Sull’Ue e il latte in polvere

[22 Luglio 2015]

La qualità del formaggio prodotto in Italia potrebbe venire messa a dura prova dalla nuova proposta UE: mettere fine al bando dell’utilizzo del latte in polvere per la sua produzione. La richiesta arriva direttamente da alcune imprese della trasformazione agroalimentare italiana ed è  fortemente avversata dalla Coldiretti che, con la manifestazione dello scorso 8 luglio, è riuscita a strappare una proroga alla UE per il nostro Paese. L’ennesima indicazione di un orientamento UE sempre più rivolto al mercato a discapito della  qualità dei prodotti. La produzione casearia italiana vanta infatti grandi numeri che potrebbero ora essere messi a rischio: 28 miliardi di euro, quasi 180 mila gli occupati nell’intera filiera, 35mila stalle (fonte Coldiretti). Perché? Perché il divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari, previsto dalla legge nazionale n. 138 dell’11 aprile del 1974, ha garantito per oltre 40 anni l’alta qualità della produzione casearia nazionale, preservandola da alterazioni di vario genere. Inoltre  sebbene questa situazione non coinvolgerebbe  la produzione DOP/IG, se questa richiesta fosse rispettata, porterebbe comunque ad un abbassamento della qualità della produzione di formaggi italiani tradizionali e avrebbe un impatto non indifferente sui prezzi del latte alla stalla, visto che il mercato si troverebbe inondato di latte invenduto che, di fatto, comprimerebbe ulteriormente i prezzi ben al di sotto dei costi di produzione.

Una proposta che sembra dunque ridurre l’agricoltura a puro comparto economico  e non permette di sottolinearne il ruolo multifunzionale che riveste e che è riconosciuto per altro dalla stessa UE.

Anche COSPE, ong impegnata da più di 30 anni sui temi della sostenibilità nei Paesi del Sud del mondo e in Italia e promotrice della campagna “Stop TTIP”,  si pronuncia contro questa iniziativa europea: “Una scelta inaccettabile” dichiara Fabio Laurenzi, presidente di  COSPE “perché indebolirebbe ulteriormente un comparto già sotto pressione a causa della crisi e dei cambiamenti del mercato. Il rilancio dell’economia italiana passa necessariamente attraverso la valorizzazione del territorio, a partire dalle sue produzioni tipiche e dalle economie locali, che devono essere protette dalla competizione globale e non certo essere esposte alle dinamiche della competizione pura”.

La questione del latte in polvere non fa che rimettere al centro una questione più ampia:  quella  del rapporto tra la produzione agricola  e le regole del puro libero mercato, sia esso intraeuropeo sia si tratti di liberalizzazioni del mercato globale, come il Trattato transatlantico.

Dopo la manifestazione della Coldiretti, la UE ha concesso una proroga al nostro Paese: un primo passo importante, necessario ma ancora  insufficiente, per tutelare i nostri produttori locali.

“Un passo immediato – dice ancora Fabio Laurenzi-  dovrà essere quello di ribadire sui tavoli UE da parte del nostro Governo, come richiesto fortemente da Coldiretti e dalla Campagna Stop TTIP Italia di cui facciamo parte, la non disponibilità a trattare sul valore dell’agricoltura. Fuori dalle regole di puro mercato” .

di Cospe