In Italia torna a crescere lo spreco alimentare: +15% nel secondo anno di pandemia

Ma l’Italia resta la nazione più virtuosa nel “G8” dello spreco

[4 Febbraio 2022]

Il tema della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, che si celebra il 5 febbraio, è “One health, one earth. Stop food waste” e alla vigilia la campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, hanno presentato il rapporto “Il caso Italia” 2022 di Waste Watcher International e i dati italiani che non sono confortanti: «Il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ci ha resi meno attenti nella gestione e fruizione del cibo».

Si è quindi interrotto un trend positivo partito nel 2019 che aveva portato l’Italia al vertice dei Paesi più virtuosi: secondo il rapporto 2022 (monitoraggio Ipsos), lo spreco nel 2021 è stato di «595,3 grammi pro capite a settimana, ovvero 30,956 kg annui: nel rapporto 2021 (riferito al 2020) erano ca 529 grammi settimanali. Il dato si accentua a sud (+ 18%), per i nuclei familiari senza figli (+ 12%) e nei centri urbani sotto 100mila abitanti, meglio nelle metropoli che sprecano -10% della media».

Uno spreco di cibo domestico che vale 7,37 miliardi di euro: una cifra vertiginosa (il doppio della cifra stanziata dal governo per contrastare il caro energia), che corrisponde a 1.866.000 tonnellate di cibo sprecate annualmente e che, sommata allo spreco di filiera (produzione/distribuzione) arriva a quasi 10 miliardi e mezzo di euro, quanto l’investimento dell’ultima manovra per le infrastrutture italiane.

Secondo l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero, «I nuovi dati, ci dicono che gettiamo in media 595,3 grammi pro capite a settimana, ovvero 30,956 kg annui: ca il 15% in piu’ del 2021 (529 grammi settimanali). Il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ci rende probabilmente meno attenti nella gestione e fruizione del cibo, un dato che si accentua a sud (+ 18% di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+ 12% rispetto alla media italiana)».

L’indagine 2022 Waste Watcher spiega che «Nella hit degli alimenti più spesso sprecati svetta la frutta fresca (27%), seguita da cipolle aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%). Ma qual è la prima conseguenza dello spreco alimentare, secondo i consumatori italiani? Al top lo spreco di denaro, vissuto come aspetto più grave da oltre 8 italiani su 10 (83%). La gestione oculata del cibo va quindi di pari passo con quella del bilancio familiare, ma si riflette anche sull’effetto diseducativo per i giovani (83%), sull’immoralità intrinseca dello spreco alimentare (80%) e delle risorse (78%) e sull’inquinamento ambientale (76%)».

Per il 59% degli italiani c’è un effetto pandemia anche sullo sviluppo sostenibile a causa dell’aumento dei rifiuti (plastiche, mascherine ecc) e dello shopping online, ma anche per la diminuzione del ricorso al trasporto pubblico e il delivery.  La campagna Spreco Zero evidenzia che si tratta di «Una consapevolezza che trova riscontro nei dati oggettivi: ben 8 milioni di tonnellate di plastica, tra mascherine, guanti e altri prodotti legati alla gestione del Covid-19, sono stati riversati nell’ambiente in un solo anno di pandemia e, di queste, almeno 25 mila tonnellate sono finite negli oceani (dati Università di Nanchino/Università di San Diego 2021). E inoltre l’Istat ha calcolato che rispetto ai primi due mesi del 2020 l’uso del trasporto pubblico per recarsi a lavoro o a lezioni è calato del 4,7%, mentre quello dell’automobile è cresciuto del 5,3% come guidatore e dello 0,7% come passeggero. Per questo gli italiani si dichiarano disposti a mettere in atto alcune varie buone pratiche: innanzitutto la raccolta differenziata (92%), quindi la prevenzione dello spreco alimentare (91%), e la riduzione dell’acquisto di prodotti con imballaggi in plastica (90%)».

Per il direttore scientifico Ipsos Enzo Risso: «Cresce la consapevolezza nei cittadini degli impatti negativi sull’ambiente generati dalla pandemia. Se nel 2021 la maggioranza degli italiani (51%) sottolineava il possibile impatto positivo a causa della riduzione degli spostamenti e della tendenza verso acquisti più oculati e conseguente riduzione sprechi per risparmiare, quest’anno il quadro si è ribaltato. la netta maggioranza delle persone, il 59% (ben 10 punti in più rispetto all’anno scorso), sottolinea l’impatto ambientale negativo della pandemia. A determinare questo effetto pernicioso sono: l’aumento dei rifiuti causato dall’uso di mascherine e guanti; la crescita dello shopping online (più spostamenti di corrieri, più imballaggi…); la lievitazione della domanda energetica delle famiglie e dall’implementazione di inquinamento e rifiuti dovuti al take away e al delivery. Le famiglie italiane stanno cercando di adottare alcuni accorgimenti sia sul fronte delle strategie di acquisto – come ad esempio l’acquisto periodico prodotti a lunga scadenza e quello frequente per i prodotti freschi (41%) , sia su quello delle strategie di uso dei prodotti, come quella di cercare di  consumare per primi i prodotti deperibili (86%)».

