All’Ocean Conference altri 21 governi aderiscono al New Plastics Economy Global Commitment

Economia circolare lungo tutto la filiera perché la plastica non arrivi più in mare

[28 Giugno 2022]

 

L’United Nations Ocean Conference, in corso a Lisbona, in Portogallo, è stata l’occasione per l’adesione di altri 21 governi al New Plastics Economy Global Commitment, un accordo istituito nel 2018 e guidato dalla Ellen MacArthur Foundation in collaborazione con l’United Nations environmente programme (Unep) e che riunisce tuti gli stakeholders lungo la catena del valore della plastica per «guidare la transizione verso un’economia circolare per la plastica, dove la plastica non diventa mai rifiuto». Tutte le imprese e i governi firmatari stabiliscono azioni ambiziose e obiettivi per il 2025 per affrontare l’inquinamento da plastica lungo tutto il suo ciclo di vita e riferire annualmente sui progressi fatti.

Durante un evento collaterale all’Ocean Conference. co-ospitato da Kenya e Francia; i governi di Australia, Belgio, Kenya, Messico e Thailandia hanno annunciato l’intenzione di aderire al Global Commitment. Anche 3 dei governi statali del Messico, Baja California, Baja California Sur e Sinaloa, nonché le città di Querétaro, Ensenada e San Miguel de Allende e 10i Stati del Brasile, tra cui São Paulo e i 9 Stati del Consórcio Nordeste: Alagoas , Bahia, Ceará, Maranhão, Paraíba, Pernambuco, Piauí, Rio Grande do Norte e Sergipe, che coprono quasi il 50% della popolazione del Brasile, hanno annunciato che firmeranno l’accordo.

Adesioni che si vanno ad aggiungere a quelle di Canada, Colombia, Grecia, Italia, Norvegia, Corea del sud, Spagna e Uganda all’amministrazione della città di Parigi, alla regione della Grecia centrale e al governo autonomo del Paese Basco che avevano aderito recentemente all’”One Ocean Summit” organizzato dalla Francia lo scorso febbraio. Oltre ai governi, hanno sottoscritto l’accordo anche 500 imprese di tutta la catena del valore della plastica.

A marzo, la quinta sessione dell’United Nations Environment Assembly (UNEA-5.2).

Ha adottato una risoluzione storica che chiede «La convocazione di un comitato negoziale intergovernativo per sviluppare, entro la fine del 2024, uno strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino». In un recente incontro tenutosi a Dakar, in Senegal, per preparare il lavoro del Comitato di negoziazione intergovernativo, i governi hanno deciso di partecipare a 5 meeting per finalizzare i lavori del Comitato entro due anni.

Sheila Aggarwal-Khan, direttrice divisione economia dell’Unep. ha sottolineato che «Aderire al Global Commitment è un modo per mantenere lo slancio mentre i negoziati sono in corso. Consente ai governi di provare approcci diversi e misurare e riferire sui progressi in un ambiente volontario e di supporto. I vantaggi della transizione verso un’economia circolare per la plastica sono molti» e ha citato un recente rapporto che ha rilevato che «Il passaggio a un’economia circolare non solo riduce dell’80% il volume annuo di plastica che entra nei nostri oceani, ma riduce anche le emissioni di gas serra del 25%, genera un risparmio di 200 miliardi di dollari e crea ulteriori 700.000 posti di lavoro aggiuntivi, soprattutto nel sud del mondo. Quindi, teniamo il piede sull’acceleratore e chiudiamo questo rubinetto dell’inquinamento da plastica in un modo da trasformare il modo in cui consumiamo e produciamo plastica, a beneficio di tutti e del nostro ambiente».

Chris Kiptoo, segretario principale del ministero dell’ambiente e delle foreste del Kenya, ha sottolineato «La necessità di azioni audaci e concrete per contrastare l’inquinamento da plastica». E la nuova ministro dell’ambiente dell’Australia, Tanya Plibersek, ha aggiunto che «Lavorare con i Paesi e le imprese per affrontare l’inquinamento da plastica alla fonte è essenziale per arginare il flusso di plastica nell’ambiente, per proteggere i nostri oceani e la biodiversità che supportano».

Ricardo Mourinho Félix, vicepresidente della Banca europea per gli investimenti, ha affermato che «I nostri oceani non devono continuare a essere un cassonetto per i nostri rifiuti di plastica. E’ fondamentale trovare subito soluzioni per garantire che i nostri ecosistemi marini non continuino a subire il flagello dell’inquinamento. Con quasi il 75% di tutta la plastica prodotta dal 1950 che finisce come rifiuto e spesso si riversa nei nostri corsi d’acqua, è urgente agire: non dovremmo mai trovarci nella situazione in cui nei nostri fiumi e oceani potrebbe esserci più plastica rispetto ai pesci».