Geotermia Sì: «Sia seguita anche da un ripristino da parte del Governo degli incentivi»

Ecco cosa prevede la nuova legge toscana in materia di geotermia

Dieci articoli e due allegati per definire un nuovo percorso di sviluppo sostenibile in materia

[28 Gennaio 2019]

È ormai in dirittura d’arrivo la nuova legge toscana nata per coniugare al meglio le esigenze ambientali e lo sviluppo socio-economico (e occupazionale) dei territori che coltivano la geotermia, risorsa rinnovabile e naturalmente presente nel sottosuolo. Un testo che assume una rilevanza di portata nazionale, dato che la Toscana è ad oggi l’unica regione italiana dove la geotermia viene impiegata per la produzione di energia elettrica: un primato che continua da ormai oltre un secolo, quando la tecnologia geotermoelettrica nacque in Val di Cecina, per la prima volta al mondo.

La pdl 313 Disposizioni in materia di geotermia approvata nei giorni scorsi dalla commissione Ambiente del Consiglio regionale è frutto di un lavoro coordinato con la Giunta toscana – anche il Consiglio delle autonomie locali ha espresso parere favorevole, lo scorso novembre – ed è all’ordine del giorno del Consiglio per l’approvazione definitiva tra domani e mercoledì.

Il testo della pdl (che riportiamo integralmente in allegato, ndr) si snoda attorno a dieci articoli e due allegati, prevedendo numerosi interventi in un’ottica di sviluppo sostenibile per i territori interessati, sotto il profilo della qualità dell’aria come degli impatti paesaggistici, dell’impiego dei contributi geotermici come dell’energia termica residua e della CO2 rilasciata dalle centrali geotermoelettriche.

Dettagliando il procedimento diretto al rilascio delle nuove concessioni e autorizzazioni, la pdl impone ad esempio l’utilizzo delle migliori tecnologie e modalità di gestione disponibili, e la riduzione delle emissioni di gas inquinanti (con valori limite di emissioni per H2S, Hg, SO2 fissati nell’allegato B); l’implementazione di un ulteriore sistema di monitoraggio finalizzato a monitorare l’acido solfidrico in continuo e, con campagne stagionali, il mercurio, l’arsenico, il boro, l’ammoniaca; il corretto inserimento paesaggistico delle nuove centrali, nel rispetto del Pit; l’acquisizione di un progetto industriale che individui le positive ricadute socio-economiche e occupazionali connesse alla realizzazione dell’impianto per cui è richiesta l’autorizzazione. Ma non si tratta solo di nuovi impianti: attraverso l’articolo 3 della pdl, la Regione si fa infatti promotrice di accordi ai fini dell’ammodernamento degli impianti esistenti.

Importanti novità emergono anche sotto il profilo degli impieghi termici della geotermia, e per l’utilizzo della CO2 prodotta naturalmente nel sottosuolo geotermico e rilasciata in parte dalle centrali: «È necessario prevedere – si legge infatti nella pdl – che tutti i concessionari delle risorse geotermiche assicurino l’impiego dell’energia termica residua derivante dall’attività dell’impianto nella misura di almeno il 50% di quella prodotta annualmente e non utilizzata per la produzione di energia elettrica, nonché l’utilizzo della CO2 in una percentuale di almeno il 10% di quella emessa dagli impianti».

Per quanto riguarda infine l’impiego dei contributi geotermici a favore dei territori interessati, la pdl prevede che il CoSviG – ovvero il Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche, la cui compagine societaria è totalmente pubblica, composta dagli enti locali e dalla Regione stessa – sia destinatario «anche delle risorse derivanti dai canoni geotermici di cui all’articolo 16, commi da 1 a 3 del d.lgs. 22/2010». Utile ricordare, al proposito, che i Comuni geotermici sono già oggi i soggetti delegati dalla Regione a riscuotere i contributi derivanti dall’impiego delle risorse geotermiche (articolo 16, comma 4, lettera b) del d.lgs. 22/10): «Già da tempo – si sottolinea infatti nella relazione illustrativa della pdl – i Comuni delle aree geotermiche hanno effettuato la riscossione dei contributi tramite il CoSviG», che trovano poi concreta applicazione per lo sviluppo sostenibile del territorio.

Si tratta di novità accolte positivamente dal territorio, come mostra l’intervento di Geotermia sì – movimento che sfiora ormai le 4.900 adesioni sulla sua pagina Facebook – che esprime «soddisfazione per l’approvazione in Commissione della proposta di Legge regionale sulla Geotermia, che sarà portata in Consiglio a fine gennaio. A questo punto – continua il movimento – ci auguriamo che all’approvazione definitiva della legge segua in tempi rapidi la stipula del Protocollo di intesa sulla geotermia tra Enel e Regione, da troppo tempo in attesa di ratifica, passaggio essenziale per garantire le adeguate ricadute economiche sui territori e la ripresa dei vari progetti di sviluppo. L’Amiata ha bisogno di tenere insieme tutela dell’ambiente e sviluppo geotermico perché la coltivazione di questa fonte rinnovabile è naturalmente presente nel nostro territorio. Speriamo in una Legge regionale che riconduca entro un quadro normativo chiaro e certo, questa coesistenza per noi possibile, salvaguardando migliaia di posti di lavoro a rischio, e un’economia locale, che diventerebbe troppo fragile e debole senza lo sfruttamento della risorsa geotermica. Occorre però che l’approvazione della Legge sia seguita anche da un rapido ripristino da parte del Governo degli incentivi alle fonti rinnovabili fondamentali per lo sviluppo di una risorsa essenziale per l’economia dei nostri territori e dell’intera Toscana».