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Trump bacchetta «quei poveri fessi che parlano di riscaldamento globale»: «Niente di vero, il meteo è così»

Il video pubblicato su un account social di Harris. Il professor Mann, dell’Università della Pennsylvania: «In atto una cospirazione della destra per affossare l’azione mondiale sul clima»
 |  Crisi climatica e adattamento

«These poor fools talk about global warming all the time». Eccolo il Trump pensiero riguardo la crisi climatica e l’allarme lanciato da scienziati di ogni parte del mondo. «Questi poveri fessi parlano di continuo di riscaldamento globale». Tutte chiacchiere, non c’è niente di vero, lui lo sa. Semplicemente, «it’s weather»: è il tempo. Ogni tanto fa freddo, ogni tanto fa caldo. Il tempo atmosferico è così. Bisogna seguire il meteo. Caldo, freddo. Succede. «Pensano che il pianeta brucerà». Figurarsi. «Negli anni 20 pensavano che il mondo si sarebbe congelato. Adesso che brucerà». Tutte chiacchiere, appunto. Come quelle di quei «lunatics» che dicevano che restava una dozzina d’anni prima della fine del mondo. «Certa gente non ha fatto figli per questo. Roba da matti». Allo stesso modo, oggi, ci sono altri tipi di «pazzi» che parlando di riscaldamento globale e innalzamento dei livelli degli oceani. Sarebbe questo, oggi, il «problema»? La verità, dice lui, è che «non hanno idea di cosa succede». Lui sì: «It’s weather».

Questo concentrato di Trump pensiero compare in un’intervista appena pubblicata dall’account X usato nelle ultime settimane da Kamala Harris per la campagna presidenziale. I commenti di amaro sarcasmo per questo video si sprecano, tra quanti fanno notare che al candidato Repubblicano sfugge la differenza tra meteo e clima, altri che lo bollano semplicemente come non idoneo ad occupare nuovamente la Casa bianca e via dicendo. Ma tra gli internauti che hanno commentato l’intervista c’è anche il professor Michael E. Mann, che già nei giorni scorsi aveva scritto un articolo sul Bulletin of the atomic scientists dal titolo «Progetto 2025: la cospirazione della destra per affossare l’azione globale sul clima». Il direttore del Centro per la scienza, la sostenibilità e i media presso l’Università della Pennsylvania sostiene in questo scritto che quelle provenienti dalla destra americana non sono uscite estemporanee, ma rispondono a una strategia di negazione del cambiamento climatico ben strutturata. Scrive Mann: «L’estate 2024 ha registrato un altro periodo di ondate di calore devastanti, siccità, incendi, tempeste e temperature globali da record. La finestra per evitare un catastrofico riscaldamento del pianeta di 1,5 gradi Celsius (3 gradi Fahrenheit) si sta rapidamente chiudendo. Riusciremo a superare questo momento? Immagino dipenda da chi lo chiedi. Perché questa è una storia di due visioni del mondo. In una, basata su fatti e prove, la politica ambientale è motivata dalla scienza e dalla ragione, con l’intento di promuovere il bene comune e la sostenibilità della nostra civiltà e del nostro pianeta. La crisi climatica è vista come la sfida decisiva del nostro tempo, che richiede un'azione immediata e urgente. Nell’altra, intrisa di miti e ideazioni cospirative, le minacce ambientali sono un elaborato stratagemma perpetrato da scienziati e politici corrotti, e la sostenibilità ambientale è un cavallo di Troia, uno strumento utilizzato dai "globalisti" per instillare un nuovo ordine mondiale socialista. Il cambiamento climatico è una bufala perpetrata dagli estremisti ambientalisti».

Mann mette a confronto l’Agenda 2030, «basata sui fatti», e il «pieno di cospirazioni» Progetto 2025 della destra statunitense. Il professore della Pennsylvania, nel sito dell’organizzazione fondata nel 1945 da un gruppo di fisici che avevano partecipato al progetto Manhattan, ricorda che vanno ridotte le emissioni globali di CO2 del 50% entro il 2030 e portarle a zero entro il 2050 per evitare un riscaldamento planetario catastrofico e «gli Stati Uniti non possono permettersi quattro anni di inazione»: «Ma è esattamente questo che fornirà il Progetto 2025, un pilastro centrale del partito repubblicano nelle elezioni presidenziali del 2024. Se Trump vincesse di nuovo, in particolare se i repubblicani estendessero il loro controllo del Congresso a entrambe le Camere, assisteremmo a una brusca conclusione, piuttosto che alla necessaria accelerazione, degli sforzi in corso per decarbonizzare l’economia statunitense».

Le uscite di Trump contro «quei fessi che parlano di riscaldamento globale» meritano insomma più di un commento sarcastico sui canali social. Meritano il massimo impegno, da qui al voto di novembre, da parte di chi vuole scongiurare quella che Mann definisce nell’articolo sul Bollettino degli scienziati atomici «una minaccia su scala planetaria sotto forma di un possibile secondo mandato di Trump». La riconferma dell’ex presidente, sostiene il professore della Pennsylvania, «con ogni probabilità, significherebbe la fine di un’azione globale significativa per il clima in questa fase critica»: «Il destino del nostro pianeta è letteralmente in bilico. È qualcosa a cui tutti gli americani dovrebbero pensare mentre si preparano per le elezioni cruciali del 2024».

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.