«Utilizzare materiali di riciclo per l’ampliamento del porto». Il sindaco Anselmi è d’accordo

Al porto di Piombino serve il riciclo a km0. L’appello di Legambiente fa breccia nelle istituzioni

Dagli scarti industriali della Lucchini si produce il Conglomix, materiale ottimo ma sottoutilizzato

[18 Luglio 2013]

Introdurre l’uso di materiali provenienti da riciclo sarebbe opportuno ed ambientalmente sostenibile in tutte le realizzazioni di opere pubbliche dove questo è possibile. In Toscana tra l’altro è vigente la Legge Regionale N. 25/98 (e Delibera del Consiglio Regionale N. 265/98), che obbliga ad introdurre nei capitolati di gara, per la costruzione di opere pubbliche, l’uso prioritario di materiali provenienti dal riciclo dei rifiuti, per almeno il 30% dei materiali complessivamente previsti dal progetto. Quindi non dovrebbero esserci dubbi sull’utilizzo di questa pratica virtuosa da parte delle amministrazioni pubbliche.

Tuttavia, il conseguente atto pratico non segue così facilmente quello legislativo, e Legambiente all’avvio delle procedure di appalto per i lavori di ampliamento del Porto di Piombino ha scritto una lettera al presidente della Regione Toscana e Commissario per il Porto di Piombino  Enrico Rossi,  al presidente dell’Autorità portuale di Piombino, Luciano Guerrieri, al sindaco di Piombino Gianni Anselmi, al presidente delle Società Asiu e Tap Fulvio Murzi, invitandoli, per quanto di loro competenza, a favorire l’uso di materiale di riciclo che in questo caso è disponibile in loco: a “chilometro zero”, si direbbe.

«A Piombino, la società Tap (Tecnologie ambientali pulite) produce un materiale denominato “conglomix”, molto simile al calcestruzzo, derivato da scarti industriali della Lucchini, e autorizzato dalla provincia di Livorno e dai vari soggetti preposti alla sua conseguente commercializzazione – spiegano Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana e Adriano Bruschi, presidente Legambiente Val di Cornia – Il conglomix può essere usato, infatti, come materiale sostitutivo per le opere portuali, non solo come sottofondo per i piazzali del porto e come copertura finale delle casse di colmata, ma utilmente anche per i manufatti di riempimento ed assestamento delle vasche, per costruire inoltre i tetrapodi della diga foranea e per altri usi in ogni caso sostitutivi di materiali provenienti da attività estrattive o del calcestruzzo. Questa duttilità e versatilità del nuovo materiale lascia presagire enormi risparmi sui costi finanziari e ambientali delle opere».

Legambiente chiede quindi alle autorità preposte di mettere in campo tutte le iniziative necessarie a far sì che nei lavori di ampliamento del porto di Piombino venga usato, in modo preferenziale e per tutti gli usi possibili, il conglomix e al contempo che si limiti al massimo l’uso di materiale di cava e del calcestruzzo. «In questo senso – sottolinea Legambiente – auspicabile sarebbe che il principio generale della promozione prioritaria dei materiali da riciclo fosse contenuto nell’Accordo di Programma Quadro, in via di definizione, in cui si provveda ad individuare le risorse destinate agli specifici interventi per l’area industriale di Piombino e per le finalità infrastrutturali, portuali ed ambientali, ricalcolando i costi». Nell’occasione l’associazione ambientalista ribadisce che è necessario avviare un processo virtuoso, che preveda il recupero delle enormi quantità di materiali di scarto che la Lucchini ha accumulato negli anni nell’area industriale e in parallelo portare a chiusura almeno una parte delle cave che determinano forte impatto sulle colline della Val di Cornia.

Del resto, ricorda Legambiente, già il Protocollo d’Intesa del 30 ottobre 2002, siglato da Regione, Provincia, Circondario e Comuni, sollevava la questione della produzione di materiale inerte dal ciclo Tap che avrebbe potuto consentire un minor fabbisogno di materiali di cava e stabiliva l’indirizzo di «giungere alla scadenza delle autorizzazioni comunali (delle cave) senza ulteriori rinnovi».

Non arriva a tardare la replica del sindaco di Piombino, Gianni Anselmi, che all’associazione risponde di essere perfettamente in sintonia sull’utilizzo di Conglomix nel corso dei lavori di ampliamento del porto. «Sono perfettamente d’accordo con i rappresentanti locali e regionali di Legambiente sulla necessità di utilizzare il conglomix – afferma Anselmi – Sarebbe infatti impensabile non tenere di conto di questo progetto strategico che viene portato avanti sul territorio da oltre dieci anni, che è stato sostenuto da finanziamenti regionali e dell’Unione Europea e che ha recentemente ottenuto le certificazioni provinciali per la sua commercializzazione. Un percorso importante autorizzato dal Ministero dell’Ambiente che, nella Valutazione di Impatto ambientale rilasciata, prescrive di massimizzare l’uso di materiali provenienti da attività di recupero e di riciclaggio dei rifiuti privilegiando siti di approvigionamento prossimi all’area di intervento, al fine di limitare gli impatti dovuti al trasporto, per la realizzazione del nuovo Prp».

«Il Comune – conclude quindi il sindaco – chiede fin da oggi all’Autorità preposta che il conglomix venga utilizzato nei lavori di ampliamento del porto, così come è stato già avviato da parte del Comune per il rifacimento delle strade vicinali, in sintonia con il relativo Consorzio».