Il presidente del CONAI, Luca Ruini, aggiunge che «La consapevolezza dei consumatori sul ruolo dell’imballaggio nella lotta allo spreco sembra crescere Quasi un italiano su due oggi si dichiara disposto a pagare fino al 5% in più per un pack capace di conservare più a lungo un prodotto alimentare. La buona notizia è anche che un italiano su quattro dichiara di cercare informazioni sui materiali di cui l’imballaggio è composto e sul suo conferimento in raccolta differenziata: segno di una crescente attenzione alla sostenibilità».

Ma perché sprechiamo così tanto? Il 47% degli italiani ammette di scordare spesso il cibo acquistato, il 46% sostiene che il cibo era reduce dal frigorifero dei negozi e a casa è deperito in fretta. Il 30% confessa di calcolare male le quantità di cibo che servono in casa, ma il 33% confessa di essere preoccupato di non avere abbastanza cibo a casa, quindi di esagerare negli acquisti. 

Waste Watcher sottolinea che i soidati dimostrano quindi che «Ci sono ampi margini di miglioramento nelle fasi di acquisto e gestione del cibo, nell’ottica di prevenire lo sperpero domestico degli alimenti». E per contrastare il fenomeno le famiglie italiane chiedono: innanzitutto di potenziare l‘educazione alimentare, a partire dai banchi di scuola. Una richiesta che da anni è al top dei provvedimenti invocati dagli italiani, anche nel 2022 ben 9 su 10 (89%) ritengono che questa misura sia la più utile per arginare lo spreco del cibo.

L’83% degli italiani chiedono di migliorare le indicazioni sulle etichette, il 72% prospetta confezioni più piccole, il 54% è favorevole a tassazioni sulla base di una sorta di “sprecometro”.

A livello di acquisto, le strategie messe in atto per la prevenzione dello spreco vedono in testa la programmazione di spese più frequenti per alimenti freschi, una modalità che adotta il 41% degli italiani, mentre il 36% sceglie di organizzare la distribuzione del cibo nel frigo e nella dispensa per data di scadenza e  il 34% va al supermercato con la lista della spesa. Infine, l’86% degli italiani previene lo spreco partendo dal cibo più deperibile, e valutando le quantità prima di cucinare e l’85% testa personalmente gli alimenti scaduti da poco, prima di gettare il cibo.

Segré commenta: «La tendenza a una diminuzione dello spreco alimentare domestico, che a livello nazionale e globale gioca la parte del leone con un’incidenza del 60-70% sulla filiera campo-tavola, ha interrotto sensibilmente il suo slancio positivo con il ritorno alla vita sociale, sia pure in distanziamento e nella delicata convivenza con il virus. Una battuta di arresto che si spiega in parte per la ripresa del consumo extra-domestico, pur con tutte le limitazioni del caso e in parte per la difficoltà generale delle condizioni di vita dell’ultimo anno e il disorientamento generato da una pandemia che stenta ad allentarsi. L’Italia resta comunque la nazione più virtuosa nel “G8” dello spreco, che vede  i russi a quota 672 grammi settimanali, gli spagnoli a 836 grammi e quindi i cittadini inglesi con 949 g, i tedeschi con 1081 g, i canadesi con 1144 g, sono i cinesi con 1153 grammi e in fondo i cittadini statunitensi che ‘auto-denunciano’ lo spreco di 1453 grammi di cibo settimanali. Tuttavia guardando anche alla tipologia dei prodotti che sprechiamo – frutta, verdura, pane… – è evidente che dobbiamo fare ancora molta strada per ridurre lo spreco e migliorare la nostra dieta alimentare. La via maestra resta dunque quella di una svolta culturale che sostenga l’adozione e la replica delle buone pratiche nel nostro quotidiano, dall’acquisto del cibo alla sua gestione e fruizione. Per questo rilanciamo la proposta di mettere al centro dei programmi di educazione civica, nelle scuole, i temi dell’educazione alimentare e ambientale».

