legge promuove, inoltre, il riciclo di plastica e altri materiali ‘pescati’.

L’esperienza maturata precedentemente dalla Toscana con l’analogo progetto “Arcipelago pulito” mostra che il 20% dei rifiuti pescati che è stato avviato a riciclo, operazione impossibile per il restante 80% che è stato avviato a recupero energetico o smaltito in discarica.