Allarme dei sindaci italiani, a rischio la gestione rifiuti e gli altri servizi essenziali

L’appello al premier Conte: «Il decreto 'Rilancio' non sembra cogliere in pieno la complessità delle problematiche che investono i Comuni. Non vorremmo ritrovarci a gestire “pericolosi assembramenti” di rifiuti lungo le strade delle nostre città»

[12 Maggio 2020]

Il decreto ex Aprile, oggi “Rilancio”, è in fase di ultimazione: mentre scriviamo è la riunione del preconsiglio dei ministri che serve a preparare il Cdm per il varo del testo, ma la versione attuale «non contiene quello che serve ai Comuni e cioè ai cittadini», come spiega una lettera inviata al premier Conte dall’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci) a nome di tutti i primi cittadini.

«Prima del varo del dl Rilancio, lei deve ascoltarci». È questo l’appello dei sindaci a Conte affinché prenda in carico personalmente la trattativa, cominciando dal tema più urgente di tutti: il ristoro della tassa sui rifiuti che i sindaci non intendono chiedere ai gestori delle attività commerciali per i mesi in cui sono stati costretti a chiudere per decreto.

«Nessuno oggi – osservano i sindaci – può valutare con precisione la dimensione della sofferenza finanziaria che rischia di mettere fuori gioco un intero comparto, in particolare i Comuni già in crisi o in situazione di più severa tensione finanziaria». E per Anci la perdita di entrate per i Comuni è ben più pesante dei 3 miliardi di euro previsti nel dl Rilancio.

«Anche per la gestione dei rifiuti, le cifre sono tutt’altro che certe e le competenze appaiono confuse con l’entrata in campo dell’Arera che sarebbe stato meglio ripensare alla luce dell’impatto effettivo dell’emergenza – scrivono allarmati i sindaci –  Arera ha calcolato le riduzioni tecniche del prelievo sui rifiuti, basate sulla valutazione della minor produzione dovuta al lockdown delle attività economiche più colpite, in 400 milioni di euro, rimandando a ulteriori provvedimenti l’individuazione di mezzi di copertura delle relative minori entrate».

Ma il problema è di bruciante attualità, in quanto anche nel bel mezzo della pandemia le aziende di servizio pubblico sono rimaste in prima linea fornendo ai cittadini i servizi essenziali.

«Purtroppo – continua Anci – il decreto ‘Rilancio’ non sembra cogliere in pieno la complessità delle problematiche che investono i Comuni. La continuità dei servizi sul territorio può essere garantita solo con impegni concreti, senza i quali non solo potrebbero incrinarsi il dialogo e la collaborazione tra le Istituzioni, ma verrebbe a crearsi un grave pregiudizio per i sindaci nell’esercizio delle loro funzioni sui territori e nei confronti delle proprie comunità»

Anche perché – come sottolineano i sindaci – le prestazioni sociali, il sistema di welfare, i trasporti pubblici e l’igiene delle nostre città (ovvero in primis la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti) sono tra i servizi contigui a quella domanda di salute e di sistemi sanitari sempre più efficaci ed efficienti che la crisi globale ha dolorosamente fatto emergere.

«L’impegno dei Comuni – concludono i sindaci – è fondamentale, tanto più in relazione ai servizi che erogano, in particolare quello della raccolta dei rifiuti che in nessun modo può essere interrotto ma che anzi va sostenuto, giorno per giorno, con adeguati flussi finanziari, se non vogliamo correre il rischio che a un’emergenza sanitaria se ne aggiunga  un’altra. Non vorremmo alzare i toni dell’interlocuzione con il Governo, per evitare polemiche e strumentalizzazioni. Siamo certi che comprenderai che non possiamo lasciare nulla di intentato di fronte a possibili sottovalutazioni nella considerazione delle richieste dei Comuni italiani».