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Il cambiamento climatico brucia l’Amazzonia e il Pantanal

In Brasile record di incendi dovuti alla siccità che rischiano di vanificare le misure ambientali di Lula
 |  Crisi climatica e adattamento

Il Brasile ha fatto enormi progressi nella sua lotta contro i deforestatori, ma la foresta continua a scomparire a causa di un'altra minaccia: il cambiamento climatico. Infatti, l’estesa e prolungata siccità di quest'anno ha causato un numero record di incendi boschivi: il massimo degli ultimi 20 anni, secondo i dati ufficiali.
Nel complesso, dopo che il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha cancellato i provvedimenti anti-ambientalisti e favorevoli ai fazendeiros del suo predecessore, il neofascista Jair Bolsonaro, la perdita di foreste in Amazzonia è diminuita del 42%, ma in futuro il peggioramento degli incendi potrebbe vanificare i progressi fatti con Lula. Lo studio “Critical transitions in the Amazon forest system”, pubblicato a febbraio su Nature Ecology and Evolution da un team internazionale di ricercatori aveva avvertito che gli incendi sempre più gravi «Minacciano sia gli effettivi progressi nella protezione delle foreste compiuti dall'amministrazione Lula, sia con una seconda minaccia: indebolendo la percezione pubblica dell'impegno di Lula nel proteggere la regione».
Secondo i dati satellitari dell'Agência Espacial Brasileira, da gennaio a giugno nell’Amazzonia brasiliana ci sono stati 13.489 incendi, il 61% in più rispetto alla prima metà dell'anno scorso. E la stagione degli incendi deve ancora raggiungere il suo picco, che di solito si verifica ad agosto o settembre.
Il ricercatore della NASA Shane Coffield, che studia gli incendi boschivi in Brasile, ha detto a Yale Environment 360 che «Quest'anno stiamo assistendo a incendi che sono iniziati nei pascoli o nella foresta pluviale recentemente disboscata e poi si sono diffusi nelle aree circostanti della foresta pluviale e che stanno bruciando centinaia di chilometri quadrati. Si tratta di enormi incendi boschivi».
I mega incendi sono alimentati dalla siccità in corso che gli scienziati dicono che è collegata al cambiamento climatico e che è stata esacerbata da El Niño.
Con l'intensificarsi del riscaldamento, anche in altre regioni del Brasile e del Sud America si stanno moltiplicando gli incendi. I dati governativi brasiliani mostrano che, nella prima metà di quest'anno, la regione secca del Cerrado e le zone umide del Pantanal hanno registrato un numero record di incendi boschivi.
E Greenpeace Brasil lancia un accorato allarme: «Il Pantanal, la più grande pianura interna umida del pianeta, è in fiamme e l’incendio mette a rischio la sopravvivenza della biodiversità e della salute umana!»
Per gli ambientalisti brasiliani « La situazione è critica, preoccupante e richiede un lavoro integrato tra il governo federale e i governi statali».
Il Laboratório de Aplicações de Satélites Ambientais dell’ Universidade Federal do Rio de Janeiro (LASA/UFRJ) ha pubblicato recentemente una nota tecnica sull'evoluzione delle aree colpite dall'incendio e sulle condizioni climatiche del Pantanal. I dati del sistema ALARMES (allarmi in tempo quasi reale) mostrano che «Nel periodo dal 1 gennaio al 23 giugno 2024 le zone colpite dagli incendi rispetto agli anni precedenti hanno avuto un aumento significativo, considerato fino ad oggi uno dei più gravi ultimi decenni. Durante questo periodo, gli incendi nel bioma hanno consumato 627mila ettari di vegetazione, l’equivalente di oltre 800mila campi da calcio, superando i dati del 2020 per lo stesso periodo, che erano di 258mila ettari di vegetazione».
il portavoce di Greenpeace Brasil, Rômulo Batista, dice che diversi fattori contribuiscono all’aumento degli incendi nel Pantanal: «La regione è più secca, il che è strettamente correlato al cambiamento climatico, poiché parte dell'acqua del bioma proviene dalla regione settentrionale del Paese ed è anche prodotta dalla foresta. Tuttavia, nel maggio di quest'anno, si sono verificati 12 mesi consecutivi di temperature record nel Paese, che hanno contribuito a una diminuzione delle precipitazioni, lasciando la vegetazione del bioma più secca. Questo scenario è più favorevole agli incendi»,
Secondo lo SPEI Global Drought Monitor, il Pantanal è stato colpito da una siccità persistente di intensità da estrema a moderata almeno negli ultimi 12 mesi. E LASA/UFRJ fa notare che «L’inaridimento del suolo osservato durante il biennio 2023/2024 non ha precedenti in termini di intensità e durata della siccità». L’ultimo Boletim de Monitoramento Hidrológico del Serviço Geológico do Brasil (SGB) pubblicato il 20 giugno conferma che finora il 2024 è uno degli anni più secchi della storia e questo ha ridotto moltissimo la portata dei fiumi che alimentano il Pantanal e garantiscono le piene che permettono la vita e la diversità dell'intero bioma.
