Promozioni bestiali: come i fondi europei promuovono il consumo di carne

Greenpeace: ogni anno l’Unione europea spende milioni di euro per favorire i prodotti di origine animale

[9 Aprile 2021]

Greenpeace European Unit ha presentato il nuovo rapporto “Marketing Meat”  dal quale emerge che «La Commissione europea ha speso per promuovere carne e latticini il 32% dell’intero budget del programma di promozione dei prodotti agricoli europei: 252 milioni di euro in 5 anni, su un totale di 776,7 milioni di euro, a fronte di un più modesto 19% speso per promuovere frutta e verdura. Nel periodo 2016-2019 solo il 9% dei fondi è andato a progetti che includono anche la promozione di prodotti biologici, e solo l’1% a favore di carne e latticini biologici».

Sini Eräjää, campaigner agricoltura e foreste di Greenpeace European Unit, ha sottolineato: «Mentre tutta la scienza ci dice di tagliare carne e latticini per la nostra salute e per la salute del pianeta, è inaccettabile che l’Ue spenda un quarto di miliardo di euro per accelerare i consumi. L’agricoltura e il consumo di carne e latticini industriali ci mettono a rischio di nuove pandemie, rovina il clima e distrugge la natura: per l’Ue è irresponsabile continuare a promuoverlo con i soldi dei contribuenti».

Greenpeace denuncia che «L’Italia è uno degli Stati membri con il maggior numero di progetti approvati per finanziare con fondi europei campagne di promozione dell’agroalimentare: 65 progetti nel periodo 2016-2019, per un totale di oltre 124 milioni di euro, una somma inferiore solo a quella ricevuta dalla Francia (oltre 125 milioni di euro). Più di un terzo dei progetti finanziati in Italia ha avuto come focus la promozione di carne e latticini: il 36%, per un totale di 45 milioni di euro. Più del doppio di quanto destinato alla promozione di frutta e verdura, alla quale è stato dedicato solo il 17% dei fondi europei (21 milioni di euro). Sul totale dei progetti italiani solo il 6% dei fondi sono stati utilizzati per la promozione di prodotti biologici».

E Simona Savini, campagna agricoltura di Greenpeace Italia, conferma: «Molte campagne pubblicitarie cofinanziate dall’Ue invece di promuovere una riduzione dei consumi di carne e incentivare diete a base vegetale, cercano di invertire l’attuale tendenza che vede i consumi di carne e latticini calare o crescere più lentamente rispetto al passato. Il contrario rispetto a quanto raccomanda di fare la comunità scientifica per proteggere clima, ambiente e salute».

Secondo il briefing “Promozioni bestiali”di Greenpeace Italia, «Questi numeri mostrano come le promesse di promuovere “diete più equilibrate e più sane”, contenute, ad esempio, nella strategia Farm to fork o nel piano europeo di lotta contro il cancro, non trovano al momento riscontro nella distribuzione dei fondi pubblici».

Greenpeace ricorda che la Commissione Ue è in fase di riesame della politica sulla promozione dei prodotti agricoli e il 31 marzo si è aperta la consultazione pubblica, una nuova proposta è attesa all’inizio del 2022. Greenpeace chiede che non siano previsti finanziamenti pubblici per la promozione di carne e di prodotti lattiero-caseari frutto di allevamenti intensivi.  Parallelamente in questi mesi si definiranno i PNRR (piani nazionali di ripresa e resilienza), nei quali si deciderà la destinazione di ingenti fondi pubblici.

Greenpeace chiede all’Ue e ai Paesi membri di: «Prendere atto degli impatti dannosi legati agli attuali livelli di consumo e produzione di carne e latticini nell’Ue, come ormai dimostrato ampiamente dalle evidenze scientifiche. Stabilire obiettivi politici chiari per la loro riduzione. Il consumo di carne e latticini dovrebbe essere ridotto almeno del 70% entro il 2030 e dell’80% entro il 2050 rispetto ai livelli attuali. Porre fine al finanziamento pubblico di progetti che mirano a promuovere e aumentare il consumo di carne e latticini (dentro e fuori la Ue) e destinare invece i finanziamenti alla promozione di diete principalmente a base vegetale. Valutare e presentare misure atte a incoraggiare l’adozione di diete più ricche di alimenti di origine vegetale e meno di carne e prodotti lattiero-caseari, oltre a una transizione verso metodi di produzione ecologici di carne e latticini, che includano politiche per gli appalti pubblici, nuove regole in materia di marketing, linee guida europee sull’alimentazione e introduzione di prezzi più equi. Porre fine al finanziamento pubblico del sistema di allevamento intensivo, compresi i fondi destinati alle coltivazioni per uso mangimistico, e utilizzare le risorse per fornire alle aziende il necessario sostegno economico per una transizione ecologica dei metodi di allevamento e delle pratiche agricole».