A che punto è lo sviluppo sostenibile in Africa?

Seeds e il dipartimento di Economia dell’Università di Ferrara presentano una selezione dei migliori studi portati avanti dai ricercatori italiani (e non solo)

[4 Giugno 2021]

La transizione ecologica e i processi di sviluppo sostenibile sono ormai temi sempre più al centro delle agende politiche di molti paesi che stanno affrontando importanti processi di sviluppo socio-economico come molti stati africani: tematiche al centro del workshop Africa in the Sustainability transition: behavioral change and political economy perspectives, organizzato nei giorni scorsi dal centro di ricerca sull’economia ambientale Seeds e dal dipartimento di Economia dell’Università di Ferrara.

Al workshop hanno partecipato vari ricercatori occupati in diverse discipline e provenienti da tutto il mondo, tutti accomunati dall’impegno e dall’interesse verso i difficili processi di sviluppo e alle sfide ecologiche che caratterizzano strutturalmente molti paesi africani.

L’incontro è stato aperto da Lucia Corno dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha presentato una serie di attività di ricerca sintetizzate nel suo intervento Harmful traditions in developing countries, dove la ricercatrice ha brillantemente illustrato i nessi tra processi di schiavitù forzata durante gli anni della colonizzazione europea, distribuzione etnica e pratiche tradizionali dannose come infibulazione e mutilazioni genitali femminili. Successivamente l’incontro ha affrontato diversi argomenti legati allo sviluppo sostenibile e alla transizione ecologica africana attraverso diverse sessioni tematiche dove vari autori hanno presentato idee, articoli scientifici e lavori di ricerca sul campo.

Nella sessione Climate change and conflicts, diversi relatori tra cui Federica Cappelli, Mariagrazia D’Angeli e Alessio D’Amato hanno invece affrontato lo spinoso tema legato all’aumento di conflitti armati e degli scontri sociali causati dal cambiamento climatico: l’aumento delle temperature causa maggiori siccità e basse produzioni agricole locali, alimentando problematiche già presenti e strutturali in tutto il continente come cicli di povertà, scontri e conflitti etnici. Nella stessa sessione l’intervento di Sara Balestri ha presentato i risultati di una ricerca realizzata sul tema delle acquisizioni di terre legate agli schemi di mitigazione degli impatti climatici (Redd) e gli impatti sulle comunità locali.

Nella sessione Water scarcity, drought and the Wefe nexus i lavori di ricerca si sono concentrati in particolare sugli aspetti legati alla gestione delle risorse idriche e i modelli integrati di approccio allo sviluppo. Elena Vallino ha presentato un’analisi realizzata con altri ricercatori del Politecnico di Torino in cui il Virtual water trade, ossia tutti gli scambi commerciali internazionali di prodotti agricoli trasformati in quantitativi di acqua virtuale contenuta in essi, sono stati rimodulati in termini di scarsità idrica relativa di ogni singolo paese africano, evidenziando come molti paesi deficitari in termini idrici siano paradossalmente attivi esportatori di commodity agricole con alti contenuti idrici. Nella stessa sessione Alice Buoli, ricercatrice del Politecnico di Milano, ha presentato alcuni aspetti del progetto di sviluppo integrato Boa_Ma_Nhã, Maputo! realizzato nell’area metropolitana di Maputo in collaborazione con molti stakeholder locali.

Nel secondo round del workshop ad aprire i lavori è stata dunque la sessione Sustainable agriculture and innovation, focalizzando l’attenzione sul settore agricolo come elemento chiave dello sviluppo africano in termini di sostenibilità e considerando i processi di adozione e la diffusione di innovazioni sostenibili in grado di migliorare la produttività del settore e migliorarne la resilienza rispetto agli impatti dovuti dal cambiamento climatico.

La sessione è stata aperta dall’intervento di Ilaria Dibattista che ha presentato uno studio realizzato sullo sfruttamento delle terre in Guinea legato alle attività estrattive di bauxite, identificando i principali impatti ambientali e sociali degli sfruttamenti minerari. Sabrina Auci ha invece argomentato uno studio in cui sono state analizzate le determinanti e i miglioramenti produttivi legati all’adozione di tecnologie climate-smart, tali da aumentare la resilienza delle aziende agricole ugandesi rispetto ad eventi siccitosi, mentre Susanna Mancinelli ha presentato una ricerca realizzata direttamente sul campo in Mozambico in cui sono stati studiati gli aspetti legati alle norme sociali condivise delle comunità rurali in grado di influenzare le decisioni legate all’adozione di tecnologie e tecniche agricole migliorative.

La giornata di lavoro si è conclusa con la sessione Energy transition and diffusion of innovation, dove sono state approfondite diverse analisi legate alla transizione energetica in Africa con gli interventi di due ricercatori africani – Mawunyo Agradi dell’Università dell’Insubria e Amsalu Woldie Yalew del Cmcc – che hanno presentato le loro ricerche sul settore energetico in Africa con una descrizione dei collegamenti tra la crescita del settore energetico africano, gli obiettivi di sviluppo sostenibile e gli effetti sul mercato del lavoro in termini di incrementi di occupazione.

Nel complesso il workshop ha rappresentato un vivace momento di scambio di idee e conoscenze, oltre a rappresentare un momento utile alla costruzione di un network tra ricercatori coinvolti nello studio dei processi di sviluppo sostenibile in Africa. Dato il successo dell’iniziativa, il workshop verrà riproposto il prossimo anno in versione ‘live’, sperando nella fine della crisi pandemica.