Altri dati preoccupanti evidenziati dalla nota tecnica LASA/UFRJ riguardano il risultato delle alte temperature in concomitanza con la siccità estrema: «La somma di questi fattori ha favorito l’elevato accumulo di materiale combustibile, che è proprio la vegetazione erbosa, bassa e più secca che alimenta i fronti degli incendi». Inoltre, il bacino del fiume Paraguay, che si estende nel Pantanal, «Ha affrontato un significativo deficit di precipitazioni dall’inizio della stagione delle piogge nell’ottobre 2023. Nel giugno 2024, tutti i fiumi della regione presentavano livelli inferiori alla norma per questo periodo dell’anno, ad eccezione del fiume Cuiabá presso la stazione di Cuiabá, che mantiene i suoi livelli entro le aspettative».
Il cambiamento climatico e l’attività umana hanno provocato altri scenari preoccupanti. Secondo MapBiomas Águas, il Pantanal è stato il bioma che si è prosciugato di più nel periodo tra il 1985 e il 2023. Nel 2023, solo il 2,6% del bioma era coperto dall'acqua, con una riduzione dell'area allagata e dei tempi di ritenzione idrica.
Greenpeace Brasil avverte che «I prossimi mesi non sono incoraggianti, l’aspettativa è che le temperature rimarranno al di sopra della media e le precipitazioni rimarranno al di sotto della norma per il prossimo trimestre, da luglio a settembre. Il terreno contenente torba, un tipo di materiale organico derivante dalla decomposizione della vegetazione che si accumula nel suolo e che può raggiungere diversi metri di profondità, ha raggiunto nel 2023/2024 un livello di siccità senza precedenti in termini di intensità e durata, funzionando come combustibile aggiuntivo in questa formula».
La nota tecnica LASA/UFRJ conferma che «La probabilità che l'area bruciata superi i 2 milioni di ettari entro la fine del 2024 è superiore all'80%».
Anche la qualità dell'aria è molto peggiorata, ma non esistono misurazioni a causa della scarsità di dati provenienti dalle stazioni di analisi.
Per Greenpeace Brasil, «Il Pantanal è diventato una specie di torcia gigante, pronta per essere accesa! Se a questo aggiungiamo l’avanzata dell’agrobusiness nel Pantanal, oggi abbiamo uno scenario ancora più grave di quello del 2020, quando nel bioma furono uccisi più di 16 milioni di animali e bruciati circa 39mila km2. Nel 2024 gli incendi sono arrivati prima, questo è dovuto al cambiamento climatico. Ma nonostante il clima favorevole agli incendi, un incendio non scoppia da solo, ma di solito scoppia in unafazenda, quando l’incendio di un pascolo o la deforestazione sfuggono al controllo». La valutazione LASA/UFRJha dimostrato che «La stragrande maggioranza, se non tutti, degli hotspot registrati durante l’anno hanno avuto come promotori gli esseri umani. Ad esempio, nel mese di giugno sono stati registrati fulmini solo nel territorio del Pantanal e anche nella regione settentrionale del Bioma, che non è interessata da incendi. Inoltre, dal 2020 la deforestazione nel bioma continua a livelli estremamente elevati».
Greenpeace Brasil denuncia: «Dove c’è fuoco c’è qualcuno che ci guadagna, mentre a pagare il conto sono la società e la biodiversità». E un’indagine condotta dall’organizzazione ambientalista, basata su dati pubblici, rivela che «Il Banco do Brasil ha concesso più di 10 milioni di reaks in credito rurale al fazendeiro Claudecy Oliveira Lemes, proprietario di 11 fattorie nel Pantanal. Claudecy è accusato di aver utilizzato illegalmente pesticidi defolianti (come la sostanza 2,4-D, utilizzata nella guerra del Vietnam) nelle sue fattorie nel Pantanal per effettuare la deforestazione chimica della vegetazione autoctona. Dall’indagine è inoltre emerso che l’allevatore ha fornito bestiame a JBS tra il 2020 e il 2023».
Il Banco do Brasil è una delle banche menzionate nel rapporto “Bancando a Extinção: bancos e investidores como sócios no desmatamento”, nel quale Greenpeace Brasil denuncia che «La mancanza di un adeguato controllo da parte delle banche nella concessione del credito rurale avvantaggia i produttori rurali coinvolti nella deforestazione, negli accaparramenti e in altre irregolarità socio-ambientali» e chiede che «il sistema finanziario istituisca, tra le altre azioni, un monitoraggio continuo delle aree finanziate. Anche chi finanzia queste attività è responsabile del problema. Abbiamo bisogno di cambiamenti urgenti al sistema finanziario».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.