La crisi climatica nel piatto, Coldiretti: +3,3% prezzi ortaggi per eventi meteo estremi
Il valore delle importazioni di cibo torna a scendere sotto quello dell’export, ma l’autosufficienza alimentare è ancora lontana per molti prodotti
[1 Settembre 2021]
Sulla base dei dati Istat sull’inflazione ad agosto, Coldiretti – la più grande associazione agricola del Paese – rileva che i «prezzi di ortaggi e verdura balzano del 3,3% per effetto del clima pazzo, con grandine e bufere di acqua e vento che si sono alternate alla siccità e a ondate di caldo africano con pesanti effetti sulle coltivazioni in sofferenza».
Non a caso l’estate 2021 si sta chiudendo con «un aumento del 65% degli eventi climatici estremi che hanno devastato le coltivazioni decimando i raccolti da nord a sud della Penisola e si classifica fino ad ora in Italia nella top ten di quelle con le temperature più alte da oltre due secoli».
Ci sono però anche delle buone notizie sul fronte agroalimentare, in arrivo dal salone Cibus 2021: sempre dai dati Istat emerge che le esportazioni agroalimentari Made in Italy del primo semestre del 2021 hanno raggiunto il valore record di 24,81 miliardi (+12% sull’anno scorso), compiendo uno storico sorpasso sulle importazioni che sono invece ferme nello stesso periodo a 22,95 miliardi, consolidando la svolta già in atto nell’anno del Covid.
All’estero le vendite del Made in Italy sono sostenute soprattutto dai prodotti base della dieta mediterranea come il vino, la frutta e verdura, fresca e trasformata, che l’Italia produce in quantità superiori al fabbisogno interno ma a livello nazionale resta da colmare il pesante deficit produttivo in molti settori importanti dalla carne al latte, dai cereali fino alle colture proteiche necessarie per l’alimentazione degli animali negli allevamenti; nel merito è però opportuno rilevare che nei Paesi occidentali – Italia compresa – i consumi di carne appaiono ad oggi eccessivi, e sarebbe opportuno ridurli per sostenere una dieta più rispettosa delle esigenze sia climatiche sia del corpo umano.
«A livello nazionale – argomenta la Coldiretti – resta da colmare il pesante deficit produttivo in molti settori importanti dalla carne al latte, dai cereali fino alle colture proteiche necessarie per l’alimentazione degli animali negli allevamenti. In Italia è infatti necessario potenziare la produzione per coprire il deficit del 64% del frumento tenero e del 40% per il frumento duro destinato alla produzione di pasta per il quale si è registrato un calo di autosufficienza in seguito alle massicce importazioni dal Canada. Per quanto riguarda il mais, fondamentale per l’alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop, l’Italia copre circa la metà (53%) delle proprie necessità. Un trend negativo che riguarda anche la soia visto che si produce circa 1/3 (31%) del fabbisogno interno, secondo dati Ismea. In Italia si munge nelle stalle nazionali il 75% del latte consumato e si produce il 55% del fabbisogno di carne con l’eccezione positiva per la carne di pollo e per le uova per le quali il Paese ha raggiunto l’autosufficienza e non ha bisogno delle importazioni dall’estero».