Fao: «Carne, uova e latte sono una fonte essenziale di nutrienti soprattutto per i gruppi più vulnerabili»

Promuovere i vantaggi dell'approvvigionamento alimentare da animali terrestri, ma tenere conto delle sfide legate al bestiame, comprese le questioni ambientali

[26 Aprile 2023]

Secondo il nuovo studio “Contribution of terrestrial animal source food to healthy diets for improved nutrition and health outcomes” pubblicato dalla Fao, «Carne, uova e latte forniscono fonti cruciali di nutrienti indispensabili che non possono essere facilmente ottenuti da alimenti di origine vegetale. Questo è particolarmente vitale durante le fasi chiave della vita come la gravidanza e l’allattamento, l’infanzia, l’adolescenza e l’età avanzata».

Si tratta dello studio più completo realizzato finora sui  benefici e dei rischi del consumo di alimenti di origine animale e si basa su dati e prove di oltre 500 articoli scientifici e circa 250 documenti politici.

La Fao ricorda che «Carne, uova e latte forniscono una gamma di importanti macronutrienti come proteine, grassi e carboidrati e micronutrienti che sono difficili da ottenere da alimenti a base vegetale nella qualità e quantità richieste. Proteine ​​di alta qualità, una serie di acidi grassi essenziali, ferro, calcio, zinco, selenio, vitamina B12, colina e composti bioattivi come carnitina, creatina, taurina sono forniti dagli alimenti degli animali terrestri e hanno importanti funzioni per la salute e lo sviluppo. Ferro e vitamina A sono tra le carenze di micronutrienti più comuni in tutto il mondo, in particolare nei bambini e nelle donne in gravidanza. A livello globale, più di 1 bambino su 2 in età prescolare (372 milioni) e 1,2 miliardi di donne in età fertile soffrono della carenza di almeno uno dei tre micronutrienti: ferro, vitamina A o zinco. Tre quarti di questi bambini vivono nell’Asia meridionale e orientale, nel Pacifico e nell’Africa subsahariana».
Non sorprende che, secondo lo studio, il consumo di cibo proveniente da animali terrestri (inclusi latte, uova, carne) vari ampiamente in tutto il mondo. Nella Repubblica Democratica del Congo una persona  consuma in media solo 160 grammi di latte all’anno, mentre in Montenegro il consumo procapite di latte arriva a 338 chilogrammi. Per quanto riguarda le uova, una persona in Sud Sudan ne consuma in media 2 grammi all’anno rispetto a una media di 25 kg per un abitante di Hong Kong. Il consumo procapite di carne in Burundi è di solo 3 chilogrammi all’anno, rispetto ai 136 chilogrammi di chi vive a Hong Kong.
Lo studio Fao evidenzia che «Se consumati come parte di una dieta appropriata, gli alimenti di origine animale possono aiutare a raggiungere gli  obiettivi nutrizionali  approvati dalla World Health Assembly e  dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile  (SDG) relativi alla riduzione dell’arresto della crescita, al deperimento tra i bambini sotto i 5 anni, al basso peso alla nascita, all’anemia nelle donne in età riproduttiva e obesità e malattie non trasmissibili (NCD) negli adulti».

Ma nella prefazione allo studio/rapporto la vicedirettrice generalre della Fao Maria Helena Semedo e l’economista capo Máximo Torero Cullen  scrivono: «Allo stesso tempo, il settore dell’allevamento deve contribuire ad affrontare una serie di sfide. Queste includono problemi legati all’ambiente (ad esempio deforestazione, cambiamenti nell’uso del suolo, emissioni di gas serra, uso insostenibile di acqua e suolo, inquinamento, competizione cibo-mangimi), gestione delle  mandrie (ad esempio bassa produttività, pascolo eccessivo, scarso benessere degli animali), questioni relative alla salute degli animali (ad esempio malattie, resistenza antimicrobica), questioni relative all’uomo e al bestiame (ad esempio malattie zoonotiche e di origine alimentare) e questioni sociali (ad esempio equità)».
Per quanto riguarda le prove dei rischi derivanti dal consumo di alimenti di origine animale, il rapporto afferma che «Il consumo anche di bassi livelli di carne rossa trasformata può aumentare il rischio di mortalità e di malattie croniche, comprese le malattie cardiovascolari e il cancro del colon-retto. Tuttavia, il consumo di carne rossa non trasformata in quantità moderate (da 9 a 71 grammi al giorno) può avere un rischio minimo ma è considerato sicuro per quanto riguarda gli esiti di malattie croniche. Nel frattempo, non c’i sono prove conclusive di un qualsiasi collegamento tra il consumo di latte, uova e pollame in adulti sani e per malattie come malattie coronariche, ictus e ipertensione è inconcludente (per il latte) o non significative (per uova e pollame)».
La recente prima sessione Sub-Committee on Livestock del Committee on Agriculture  della Fao ha incoraggiato i governi ad «Aggiornare le linee guida dietetiche nazionali per prendere in considerazione  considerare, se è il caso, come carne, uova e latte possono contribuire a specifici fabbisogni di nutrienti durante il corso della vita umana».