Rendere desiderabile l’austerità come stile di vita

Alex Langer e la riscoperta dei limiti necessaria per una conversione ecologica

Più lento, più profondo, più dolce: con questo motto non si vince nessuna battaglia frontale, però forse si ha il fiato più lungo

[14 Luglio 2020]

Alex Langer, forse il più grande ambientalista italiano del Novecento, nel corso della sua breve, ma indimenticata, esperienza umana lo ha testimoniato tenacemente e instancabilmente: bisogna vivere in armonia con, e non contro, la natura. Ed occorre, perciò, rovesciare, culturalmente e politicamente, gli attuali modelli di sviluppo che non mettono al centro la dignità della persona, ma il profitto e l’idea che possa consolidarsi una società nella quale si possa fare a meno di valori come la lentezza, la gentilezza e la mitezza. Una lezione che sarà al centro della Giornata di studio promossa dall’associazione Greenaccord Onlus e dalla Regione Toscana a 25 anni dalla scomparsa di Langer, in agenda il 17 luglio a Firenze. Riportiamo di seguito un approfondimento a firma di Domenico Gaudioso, del direttivo di Greenaccord e responsabile dei Rapporti internazionali per la onlus.

Breve biografia di Alex Langer

Alexander Langer nasce il 22 febbraio 1946 a Vipiteno/Sterzing, un piccolo paese a pochi chilometri dall’Austria. Nella sua biografia si intrecciano origini e provenienze culturali, linguistiche, religiose diverse. Il padre, di origini ebraiche, viene perseguitato nel periodo delle leggi razziali; la madre, cattolica, è una sudtirolese di lingua tedesca. Langer cresce in un ambiente di lingua e cultura tedesche ma frequenta l’asilo italiano. Giornalista, traduttore, insegnante, collabora fin da giovanissimo con diverse riviste, associazioni, iniziative civiche. Di formazione cattolico-sociale, aderisce all’organizzazione comunista Lotta Continua, e ne dirige anche l’omonimo quotidiano. È quindi tra i protagonisti dell’esperienza della Neue Linke/Nuova sinistra di Bolzano; negli anni ‘80 è tra i promotori del movimento politico dei Verdi, di cui diventa primo capogruppo al Parlamento europeo nel 1989. Nel 1981 e 1991 si rifiuta di aderire al censimento nominativo che rafforza la politica di divisione etnica in Alto Adige/Südtirol. Decide di interrompere la vita il 3 luglio 1995, all’età di 49 anni.

Portatori di speranza (Hoffnungträger)

In un momento nel quale l’intera umanità fa l’esperienza di una minaccia globale e guarda dentro di sé alla ricerca delle ragioni e degli obiettivi di una ripartenza, sentiamo il bisogno di messaggi di speranza che ci illuminino il cammino. Ci viene allora in mente l’esperienza umana di un politico-impolitico che ha avuto il coraggio di guardare alla presenza umana sulla terra e alla convivenza fra persone e genti diverse con intelligenza profonda e generosità di sentimenti, due doti rare nel mondo della politica.

In molti, nei giorni del lutto, hanno ricordato Alex Langer con le parole che lui stesso aveva usato su il manifesto in occasione della morte di Petra Kelly, leader verde tedesca morta in circostanze poco chiare nel 1992 e che, all’epoca, si ritenne suicida: “Forse è troppo arduo essere individualmente degli “Hoffnungsträger”, dei portatori di speranza: troppe le attese che ci si sente addosso, troppe le inadempienze e le delusioni che inevitabilmente si accumulano, troppe le invidie e le gelosie di cui si diventa oggetto, troppo grande il carico di amore per l’umanità e di amori umani che si intrecciano e non si risolvono, troppa la distanza.”

Senza patria e con molte patrie

Un uomo che per tutta la vita ha costruito ponti, attraversato confini, unito popoli: viaggiatore leggero (titolo di un magnifico testo che raccoglie alcuni suoi interventi, pubblicato alcuni anni fa da Sellerio), saltatore di muri, a cavallo tra mondi e culture. Un uomo che era difficile rinchiudere in una etichetta: era troppo poco dire che era un militante, un politico, un pacifista, un ecologista. Ogni volta la sua acuta intelligenza lo poneva oltre l’immagine che di lui potevi farti. Un uomo senza patria e con molte patrie, intellettuale che parlava cinque lingue e aveva cinque vite, il politico di una politica che non esiste e che ci piacerebbe: rendeva pubbliche le entrate e le uscite di denaro quando tangentopoli era ancora molto al di là da venire. Un uomo che poco tempo prima di morire, scrive tra i suoi appunti domande che rivolge a se stesso di questo tono:

“Cambiare il mondo o salvaguardarlo?… Solidarietà come autocompiacimento?… Negare se stessi – credibile o pericoloso (disumano, burocratico, ipocrita)?… Vivresti effettivamente come sostieni si dovrebbe vivere?… Passeresti il tuo tempo con coloro ai quali rivolgi la tua solidarietà?”.

