Dall’Italia 3 milioni di euro in più in più alla Guardia Costiera libica, mentre in mare si continua a morire

Oxfam: dall’inizio dell’anno, oltre 230 vittime lungo la rotta del Mediterraneo centrale, almeno 5.500 dalla firma dell’accordo tra Italia e Libia

[18 Giugno 2020]

Alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato e in occasione dell’inizio del dibattito sul rinnovo delle missioni militari italiane all’estero in Commissione esteri della Camera, che approderà presto in aula per il voto, Oxfam denuncia che «L’Italia ha in programma di continuare ad aumentare gli stanziamenti alla Guardia Costiera libica: 3 milioni in più nel 2020, per un totale di 58,28 milioni di euro diretti alle autorità libiche, che portano il costo sostenuto dai contribuenti italiani a sostegno dell’accordo Italia-Libia, siglato nel 2017, a 213 milioni di euro. Tutto ciò, nonostante si continui a morire lungo la rotta del Mediterraneo centrale – con oltre 230 vittime dall’inizio dell’anno – e nonostante numerose inchieste e testimonianze abbiano confermato il coinvolgimento della Guardia Costiera libica nel traffico di esseri umani. Mentre proseguono i “rimpatri” forzati verso i “lager” libici, dove uomini, donne e bambini in fuga da guerre e persecuzioni, sono ancora oggi vittime di torture e abusi inimmaginabili».

Secondo Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, «Siamo al paradosso. Mentre al largo delle coste libiche si continua a morire, come dimostra l’ennesima tragedia di pochi giorni fa, proprio il Governo che doveva segnare una discontinuità sulle politiche migratorie, con un “copia e incolla” della descrizione delle missioni nel dossier presentato al Parlamento negli anni precedenti, aumenta gli stanziamenti alle autorità libiche e alla Guardia Costiera. Non si ha notizia poi delle modifiche richieste al governo libico che a novembre hanno giustificato il rinnovo dell’accordo. In sostanza si va avanti nella stessa direzione, in un paese dove “l’industria del contrabbando e tratta” è stata in parte convertita in “industria della detenzione” con abusi e violenze oramai note a tutti, anche grazie a questo considerevole flusso di denaro».

Attualmente in Libia ci sono più di 2.000 migranti bloccati nei centri di detenzione ufficiali e un numero imprecisato in quelli non ufficiali, controllati dalle diverse bande armate e fazioni in lotta, con oltre 400 mila gli sfollati interni a causa della guerra civile.

Pezzati conclude: «Con oltre 480 contagi da coronavirus registrati ufficialmente nel paese, e molti altri che potrebbero non essere stati rilevati, in questo momento a preoccupare sempre di più è proprio la situazione sanitaria nei centri di detenzione dove si vive ammassati, in condizione di vera disumanità. Un allarme rilanciato pochi giorni fa anche da Papa Francesco, a cui ci uniamo nel fare appello alla comunità internazionale, perché venga trovata il prima possibile una soluzione concreta per porre fine a violenze e abusi. A pochi giorni dal voto parlamentare sul rinnovo delle missioni militari italiane all’estero, chiediamo al Governo e ai partiti di maggioranza di congelare immediatamente gli stanziamenti per il 2020 diretti alle autorità e alla Guardia costiera libica, che solo quest’anno ha intercettato e riportato in un Paese in guerra oltre 4.200 migranti, quasi 1.400 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il fragile cessate il fuoco appena raggiunto può essere l’occasione per definire un Piano di evacuazione, coordinato a livello europeo, di tutti i migranti e rifugiati detenuti arbitrariamente, proponendo inoltre un piano di riforme che metta fine alla loro detenzione obbligatoria e automatica. Finché l’Italia e l’Europa continueranno a girarsi dall’altra parte, avremo sulla nostra coscienza orrori indicibili che abbiamo contribuito a generare».