Sentenza contro l’aborto negli Usa, gli ambientalisti: attacco alle donne più povere

Sierra Club e Greenpeace: garantire la giustizia riproduttiva per tutti

[28 Giugno 2022]

Con la sentenza definitiva sul caso Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization della Corte Suprema degli Stati Uniti, che ribalta la precedente sentenza Roe v. Wade e Planned Parenthood v. Casey, la maggioranza conservatrice e reazionaria della Corte Suprema Usa annulla quasi 50 anni di diritto all’aborto e 26 Stati  Usa in mano ai repubblicani sono pronti a bandire l’aborto immediatamente o il prima possibile, limitando immediatamente la scelta riproduttiva di più di 135 milioni di persone.

Secondo Eva Hernandez-Simmons, l’amministratrice delegata di Sierra Club, la più grande, diffusa e influente associazione ambientalista statunitense, «La sentenza conferma che la maggioranza conservatrice della Corte Suprema non rispetta più i precedenti e non sostiene i diritti costituzionali garantiti a tutte le persone che vivono in questo Paese. Questa decisione metterà a rischio la salute delle persone in tutto il Paese, in particolare delle comunità a basso reddito e delle comunità di colore. Indipendentemente dalla sentenza, ogni persona in America merita ancora il diritto di vivere in comunità sane e sicure con accesso ad aria pulita, acqua pulita e assistenza sanitaria.  Sierra Club ha sostenuto e continuerà a sostenere il diritto di ogni persona all’autodeterminazione e all’autonomia corporea, e continueremo a sollevarci e combattere insieme ai nostri alleati per garantire la giustizia riproduttiva per tutti».

Ebony Twilley Martin, co-direttrice esecutiva di Greenpeace Usa, ha commentato: «Greenpeace USA è oltremodo delusa dal fatto che la Corte Suprema abbia ribaltato la Roe v Wade. Le conseguenze saranno devastanti e sappiamo esattamente chi sarà più colpito da questa decisione: le donne povere e di colore. Le donne che non hanno soldi o accesso al controllo delle nascite. Le donne che non hanno accesso all’assistenza sanitaria. Le donne che non possono ricevere cure di emergenza dopo un’aggressione sessuale. Il razzismo, l’insicurezza economica e lo status di immigrato moltiplicano le già enormi barriere alla cura dell’aborto. Quindi, le nostre soluzioni devono includere la giustizia razziale, economica e degli immigrati. Questa sentenza abbatterebbe una protezione di lunga data sui diritti delle donne e aprirebbe la porta a futuri attacchi alla nostra salute e alla nostra già corrosa democrazia. Sono in gioco la nostra democrazia e lo Stato di diritto. Questa decisione cambierebbe il corso della storia così come la conosciamo: ricorda la schiavitù. Dobbiamo reagire.  I sondaggi mostrano che oltre il 70 per cento degli americani crede che l’aborto dovrebbe essere legale. Abbiamo bisogno di giudici equi e giusti che comprendano la differenza tra scienza e politica e riconoscano la responsabilità del governo di proteggere le persone di questa nazione, la nostra salute e le nostre comunità».