Riceviamo e pubblichiamo

Quanto è sostenibile la carne coltivata in vitro, rispetto alle altre scelte alimentari

Rispetto agli allevamenti riduce il fabbisogno energetico fino al 45% e richiede il 2% della superficie terrestre

[17 Febbraio 2023]

Non tutti sono consapevoli che le nostre scelte alimentari possono fare la differenza, sotto il profilo della sostenibilità: nutrire 8 miliardi di persone non è una missione da poco, con la nostra popolazione che sta continuando a crescere ma la Terra ovviamente no.

Questa tematica vede interessi contrapposti: vi è infatti il diritto di ciascuno a una alimentazione sufficiente e sana, quello degli agricoltori ad un reddito dignitoso e le aspettative di profitto dell’industria agro-alimentare. Al tempo stesso è sempre più grave il tema degli impatti dell’agricoltura sugli ecosistemi e sugli habitat, dato che ogni fase del sistema alimentare emette vari gas a effetto serra (come anidride carbonica, protossido di azoto e metano) che stanno alimentando la crisi climatica. Si ritiene che il sistema alimentare produca circa 18 miliardi di gas serra, contribuendo per circa un terzo di tutte le emissioni di gas serra.

Di tutti i settori produttivi, l’allevamento è quello con il maggior impatto. Si stima che la maggior parte dei gas a effetto serra generati dal settore agroalimentare (l’80% circa) possa essere ricondotto alla produzione di carne e di derivati animali, in particolare quello dei bovini, per la gran quantità di metano che genera. Prima di scegliere se mangiare una bistecca di manzo oppure un piatto di piselli dovremmo rifletterci. Ad esempio, 1 kg di carne bovina genera quasi 100 kg di emissioni di anidride carbonica equivalente (CO2eq). Mentre quella di pollo, con circa 10 kg di CO2eq, ne genera 10 volte meno, che comunque è un dato molto alto rispetto alla produzione di piselli, che è di circa 1 kg di CO2eq.

Inoltre, gli allevamenti intensivi hanno permesso di aumentare la capacità produttiva e di diminuire i costi rispetto alle normali pratiche di allevamento: oggi almeno il 70% della carne prodotta proviene da tali allevamenti, che mettono in crisi il benessere degli animali.

Il 77% delle coltivazioni agricole al mondo sono destinate alla produzione di carne e prodotti caseari, un’allocazione delle risorse inefficiente dal punto di vista della conversione calorica e proteica perché le carni e i prodotti caseari sono gli alimenti con il tasso di conversione della terra in sostanze nutritive più basso in assoluto. Ovvero, tanta terra per poche proteine.

Una “dieta sostenibile” è definita come un modello a basso impatto ambientale che contribuisce alla sicurezza alimentare, nutrizionale e alla salute per le generazioni presenti e future. Ne fanno parte tutela e rispetto della biodiversità e degli ecosistemi, sono nutrizionalmente adeguate, sicure e sane, ed ottimizzano risorse naturali ed umane.

Tra le diete sostenibili troviamo la dieta vegana, che esclude tutti gli alimenti prodotti da o derivati da animali e quella vegetariana che, invece, esclude solamente carne e pesce dalla propria alimentazione. Diversi studi mostrano come l’adozione di diete vegetariane ridurrebbero le emissioni alimentari del 63%, e le diete vegane del 70%.

Ma ci sono molti altri vantaggi a cui uno stile di vita vegano o vegetariano può contribuire, tra cui: ridurre l’uso di acqua ed energia, minori emissioni di gas serra, proteggere le foreste pluviali dalla deforestazione, e inoltre non mangiare pesce riduce la pressione sugli oceani sovrapescati.

Nel mondo occidentale, da anni si è sviluppata una domanda per carni succedanee e a tale esigenza si è risposto prima con dei sostituti vegetali, poi con gli insetti e ultimamente con il tentativo di creare delle vere carni ma sviluppate in laboratorio. Il primo hamburger di carne in vitro è stato annunciato nel 2013 da Mark Post, un ricercatore olandese presso l’Università di Maastricht.

Quest’ultima soluzione vede l’utilizzo di carne coltivata in laboratorio da cellule animali, che oltre ad eliminare la necessità di macellazione degli animali, è associata ad una diminuzione dei danni ambientali in termini di emissioni di gas serra e uso di suolo e acqua.

Uno studio condotto da ricercatori di Oxford e dell’Università di Amsterdam ha infatti osservato che la carne coltivata genera il 4% di emissioni di gas serra (contro l’80% degli allevamenti) riducendo il fabbisogno energetico fino al 45% e richiedendo il 2% della superficie terrestre. Si tratta di circa 376 volte meno ettari di terra di quanti ce ne vogliono per il pascolo degli animali, e il 10% dell’acqua usata per il loro consumo.

Diversi studi dimostrano che l’accettabilità della carne in vitro dipende da vari fattori come il sesso, l’età, il livello di istruzione, le abitudini alimentari, il paese di appartenenza, le scelte politiche, la fascia di reddito e la religione.

Essendo una nuova tecnologia e ancora nella sua fase iniziale di commercializzazione, molti consumatori hanno espresso preoccupazioni circa l’innaturalità, sicurezza, qualità e fattibilità della sua produzione sul mercato. Inoltre, la mancanza di conoscenze sulla produzione di carne in vitro ha parzialmente contribuito alla sfiducia in questa alternativa alla carne molto valida.

È importante che a livello collettivo cresca ancora la consapevolezza in tema di consumo di carne, dato che il primo passo per un’inversione di rotta è proprio sensibilizzare gli individui e spiegare loro quali siano le conseguenze delle azioni che stiamo compiendo in questo momento.

Questo ruolo dovrebbe essere preso in carico dal Governo per avviare una transizione efficace; inoltre, le scuole potrebbero essere un grande mezzo di diffusione a partire dai più giovani, a cui andranno in mano le sorti del nostro pianeta. Sicuramente il più grande problema sarà convincere le persone a cambiare le proprie abitudini e combattere lo scetticismo comune verso le proteine alternative. Ma se tutti noi iniziassimo a farci qualche domanda in più prima dei nostri pasti, le cose cambierebbero più rapidamente.

di Jennifer Priami per greenreport.it 

Bibliografia: 

FAO (2020): Bovine Meat Food Supply Quantity (kg/capita/year). (Dataset). The Food and Agriculture Organization of the United Nations.

Fountain, H., 2013. A lab-grown burger gets a taste test. The New York Times, 5.

Kantono, K., Hamid, N., Malavalli, M. M., Liu, Y., Liu, T., & Seyfoddin, A. (2022). Consumer Acceptance and Production of In Vitro Meat: A Review. Sustainability, 14(9), 4910.

Michael B. Eisen, Patrick O. Brown, 2022.

Disponibile su: https://journals.plos.org/climate/article?id=10.1371/journal.pclm.0000010).

Poore, J., & Nemecek, T. 2018. Reducing food’s environmental impacts through producers and consumers. Science, 987-992.

Ritchie H. and Roser M., January 2020, Environmental Impacts of Food Production.

University of Oxford and Oxford Martin school, 2016, “Plant-based diets could save millions of lives and dramatically cut greenhouse gas emissions”. Disponibile su: https://www.oxfordmartin.ox.ac.uk/news/201603-plant based-diets/.