Chissà che cosa avrebbe pensato Langer del pontificato di papa Francesco… sabato 13 giugno 2015, parlando a migliaia di scout, papa Francesco ha ammonito: “Abbiate capacità di dialogo con la società, mi raccomando: capacità di dialogo! Fare ponti, fare ponti in questa società, dove c’è l’abitudine di fare muri: voi fate ponti per favore”. È esattamente quello che Langer ha fatto per tutta la vita e nel 1986, inviando a “Belfagor” una sua breve autobiografia (“Minima personalia”), scriveva: “Sul mio ponte si transita in entrambe le direzioni, e sono contento di poter contribuire a far circolare idee e persone”.

Rendere desiderabile l’austerità come stile di vita

Langer respingeva l’accezione pesante, quasi autopunitiva del concetto di austerità connessa alle politiche di bilancio restrittive o di rigore dello Stato fatte di tagli alle spese pubbliche al fine di ridurre il deficit pubblico. L’austerità di Langer è un valore in sé stessa, è colei che ci sottrae al circolo vizioso dell’usa-e-getta, è amica dell’uomo e dell’ambiente. “Ci sono alcune verità assai semplici da considerare: nel mondo industrializzato si produce, si consuma e si inquina troppo, si spreca troppa energia non rinnovabile, si lasciano troppi rifiuti non riassorbili senza ferite dalla natura, ci si sposta, si costruisce e si distrugge troppo (…). Accettare oggi la positiva necessità di una contrazione di quel “troppo” e di una ragionevole e graduale de-crescita, e rilanciare, di fronte alla gravissima crisi, un’idea positiva di austerità come stile di vita compatibile con un benessere durevole e sostenibile, sarà possibile solo a patto che essa venga vissuta non come diminuzione, bensì come arricchimento di vitalità e di autodeterminazione.”

L’austerità potrà invece essere vissuta con piacere e come miglioramento della qualità della vita, se ci farà dipendere meno dai soldi, da apparati, da beni e servizi acquistabili sul mercato, ed esigerà che ognuno ridiventi più inter-dipendente: sostenuto dagli altri, dalla qualità delle relazioni sociali ed interpersonali, dalle conoscenze ed abilità, dall’arte di adattarsi ed arrangiarsi, dalla capacità non ottenibili con alcuna carta di credito, né chiavi in mano, pronte ad essere passivamente consumate.”[1]

Conversione ecologica e stile di vita

Il concetto di conversione ecologica è centrale nel pensiero di Langer e con questo egli intende sia lo stile di vita individuale, sia la trasformazione della società. Come ricorda Guido Viale, “Alex sosteneva di preferire il termine conversione a parole come rivoluzione, riforma, svolta o ristrutturazione: non solo perché queste parole sono logore, ma perché il termine conversione rimanda sia alla trasformazione – macro – del contesto sociale che a quella – micro – delle coscienze e dei comportamenti individuali”[2].

“Perché ci sia un futuro ecologicamente compatibile”, spiegava Langer, “è necessaria una conversione ecologica della produzione, dei consumi, dell’organizzazione sociale, del territorio e della vita quotidiana. Bisogna riscoprire e praticare dei limiti: rallentare (i ritmi di crescita e di sfruttamento), abbassare (i tassi di inquinamento, di produzione, di consumo), attenuare (la nostra pressione verso la biosfera, ogni forma di violenza)”. Per questo, egli lanciò il motto (ispirato di contrario al motto olimpico Citius, altius, fortius ossia “più veloce, più alto, più forte”) Lentius, profundius, suavius (“più lento, più profondo, più dolce”). “Con questo motto – osservava Langer – non si vince nessuna battaglia frontale, però forse si ha il fiato più lungo”[3]. Nel 2015 Marco Boato[4] ha definito l’ecologismo di Langer come una delle ispirazioni dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, che inquadra il concetto di conversione ecologica nell’ambito della dottrina sociale della Chiesa.

[1]Alexander Langer, 1.10.1992, Senza confini. ottobre 1992

[2]Guido Viale, 28.11.2005, La conversione ecologica – euromediterranea 2005

[3]Alexander Langer, dall’intervento al Convegno giovanile di Assisi 1994

[4]Marco Boato, 2015, Alexander Langer. Costruttore di Ponti, Ed. La Scuola, 2015

di Domenico Gaudioso, direttivo Greenaccord e responsabile dei Rapporti internazionali, per greenreport.it