A Firenze il convegno organizzato da Assocarta e Legambiente

Il 27% del riciclo di carta italiana è in Toscana, ma non sappiamo dove mettere gli scarti

Medugno: «Senza certezze sul recupero degli scarti del riciclo anche il riciclo stesso viene messo in discussione»

[20 Aprile 2018]

Ogni minuto in Italia si riciclano 10 tonnellate di carta, e oltre in un quarto dei casi (27%) questo avviene in Toscana: la nostra regione rappresenta infatti oltre il 30% della produzione cartaria nazionale (specialmente nel settore igienico-sanitario e in quello imballaggi), rappresentando così un contributo importante all’economia circolare dell’intero Paese. Sono infatti le cartiere i veri e propri impianti di riciclo dove i rifiuti cartacei, che i cittadini producono e poi separano con la raccolta differenziata – si tratta di oltre 74 kg/ab-anno, ovvero 280mila tonnellate in tutto – vengono lavorati per poi diventare nuovi prodotti.

Come in ogni processo industriale, però, anche le cartiere producono nuovi rifiuti riciclando carta. Rifiuti che in Toscana non sappiamo dove mettere, creando così una strozzatura che vincola tutta l’economia circolare. Un tema che è stato affrontato oggi in Confindustria Firenze in un evento organizzato da Assocarta e Legambiente. A introdurre i lavori sono stati chiamati l’assessore all’Ambiente della Regione, Federica Fratoni, e il presidente di Confindustria Toscana Marco Ranaldo, seguiti poi tra gli altri da Fausto Ferruzza (presidente Legambiente Toscana) e Massimo Medugno (direttore generale Assocarta).

«L’industria cartaria italiana ha una forte vocazione al riciclo e la presenza delle cartiere sul territorio (50 siti produttivi nella sola Toscana) permette l’effettivo riciclo della carta evitando un problema di gestione dei rifiuti urbani. Questo ciclo – ha spiegato Medugno – per funzionare in modo virtuoso ha bisogno di adeguate politiche di sostegno alla gestione degli scarti del processo. Per quanto minimo il riciclo genera infatti una parte di scarto dal forte potenziale energetico, che, se gestito correttamente consentirebbe di chiudere il ciclo del riciclo. Gli scarti derivano dai rifiuti urbani (in rapporto di 1:18) ed è quindi interesse collettivo che siano gestiti al meglio, con il pieno supporto delle amministrazioni locali e regionali».

Come gestire questi scarti dunque? Il «forte potenziale energetico» offre una ragione in più per bruciare questi rifiuti in modo da ricavarne energia, anziché indirizzarli a smaltimento in discarica. Come ha già spiegato Medugno in altra occasione, la «impossibilità di realizzare impianti per il recupero energetico degli scarti che provengono dal riciclo pone l’industria nazionale in un forte svantaggio competitivo ed è il principale fattore limitante all’incremento del riciclo e della circolarità».

Eppure gli impianti per recuperare energia da rifiuti, come i termovalorizzatori, sono sempre più osteggiati dalla cittadinanza, che vede in questi impianti una fonte di preoccupazione sanitaria piuttosto che un passaggio utile a chiudere il cerchio di un’economia più verde. Eppure i dati riportati dall’Arpat e quelli contenuti nell’ultimo rapporto Osservasalute mostrano come il recupero energetico da rifiuti sia un’opzione già oggi molto più praticata nell’Europa del nord rispetto all’Italia, dove invece a prevalere è paradossalmente la discarica. Risultati diametralmente opposti, senza essere giustificati da carenze tecnologiche.

Jori Ringman, sustainability director di Cepi, ha illustrato in proposito il progetto europeo “Reffibre” sulla gestione degli scarti del riciclo in Europa: una panoramica dalla quale è emerso come l’Italia abbia potenzialmente tutte le carte in regola per gestire gli scarti del riciclo secondo le Bat (Best available technique), in linea con gli altri paesi europei.

Questa premessa è stato il punto di partenza della tavola rotonda “Qualità e legalità: come chiudere il cerchio” moderata da Enrico Fontana, direttore de La nuova ecologia, alla quale hanno partecipato Laura Caselli (direzione e Energia Regione Toscana), Stefano Ciafani (presidente di Legambiente), Gianluca Carrega (segretario nazionale Slc Cgil), Francesco Fonderico (avvocato special counsel Ambientalex) e Massimo Medugno di Assocarta. Dal confronto è emersa la fortissima urgenza per l’Italia di allinearsi ai Paesi europei per rimanere competitivi e per chiudere davvero l’economia circolare.

«Senza certezze sul recupero degli scarti del riciclo anche il riciclo stesso viene messo in discussione. E con questo una fetta importante di economia circolare, che non deve essere né inventata né incentivata – ha concluso Medugno, lanciando un appello urgente alle istituzioni locali e regionali presenti all’evento – Non fermiamo il riciclo della carta per l’incapacità di dare risposte al recupero degli scarti del riciclo da parte delle istituzioni e della politica».