UNHCR: il piano del Regno Unito di esportare i richiedenti asilo in Rwanda è illegale

Critiche anche da ex ministri e parlamentari conservatori. 150 ONG: «Il piano causerebbe immense sofferenze»

[19 Aprile 2022]

Dopo gli annunci fatti il 14 aprile dal premier conservatore Boris Johonson che i richiedenti asilo in Gran Bretagna verranno trasferiti in Rwanda, l’United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR), ha espresso «Forte opposizione e preoccupazione per il piano del Regno Unito di esportare i propri obblighi in materia di asilo» e ha esortato il governo britannico «Ad astenersi dal trasferire richiedenti asilo e rifugiati in Rwanda per il trattamento dell’asilo».

Gillian Triggs, assistente dell’alto Commissario per la protezione dell’UNHCR. Ha sottolineato che «L’UNHCR resta fermamente contrario agli accordi che mirano a trasferire rifugiati e richiedenti asilo in Paesi terzi in assenza di garanzie e standard sufficienti. Tali disposizioni spostano semplicemente le responsabilità in materia di asilo, eludono gli obblighi internazionali e sono contrarie alla lettera e allo spirito della Convenzione sui rifugiati. Le persone in fuga da guerre, conflitti e persecuzioni meritano compassione ed empatia. Non dovrebbero essere scambiate come merci e trasferiti all’estero per essere gestite».

L’UNHCR ha esortato sia il Regno Unito che il Rwanda a ripensare i loro piani e li ha avvertiti che «Invece di dissuadere i rifugiati dal ricorrere a viaggi pericolosi, questi accordi di esternalizzazione aumenteranno solo i rischi, inducendo i rifugiati a cercare percorsi alternativi ed esacerbando le pressioni sugli Stati in prima linea». Inoltre, nonostante Johnson tenti di far passare il Rwanda come i un paradiso democratico, l’ UNHCR ricorda che «Sebbene per decenni il Rwanda abbia generosamente fornito un rifugio sicuro ai rifugiati in fuga da conflitti e persecuzioni, la maggioranza vive in campi con accesso limitato alle opportunità economiche». Inoltre, dopo la guerra civile e il genocidio dei Tutsi, dal Rwanda sono fuggiti decine di migliaia di profughi, soprattutto verso la Repubblica democratica del Congo (Rdc), dove hanno creato grossi problemi politici e sono andati ad ingrossare le fila delle organizzazioni armate ribelli che si contendono le risorse della Rdc.

L’UNHCR «Ritiene che le nazioni più ricche debbano mostrare solidarietà nel sostenere il Rwanda e i rifugiati che già ospita, e non viceversa. Il Regno Unito ha l’obbligo di garantire l’accesso all’asilo per coloro che cercano protezione. Coloro che sono determinati a essere rifugiati possono essere integrati, mentre coloro che non lo sono e non hanno altra base legale per soggiornare, possono essere restituiti in sicurezza e dignità al loro Paese di origine. Invece, il Regno Unito sta adottando disposizioni che abdicano alla responsabilità verso gli altri e quindi minacciano il regime internazionale di protezione dei rifugiati, che ha resistito alla prova del tempo e ha salvato milioni di vite nel corso dei decenni».

E la stessa Agenzia Onu fa notare che questo atteggiamento potrebbe acuire la percezione di un doppio standard da parte dei Paesi Occidentali che viene sempre più percepito e condannato nei Paesi in via di sviluppo in relazione alla guerra di invasione russa in Ucraina : «Il Regno Unito ha sostenuto il lavoro dell’UNHCR molte volte in passato e sta fornendo importanti contributi che aiutano a proteggere i rifugiati e a sostenere i paesi in conflitto come l’Ucraina. Tuttavia, il sostegno finanziario all’estero per alcune crisi dei rifugiati non può sostituire la responsabilità degli Stati e l’obbligo di accogliere i richiedenti asilo e di proteggere i rifugiati sul proprio territorio, indipendentemente da razza, nazionalità e modalità di arrivo. Sebbene l’UNHCR riconosca le sfide poste dallo sfollamento forzato, i Paesi sviluppati ospitano solo una frazione dei rifugiati del mondo e dispongono di risorse adeguate per gestire le richieste di asilo in modo umano, equo ed efficiente».

Intervistata da The Guardian, la Triggs ha definito l’iniziativa del governo conservatore britannico «Un gesto simbolico che si rivelerà impraticabile. L’accordo proposto ospiterà solo poche centinaia di persone all’anno, rendendolo estremamente costoso, illegale e discriminatorio».

Ma i ministri del governo britannico ribattono che il programma, nonostante un costo dichiarato fino a 30.000 sterline a persona, consentirebbe di risparmiare denaro sul lungo termine. Cosa che non convince nemmeno i tecnici del governo che prevedono che l’esecutivo dovrà affrontare un diluvio di battaglie legali che potrebbe rendere il tutto ancora più costoso, mentre per trasferire in volo il primo profugo in Rwanda potrebbero volerci almeno 2 anni.

La segretaria degli interni britannica, Priti Patel, ha firmato una “direttiva ministeriale” che autorizza l’attuazione della politica nonostante un’obiezione per motivi di spesa da parte della segretaria permanente del suo dipartimento perché i risparmi previsti a lungo termine «Non possono essere quantificati con certezza».

