45 Paesi (34 in Africa) hanno bisogno di aiuti alimentari dall’estero

Aumentano sia i prezzi dei generi alimentari che la produzione di cereali

[5 Marzo 2021]

Secondo il rapporto “Crop Prospects and Food Situation” della Divisione mercati e commercio della Fao, nel 2021 saranno 45 i Paesi bisognosi di aiuti alimentari esterni: Afghanistan, Bangladesh, Iraq, Myanmar, Pakistan, Repubblica popolare democratica di Corea, Siria e Yemen in Asia; Haiti e  Venezuela in America; Burkina Faso, Burundi, Camerun, Cabo Verde, Ciad, Congo, Eritrea, Eswatini, Etiopia, Gibuti, Guinea, Kenya, Lesotho, Libano, Liberia, Libia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mozambico, Namibia, Niger, Nigeria, Repubblica centrafricana, Repubblica democratica del Congo, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Tanzania, Uganda, Zambia e Zimbabwe in Africa.

Il rapporto evidenzia che «Nel 2020 il dato aggregato della produzione di cereali da parte dei 51 paesi a basso reddito con deficit alimentare è salito del 3% rispetto all’anno precedente, per un totale di 502,4 milioni di tonnellate, un risultato che è stato possibile grazie alla ripresa della produzione nell’Africa meridionale e nel Medio Oriente, che ha controbilanciato le perdite nell’Africa centrale. Nell’esercizio commerciale 2020/2021, tuttavia, sembra destinato a salire anche il fabbisogno aggregato di importazioni di cereali da parte del gruppo, fino a raggiungere i 74,1 milioni di tonnellate, un incremento a cui contribuiranno in buona parte l’Estremo Oriente e l’Africa occidentale».

Le prime proiezioni per la produzione nel 2021 preannunciano un quadro favorevole, anche se la mancanza di piogge in Afghanistan e nel sud del Madagascar comincia a preoccupare.

Per quanto riguarda la peggiore crisi umanitaria in corso, quella dello Yemen, il rapporto Fao punta il dito sull’impatto della guerra, della povertà, delle inondazioni e dei prezzi elevati delle derrate alimentari e ricorda che «Tra gennaio e giugno 2021, il numero di persone in situazione di insicurezza alimentare (fase 3 o più del Quadro integrato di classificazione della sicurezza  alimentare) dovrebbero aumentare di circa 3 milioni per raggiungere i 16,2 milioni di persone».

In Africa, su 34 Paesi interessati, il rapporto sottolinea la pericolosità della situazione in Etiopia – dove il governo sta ostacolando l’accesso alle agenzie umanitarie dell’Onu allo Stato ribelle del Tigrai – con circa 13 milioni di persone che nel primo semestre di quest’anno si troveranno in una situazione di insicurezza alimentare e la Fao evidenzia che le principali cause sono: «Le perdite localizzate di raccolti e di pascoli dovute alle infestazioni di locuste, i prezzi elevati delle derrate alimentari, così come l’impatto negativo della pandemia di Covid-19 sui redditi e i prezzi delle derrate alimentari».

Nell’Africa Occidentale, nonostante dalla fine del 2020 la situazione della sicurezza sia migliorata in alcune aree delle regioni di Liptako Gourma e del Lago Ciad, gli effetti dei conflitti settari e per le risorse continueranno a minare la produttività agricola con conseguente calo della produzione di cibo nel 2021. E’ quel che sta succedendo nel Burkina Faso come conseguenza dell’insicurezza nel nord del Paese e dove tra giugno e agosto 21 milioni di persone avranno bisogno di aiuto umanitario.

Ma in Africa Occidentale la situazione potrebbe essere ugualmente preoccupante anche per i Paesi risparmiati dalla guerra: il rapporto Fao fa l’esempio della Guinea dove, a causa di un deficit localizzato della o produzione cerealicola, circa 267.000 persone avranno bisogno di un aiuto alimentare tra giugno e agosto. E anche il vicino senegal soffre di deficit locali di produzione di cereali e circa 850.000 persone quest’estate avranno bisogno di aiuto umanitario a causa di siccità e inondazioni che faranno ulteriormente diminuire p la produzione di cereali e di foraggio per il bestiame.

Il Crop Prospects and Food Situation conclude che «I bisogni totali di importazione di cereali nei 51 Paesi a basso reddito e a deficit alimentare dovrebbe raggiungere i 74 milioni di tonnellate per l’anno commerciale 2020-2021. Inoltre, gli aumenti più importanti sono da mettere in conto alle sub-regioni dell’Estremo Oriente e dell’Africa Occidentale».E questi sfortunati Paesi hanno di fronte altri due grossi problemi: secondo l’Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari, «A febbraio i prezzi dei generi alimentari sono cresciuti in tutto il mondo per il nono mese consecutivo». Con un aumento particolarmente marcato per lo zucchero e gli oli vegetali. A febbraio il costo dei prodotti alimentari è aumentato del  2,4% rispetto a gennaio e ben il 26,5% in una anno. Incrementi che nei Paesi sviluppati significano poco e solo per una limitata parte della popolazuione ma che nei Paesi più poveri del mondo annunciano terrificanti tragedie.

E, mentre nei Paesi poverissimi a causa di guerre e fenomeni climatici estremi diminuisce la produzione di cereali, secondo il Bollettino sull’offerta e la domanda dei cereali della Fao «Nel 2021 la produzione di grano dovrebbe crescere fino a segnare un nuovo record di 780 milioni di tonnellate, in un contesto in cui le prospettive di produzione compromesse dalle condizioni meteorologiche nella Federazione russa saranno più che controbilanciate da un rimbalzo di produzione nell’Unione europea. Altrettanto rosea la produzione del mais in Sudafrica, che nel 2021 potrebbe raggiungere livelli eccezionali, e nell’America meridionale, dove si attendono volumi al di sopra della media, benché nei Paesi a nord dell’equatore non sia ancora stata avviata la semina».

Il Bolettino Fao contiene maggior informazioni e stime aggiornate, tra cui una nuova e più ottimistica previsione per la produzione mondiale di cereali nel 2020, che «Dovrebbe attestarsi a 2 761 milioni di tonnellate, il che equivarrebbe a un incremento dell’1,9% rispetto allo scorso anno, grazie ai migliori risultati riferiti per la coltura del mais nell’Africa occidentale, del riso in India e del grano nell’Unione europea, in Kazakistan e nella Federazione russa.
Le nuove previsioni della Fao per il 2020/2021 parlano di «Un incremento annuo del 2,0% nell’uso dei cereali a livello mondiale, che salirà a 2 766 milioni di tonnellate, e di una crescita del 5,5% degli scambi mondiali di cereali, che raggiungeranno i 464 milioni di tonnellate. Il bollettino Fao evidenzia che «Al termine del 2021 le scorte cerealicole mondiali dovrebbero attestarsi a 811 milioni di tonnellate, in flessione dello 0,9% rispetto a inizio anno, un risultato che farebbe scivolare il rapporto mondiale tra riserve e utilizzo di cereali a un valore del 28,6%. L’andamento a saliscendi vede, nello specifico, un probabile incremento delle riserve di riso e frumento a fronte di un calo dei cereali secondari».

Insomma, nel mondo il cibo c’è, ma anche se è molto costa di più e non arriva a chi ne ha più bisogno: i poverissimi del pianeta.