A che punto è lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia

Gse: il 2018 non è stato un anno incoraggiante, dato che con l’eccezione dell’idroelettrico tutte le fonti registrano flessioni di produzione rispetto al 2017

[31 Dicembre 2019]

Con la fine dell’anno la tradizione impone il tempo dei bilanci, cui il Gestore dei servizi energetici (Gse) ha mantenuto fede pubblicando il nuovo rapporto “Energia da fonti rinnovabili in Italia”, dal quale emerge (dati 2018) che le rinnovabili (Fer) sono state impiegate in maniera diffusa sia nel settore elettrico (hanno coperto il 39,5% della produzione lorda di energia), sia in quello termico (19,2%), sia infine nel settore trasporti (7,7%).

Complessivamente, il consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili rilevato in Italia nel 2018 ammonta a 21,61 Mtep, equivalenti a circa 905.000 TJ (251 TWh). Il 49,4% dei consumi si concentra nel settore Termico (10,67 Mtep) ed è associato principalmente agli impieghi di biomassa solida (legna da ardere, pellet) per il riscaldamento e alla notevole diffusione di apparecchi a pompa di calore. Molto rilevante è anche il ruolo delle Fer nel settore elettrico (9,68 Mtep, per un’incidenza del 45% circa sul totale dei consumi); in questo caso, oltre alla tradizionale fonte idraulica (4,02 Mtep, dato normalizzato), assumono un ruolo significativo tutte le altre fonti rinnovabili: solare (1,95 Mtep), bioenergie (1,64 Mtep), eolica (1,54 Mtep, dato normalizzato) e geotermica (0,52 Mtep).

Ma il 2018 non è stato un anno incoraggiante, dato che con l’eccezione dell’idroelettrico tutte le Fer registrano flessioni di produzione rispetto al 2017 (l’anno più siccitoso da oltre due secoli per l’Italia, con evidenti ripercussioni sul comparto idroelettrico). Quella più rilevante riguarda il solare fotovoltaico (-7,1%, causata principalmente da peggiori condizioni di irraggiamento), mentre risultano assai più contenute le riduzioni registrate dalla fonte geotermica (-1,5%), dalle bioenergie (-1,2%) e dalla fonte eolica (-0,1%). I dati Gse confermano che la fonte che garantisce il principale contributo alla produzione di energia elettrica da Fer è quella idroelettrica (43% della produzione complessiva, in notevole aumento rispetto al 35% del 2017); seguono solare (20%), bioenergie (17%), eolica (15%) e geotermia (5%).

Anche nel settore termico rispetto al 2017 si osserva una flessione dei consumi termici da Fer (-4,9%) legata principalmente alla diminuzione degli impieghi di biomassa solida per riscaldamento (-7,0%: il 2018 è stato un anno più caldo del precedente); tra le altre fonti, si osservano aumenti negli impieghi energetici della fonte solare catturata da collettori solari termici (+4,6%) e lievi flessioni per la fonte geotermica (-0,5%), il biogas (-4,4%) e l’energia rinnovabile fornita da pompe di calore (-2,0%).

La fonte rinnovabile principale nel settore termico rimane la biomassa solida (poco meno di 7 Mtep, senza considerare la frazione biodegradabile dei rifiuti), utilizzata soprattutto nel settore domestico in forma di legna da ardere o pellet; assumono grande rilievo anche le pompe di calore (attraverso cui viene catturato e ceduto ad ambienti climatizzati calore-ambiente, rinnovabile, per poco meno di 2,6 Mtep), mentre sono ancora relativamente contenuti i contributi delle alte fonti.

Complessivamente, nel 2018 il 19,2% dei consumi energetici nel settore del riscaldamento proviene da Fer. si tratta di 10,66 Mtep, 9,71 dei quali sono consumi diretti delle fonti (attraverso caldaie individuali, stufe, camini, pannelli solari, pompe di calore, impianti di sfruttamento del calore geotermico) mentre 0,95 Mtep sono consumi di calore derivato (ad esempio attraverso sistemi di teleriscaldamento alimentati da biomasse).

Infine, guardando al settore trasporti, il Gse rileva che l’immissione in consumo di biocarburanti (biodiesel, benzine bio) nel 2018 è pari a 1,4 milioni di tonnellate, per un contenuto energetico di 1,25 Mtep (+17,9% rispetto al 2017).

A che punto siamo, dunque? Complessivamente, nel 2018 la quota dei consumi energetici coperta da Fer si attesta al 17,8%, al di sopra – per il quinto anno consecutivo, grazie ai progressi conquistati proprio fino al 2014 – del target Ue da raggiungere al 2020 (17%), ma molto lontano da quello fissato attualmente per il 2030 (32% a livello europeo) e ancor più da quelli che andranno definendosi sotto la guida della nuova Commissione Ue.

L. A.