Luca Falasconi, dell’università di Bologna e coordinatore del Rapporto Waste Watcher “Il caso Italia”, sottolinea che «I dati 2022 evidenziano che in questa fase di “uscita” dalla pandemia gli italiani hanno ripreso a porre un po’ meno attenzione al cibo, visto che lo spreco è leggermente aumentato, e che sono consapevoli che i due anni del virus hanno manifestato sull’ambiente più effetti negativi che positivi. Ma vorrei porre l’accento anche su un altro aspetto che chiamerei “stanchezza tecnologica”: nella lotta agli sprechi, l’utilizzo delle App e di dispositivi di supporto agli elettrodomestici e dispense di casa, non è ancora visto a larga maggioranza come strumento di riferimento nella lotta allo spreco. Meno del 10% dichiara di utilizzarli o di considerarli strumenti utili nella gestione antispreco del cibo. Si prediligono i consolidati strumenti di economia domestica. Oserei dire, la rivincita della tradizione sulla tecnologia».

L’indagine internazionale è stata condotta da Waste Watcher in Cina, Usa, Russia, Regno Unito, Canada, Germania, Spagna e Italia eA a sorpresa, sulla tecnologia vince ancora la lista della spesa, insieme ad altri accorgimenti della vecchia economia domestica: dagli Stati Uniti alla Russia, passando per Canada, Italia, Spagna e Germania, il ricorso alle app salvacibo –alert sul proprio cibo in scadenza ai dispositivi di scambio o acquisto degli alimenti invenduti – resta abitudine ristretta a non piu’ del 9% della popolazione. Per l’esattezza dal 3 al 7% in Italia, dal 4 al 9% in Spagna, dal 5 al 7% nel Regno Unito e in Canada, fino al 9% negli Stati Uniti e non più del 5% in Russia. Mentre sono i cinesi i più tecnologici del pianeta, in tema di prevenzione dello spreco alimentare: fino al 17% utilizzano app dedicate, in particolare per monitorare il cibo conservato a casa )17%), ma anche per catturare l’invenduto di negozi e ristoranti».

E’ pratica diffusa nei Paesi europei e anglofoni l’assaggio del cibo appena scaduto, per accertarsi se sia ancora consumabile prima di gettarlo: ammettono di farlo soprattutto spagnoli, inglesi, tedeschi e canadesi (oltre 4 cittadini su 5), a ruota seguono Italia e Stati Uniti, meno convinti di questa pratica i cinesi, solo 1 cittadino su 2. Fra le strategie di approvvigionamento del cibo una linea comune sembra quella di privilegiare confezioni di piccolo formato: in media lo fanno 4 consumatori su 10 ad ogni latitudine.

Al ristorante gli italiani e in generale i cittadini europei sembrano ancora piuttosto timidi e impacciati: la “doggy” o meglio “family” bag è richiesta da 4 avventori su 10 che non riescono a consumare il pasto. Un’abitudine che sembra invece consolidata negli Usa, dove la family bag è prassi per il 74% dei consumatori, per calare al 68% in Canada, al 61% in Cina, al 37% in Russia e nel Regno Unito.

Però gli statunitensi si confermano i consumatori meno virtuosi con circa 1.403 grammi di cibo gettato ogni settimana. Anche se lo spreco del cibo é certamente il primo nemico della dieta mediterranea: nella hit dei cibi piu’ sprecati svetta la frutta fresca, con oltre 30 gr gettati a settimana un po’ a tutte le latitudini del pianeta. Ma in Russia è il pane l’alimento piu’ sprecato e in Cina la verdura fresca, alimenti base della piramide mediterranea. Dopo la frutta fresca i prodotti più sprecati sono l’insalata (in Italia 22 grammi, nel Regno Unito 36 e negli Stati Uniti 41) e la verdura fresca, dai 25 grammi settimanali in Spagna ai 38 del Canada.

In Italia a sprecare di più sono i single con il 50% in più di cibo sperperato – in particolare frutta e insalata – rispetto alle famiglie numerose, che anche in Cina e Stati Uniti risultano più virtuose. In Italia anche le famiglie senza figli sprecano più verdura fresca, in Spagna al contrario i single sembrano essere i più virtuosi, mentre a sprecare di più sono le famiglie numerose. Un dato in controtendenza rispetto agli altri Paesi. In Canada, Cina e Stati Uniti si spreca per aver acquistato troppo e in generale, in tutti i Paesi a prescindere dalle abitudini alimentari e dalle differenze culturali, uno dei motivi principali di spreco continua a essere la scarsa attenzione a quanto abbiamo già acquistato e stiamo conservando a casa. Semplicemente, ce ne dimentichiamo. Se i cinesi sono gli unici a prospettare soluzioni drastiche come la tassazione dello spreco alimentare, la richiesta di etichette più chiare e informative apposte sugli alimenti è considerata uno strumento importante dai cittadini di tutti i Paesi: 6 su 10 negli Stati Uniti e 8 su 10 in Italia, Russia e Canada. Così come tutti i cittadini chiedono ai governi di fornire maggiore informazione ai cittadini sulle conseguenze ambientali ed economiche dello spreco, a partire dalle scuole: l’Italia è una punta avanzata con l’86% di cittadini che chiedono l’educazione alimentare dai banchi di scuola.