Pesca sostenibile? L’Ue propone nuove regole per quella in acque extraunionali

[15 Dicembre 2015]

L’Ue propone un nuovo regolamento sulla gestione sostenibile delle flotte da pesca esterne per affrontare adeguatamente gli obiettivi della Politica comune della pesca (Pcp), con l’intento di rafforzare il controllare sulla flotta a prescindere dal contesto nel quale essa opera e a  semplificare il sistema attuale.

Il nuovo regolamento – che andrà a sostituire quello del 2008 – riguarda tutte le attività di pesca svolte da pescherecci dell’Unione al di fuori delle acque dell’Unione. Tali attività possono svolgersi in virtù di un accordo di accesso o di un’autorizzazione diretta rilasciata dal paese terzo e/o sotto l’egida di un’organizzazione regionale di gestione della pesca, oppure in alto mare. Il regolamento interessa anche i pescherecci di paesi terzi che operano nelle acque dell’Unione.

Stabilisce il principio in base al quale ogni nave dovrebbe essere autorizzata dal suo Stato membro di bandiera prima di avviare attività di pesca al di fuori delle acque dell’Unione e dallo Stato costiero se intende pescare nelle sue acque. In ogni caso, lo Stato di bandiera dovrebbe concedere l’autorizzazione solo se sono soddisfatti i criteri di ammissibilità.

Il regolamento inoltre precisa le condizioni supplementari cui devono rispondere le navi dell’Unione per svolgere attività di pesca nelle acque di paesi terzi nell’ambito di un accordo di accesso o di un’autorizzazione diretta. Un elemento centrale è costituito dal divieto di pescare in virtù di un’autorizzazione diretta nei casi in cui vige un accordo di accesso, salvo disposizione contraria. Il principio alla base è che l’Unione deve garantire che le attività della sua flotta esterna non mettano a repentaglio la sostenibilità delle risorse biologiche marine nelle acque degli Stati costieri. Per cui  per la concessione di autorizzazioni dirette alle proprie navi, lo Stato membro di bandiera dovrebbe attenersi ai migliori pareri scientifici disponibili e applicare un approccio precauzionale.

Inoltre con il nuovo regolamento viene istituito un registro delle autorizzazioni di pesca destinato a consentire un più efficace controllo della flotta esterna dell’Unione e ad accrescere la trasparenza delle sue attività, dal momento che una parte del registro è pubblicamente accessibile. I cittadini

dovrebbero poter sapere quali navi sono autorizzate a pescare, quali specie e in quali zone.

La politica comune della pesca riguarda la conservazione delle risorse biologiche marine e la gestione delle attività di pesca e delle flotte che sfruttano tali risorse. In essa rientrano sia le attività di pesca effettuate nelle acque dell’Unione sia quelle praticate in acque

In particolare, la riforma della Pcp – sancita dal regolamento n. 1380/2013 (il “regolamento di base”) – mira a promuovere un approccio sostenibile, ecosistemico e precauzionale alla gestione della pesca e a garantire la coerenza tra le sue dimensioni interna e esterna. Infatti, le attività di pesca dell’Unione praticate in acque extraunionali dovrebbero basarsi sugli stessi principi e sulle stesse norme applicabili in virtù del diritto dell’Unione nell’ambito della Pcp.

Del resto l’obiettivo è garantire che le attività di pesca siano sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale, siano gestite in modo coerente con gli obiettivi consistenti nel conseguire vantaggi a livello economico, sociale e occupazionale e contribuiscano alla disponibilità dell’approvvigionamento alimentare.