Il vice-segretario alla giustizia e alla migrazione illegale, Tom Pursglove ha difeso l’iniziativa in Rwanda perché «Frantumerà il modello di business dei trafficanti di esseri umani e abbasserà i costi degli alloggi per tutti coloro che arrivano nel Regno Unito illegalmente», che ammontano  a 5 milioni di sterline al giorno. Oltre ai 120 milioni di sterline già impegnati per finanziare il programma, continueremo a fornire contributi al Rwanda mentre tratta i casi, in un modo simile alla quantità di denaro che stiamo spendendo per questo attualmente qui nel Regno Unito. Ma a lungo termine, tenendo questo sotto controllo, dovrebbe aiutarci a risparmiare denaro. Stiamo spendendo 5 milioni di sterline al giorno per accogliere le persone che passano per gli hotel. Questo non è sostenibile e non è accettabile e dobbiamo tenerlo sotto controllo».

Boris Johnson tira dritto e, nonostante l’evidenza, ha affermato che «Mi aspetto che migliaia di richiedenti asilo saranno ricollocati entro i primi anni del programma».

La Triggs ha accusato il Regno Unito di «Tentare di trasferire il suo onere su un Paese in via di sviluppo» e ha avvertito che l’accordo firmato dalla Patel  col Rwanda «Non rispetta le responsabilità legali internazionali del Regno Unito. Tutte le indicazioni sono che sarà impraticabile. Vogliamo porre fine alla vulnerabilità delle persone che si spostano e al traffico di esseri umani e, naturalmente, vogliamo impedire che le persone anneghino, ma non siamo assolutamente d’accordo con la vittimizzazione delle stesse persone che hanno bisogno di protezione. Dovrebbe invece esserci un aumento dei percorsi legali verso il Regno Unito».

Ma le proposte del premier conservatore in difficoltà dopo i “Party Covid” a Downing Street  sembrano pensate per fare appello al sentimento anti-migranti nel Regno Unito. La Triggs ha sottolineato che «Siamo un organismo politicamente neutrale e umanitario:  non spetta a me commentare la politica. Ma siamo in un ambiente in cui i governi populisti faranno appello al loro sentimento di destra anti-migranti e questo presumibilmente ne fa parte».

Il piano di Johnson è stato criticato anche da Rory Stewart, un ex ministro conservatore per lo sviluppo internazionale, che ha addirittura messo in dubbio che «Il governo riuscirà mai a trasferire con successo in Rwuanda qualche richiedente asilo».  Stewart, ministro nel governo di Theresa May, ha detto al Guardian che «C’è  una possibilità molto forte che sia un ballon d’essai che è stato lanciato per distrarre le persone» dai party proibiti del premier britannico per i quali è stato multato. Quando ero al governo, era già abbastanza difficile riportare i cittadini di alcuni Paesi che erano il luogo di nascita. E’ una cosa assolutamente straordinaria da fare e penso che i problemi legali significheranno che non saliranno mai sugli aerei». L’ex ministro è appena stato in Rwanda e lo ha definito «Uno dei Paesi più poveri della Terra, un ambiente particolarmente estremo in cui mettere delle persone».

Anche per il deputato conservatore Andrew Mitchell si tratta di «Un piano poco pratico, immorale e incredibilmente costoso. I costi sono sbalorditivi – ha detto alla BBC – Mandare  le persone a 6.000 miglia nell’Africa centrale, quando se discusse in Parlamento prima, sembrava che in realtà  sarebbe stato più economico mettere ogni richiedente asilo nel Ritz hotel a Londra».

La Triggs ha aggiunto che «Il Regno Unito sta introducendo un approccio discriminatorio nei confronti dei rifugiati, offrendo un regime illimitato per i richiedenti asilo provenienti dall’Ucraina e un sistema “draconiano” per i rifugiati provenienti da altri Paesi. A livello politico, stiamo assistendo a livelli di discriminazione. Siamo profondamente preoccupati che i procedimenti appaiano discriminatori. Uno dei principi fondamentali del diritto internazionale è la non discriminazione per motivi di razza, etnia o nazionalità. Speravo che il sostegno popolare dei britannici per ospitare i rifugiati ucraini avrebbe incoraggiato il governo a ripensare le sue proposte. Abbiamo assistito a un’effusione di simpatia e generosità da parte del popolo britannico.  Quindi vediamo questo annuncio come al di fuori dal carattere e dei valori britannici. Ci auguriamo che la risposta dell’opinione pubblica aiuti a migliorare gli aspetti negativi di questa proposta fatta con il Rwanda”.

A Johnson è arrivata anche una lettera firmata da 150 organizzazioni britanniche a sostegno dei rifugiati, secondo le quali «Il piano causerebbe immense sofferenze» e «Comporterebbe più, non meno, viaggi pericolosi, lasciando più persone a rischio di essere vittime della tratta».

I firmatari, tra il quali il Joint Council for the Welfare of Immigrants, LGBT+ refugee advocates Rainbow Migration e HOPE not Hate, ribaltano la narrazione del premier e fanno notare che «Il Rwanda ha pessimi dati in materia di diritti umani» e che «Le persone più vulnerabili sono destinate a sopportare il peso maggiore».

Il parlamentare laburista Alf Dubs, che da bambino è stato i un rifugiato, ha detto al Guardian: «Mi aspetto una bella battaglia sulla questione». Il vescovo di Durham, che siede anche alla Camera dei Lord, ha già espresso la sua opposizione a una politica migratoria che «E’ sbagliata in tanti modi».