Dillo a Draghi: città italiane allo stremo ma dimenticate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza

Appello degli ambientalisti al governo: ripresa e lotta ai cambiamenti climatici devono partire da città più green e vivibili

[26 Marzo 2021]

«Stiamo rischiando di perdere un’occasione unica: quella di affrontare in modo risolutivo l’emergenza climatica trasformando finalmente le città italiane in luoghi dove vivere piacevolmente, dove muoversi con un trasporto pubblico funzionante, elettrico, a zero emissioni. Dove l’edilizia pubblica e privata sia sicura ed efficiente dal punto di vista energetico. In città ricche di infrastrutture verdi e dove acquistare prodotti alimentari biologici e locali. Dove è naturale muoversi in bici, a piedi o in carrozzina, dove la sharing mobility è alla portata di tutti. Una città vivibile, insomma, lontanissima purtroppo da molte realtà italiane ma possibile grazie ai fondi che arriveranno dall’Unione Europea per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. L’allarme è che nonostante rappresentino il cuore pulsante dell’Italia, ad oggi le città sono largamente ignorate nel PNRR, sebbene siano i luoghi dove i cittadini stanno pagando il prezzo più alto per le conseguenze della pandemia e dove si gioca in concreto la sfida per una vera e duratura transizione ecologica».

E’ in sintesi  l’appello promosso dal Kyoto Club e da Transport&Environment e sostenuto da Fridays For Future Italy, Legambiente, Cittadini per l’Aria, Greenpeace Italia, WWF Italia, Lega Anti Vivisezione, Federazione Italiana Ambiente Bici, Rinascimento Green, Bike Italia, Sbilanciamoci, Associazione Comuni Virtuosi, Cittàslow, Touring Club Italia, Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, Sindaci della Bici,  Osservatorio Bikeconomy, Rete dei Comuni Sostenibili, Urban@it e inviato oggi al  presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministri Roberto Cingolani, Enrico Giovannini, Stefano Patuanelli, Giancarlo Giorgetti.
L’appello  fa notare come le città italiane siano allo stremo: «Negozi, bar e ristoranti chiusi, trasporto pubblico e molte categorie di lavoratori sull’orlo del fallimento, alto contagio e mortalità da Covid. Eppure, le città ospitano la maggioranza della popolazione, sono i centri dell’innovazione culturale, sociale, economica e tecnologica del Paese. Insomma, la sfida per un futuro sostenibile si vince, o si perde, in città». L’obiettivo è quello di assicurarsi che «I fondi europei vadano anche a beneficio della vita quotidiana e dei territori dei cittadini, dove la vita di tutti i giorni è stata sconvolta dalla pandemia di covid-19».

Veronica Aneris, direttrice per l’Italia Transport & Environment, denuncia  che «Il PNRR investe circa il 70% dei fondi per i trasporti nelle grandi infrastrutture, invece di puntare sulle cose che fanno la differenza nella vita delle persone e nella lotta contro la crisi climatica: la ciclabilità, il trasporto pubblico locale a zero emissioni, l’elettrificazione, la riqualificazione degli spazi urbani. Il piano di ripresa attuale ci lascia nello smog degli anni ‘80 per i decenni a venire: solo 2626 km di reti ciclabili contro i 15000 minimi necessari. Solo 5000 nuovi bus, un terzo del minimo indispensabile, di cui oltre la metà a gas fossile. Nessun investimento sull’infrastruttura di ricarica nazionale pubblica o su l’elettrificazione della logistica urbana».”

Le richieste lanciate dell’appello vertono su 4 punti: mobilità sostenibile, fonti rinnovabili, efficienza energetica e agroecologia.

Per quanto riguarda la mobilità i fondi del PNRR che secondo le associazioni dovrebbero ammontare a 41,15 Miliardi di euro, per «Circa il 20 % del fondo devono finanziare (direttamente o indirettamente): infrastrutture ciclabili sicure, urbane ed extraurbane, interventi per l’intermodalità bici-trasporto pubblico, la riqualificazione dello spazio pubblico a favore di spazi pedonali, ciclabili e verde urbano e a beneficio dell’uso pubblico (giardini, piazze, aree giochi, bar e ristoranti sicuri e all’aperto), realizzando infrastrutture per la mobilità dolce intese anche come corridoi drenanti, ecologici e di mitigazione ambientale; il potenziamento del trasporto rapido di massa (bus elettrici, tram, metro) e dei treni metropolitani, extraurbani e regionali».  Il governo deve inoltre puntare a un pendolarismo efficace e confortevole e che incentivi un turismo sostenibile a valorizzazione di tutte le città italiane. Le associazioni chiedono anche una riduzione delle auto private e che la flotta passeggeri e merci (pubblica e privata) sia sostituita con mezzi elettrici silenziosi e confortevoli, rispettosi della città e dei suoi abitanti. Inoltre, si punta alla realizzazione di un’infrastruttura nazionale di ricarica elettrica.

Per quanto riguarda le fonti rinnovabili nella lettera si chiede di «Installare almeno 6.000 MW di rinnovabili elettriche l’anno, con interventi attenti a minimizzare il consumo del suolo, con una riforma che velocizzi le autorizzazioni e provvedendo alle necessarie modifiche potenziando la rete di distribuzione e il sistema degli accumuli (batterie)».

Gli ambientalisti scrivono a Draghi e ai suoi ministri che «Il PNRR deve lanciare programmi significativi di efficientamento degli edifici pubblici a partire dalle scuole e nell’edilizia residenziale». Per quanto riguarda l’edilizia privata, «I piani di spesa devono essere vincolati ad obiettivi minimi di efficienza.

Infine, le associazioni chiedono all’esecutivo di «Incentivare la transizione ad un modello agricolo che non alteri il clima, che valorizzi le risorse locali e biologiche e il capitale naturale, proteggendo la biodiversità. Inoltre, chiediamo la promozione di stili alimentari a base vegetale e di disincentivare invece l’importazione di prodotti responsabili di deforestazione. L’Italia deve quindi porsi obiettivi più ambiziosi di quelli della Politica Agricola Comune Europea».

Come fa notare Fridays For Future Italia, «I fondi del Next Generation EU devono essere spesi per le future generazioni, per chi li vivrà quei prossimi anni, e per assicurarci un futuro vivibile. Non possiamo pensare di spenderli ancora su trasporti fossili o infrastrutture a gas, quando sappiamo che non sono compatibili con gli Accordi di Parigi. E soprattutto quando abbiamo anche già le alternative per rendere le nostre città e le nostre nazioni sempre più sane per chi ci vive e finalmente a misura di persona».

Anna Donati, responsabile mobilità sostenibile Kyoto Club, conclude: «Il PNRR deve cambiare e mettere al centro la mobilità urbana delle città perché il 75% dei cittadini/e che si spostano ogni giorno, non percorre più di 10 km. Solo investendo sul trasporto collettivo, treni per i pendolari, mobilità in bicicletta e spazi pedonali, sharing mobility e l’elettrificazione dei trasporti, saremo in grado di  ridurre le emissioni di CO2, migliorare la qualità dell’aria e rigenerare le nostre città».

I temi dell’appello “La ripresa dell’Italia parte dalle città verdi” sono anche oggetto di una petizione sulla piattaforma Change.org per chiedere a tutti i cittadini di aderire e mandare un segnale forte al Governo per ricostruire, grazie ai fondi dell’Europa un’Italia per le prossime generazioni.