Cnr: «L’area colpita è nota ai sismologi e geologi come un’area sismicamente attiva»

Da cosa è stato causato il terremoto avvenuto oggi al largo delle Marche

Muroni: «Questa volta l'epicentro è stato in mare, dove si vogliono aumentare le estrazioni del gas ma si bloccano le pale eoliche offshore»

[9 Novembre 2022]

Alle 7:00 circa di questa mattina, un terremoto di magnitudo 5.5 si è verificato nel Mar Adriatico, di fronte alla costa delle Marche (Pesaro) ad una profondità di circa 8 km.

«Il terremoto – spiega Andrea Billi, ricercatore dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr –  è stato causato dalla spinta tettonica che l’Appennino marchigiano esercita verso nordest nei confronti dell’antistante placca adriatica. Fortunatamente, il terremoto non ha provocato danni ingenti. L’area colpita è nota ai sismologi e geologi come un’area sismicamente attiva. A riprova di ciò, si ricordano almeno due terremoti simili nella storia delle Marche: la sequenza sismica del primo semestre del 1972 con terremoti fino a magnitudo circa 4.7 ed il terremoto, sempre nell’anconetano, di magnitudo circa 5.7 del 23 dicembre 1690».

Si ripropone quindi per l’ennesima volta il tema della sicurezza delle popolazioni, che inevitabilmente è legata alla imprevedibilità temporale del fenomeno, ma che non può prescindere da azioni virtuose che riguardano la pianificazione territoriale e la comunicazione ai cittadini.

«Interventi di miglioramento sismico sulle strutture, ultimazione della degli studi e degli approfondimenti di microzonazione sismica in tutto il territorio nazionale, aggiornamento ed adeguamento dei piani di protezione civile e degli strumenti urbanistici sono le priorità assolute, in parte già avviate, ma che necessitano di una accelerazione da legare indissolubilmente ad uno snellimento delle procedure ed alla erogazione di fondi ai numerosi comuni che ad oggi non dispongono di risorse sufficienti per procedere in autonomia».

Con queste dichiarazioni Daniele Mercuri del Consiglio nazionale dei geologi interviene a seguito delle notizie provenienti dalle Marche evidenziando come «la mappatura di tutti i rischi sia un processo in continua evoluzione, che presuppone al tempo stesso un adeguamento di tutti gli strumenti di pianificazione che coinvolgono sia i grossi centri urbani che la miriade di piccoli centri disseminati lungo la catena e quindi in aree ad elevato rischio sismico, senza trascurare la possibilità che in concomitanza di eventi sismici si possono manifestare altre criticità come le frane sismo indotte, liquefazione di sabbie ed altre».

Tra le varie criticità, la cronaca porta a domandarsi quanto sia opportuno dare il via libera a nuove trivellazioni a caccia di gas fossile nell’Adriatico, come ha già stabilito di fare il Governo guidato da Giorgia Meloni.

«Questa volta l’epicentro è stato in mare… dove si vogliono aumentare le estrazioni del gas ma si bloccano le pale eoliche offshore – osserva perplessa Rossella Muroni, già deputata e presidente nazionale di Legambiente – L’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, una fragilità che dovrebbe indurci a sottoporre le trivellazioni off-shore al principio di precauzione. Fermo restando che continuare a puntare sui fossili è una scelta sbagliata, miope e che ci tiene legati al passato. Invece noi dovremmo prepararci al futuro».