La prima parte di un’analisi-intervista a tutto campo con il presidente di Geofor Spa

Rifiuti, i perché dietro le critiche alla raccolta differenziata porta a porta

Marconcini: «Differenziare è a sua volta un mezzo al fine di riciclare più che si può»

[14 Luglio 2015]

La raccolta differenziata porta a porta viene spesso presentata, di per sé, come la soluzione al ‘problema dei rifiuti’, ma una volta introdotta (è il caso recente dell’Elba) o oggetto di importanti variazioni (come a Pontedera, altrettanto recentemente), viene bombardata da pesanti critiche quando non ostacolata. Perché questa forbice, secondo lei?

«Perché sono sbagliate le forbici. Proviamo a prenderne di più adatte. Presentare il porta a porta come la soluzione al problema dei rifiuti è sbagliato per due motivi: il primo perché la raccolta domiciliare non è un fine ideologico assoluto, ma un mezzo per differenziare. E differenziare è a sua volta un mezzo al fine di riciclare più che si può: materia sopratutto, e poi anche energia, in base alla gerarchia europea dei rifiuti. Il secondo motivo è che i rifiuti non sono solo un problema: sono ciò che resta del nostro modo di produrre e di consumare, più o meno giusto. I rifiuti sono anche una risorsa. Gli organi di comunicazione ormai associano i rifiuti solo a cose negative: rifiuti uguale malaffare. O in questo caso rifiuti uguale caos creando un altro  binomio  negativo, poi collegano questo binomio al sistema di raccolta porta a porta e il gioco è fatto.

Tutte le volte che si parla di rifiuti vengono da fare gesti apotropaici. Intendiamoci bene: non è che i rifiuti non siano collegabili al malaffare che va più duramente combattuto o al disordine, che va risolto, anzi! Ma bisogna vedere in che percentuale e se ciò sia un fatto ineluttabile. Allora magari si scoprirà che anche la stragrande maggioranza dei rifiuti speciali, spesso oggetto di indagini giudiziarie, sono riciclati (dati Ispra) e che una gran parte del Paese (al Centro nord, ma anche al Sud) pratica il porta a porta con esiti positivi ed alte percentuali di raccolta differenziata. Tra l’altro non si capisce perché ad esempio sia stato meno applicato il binomio rifiuti/caos al sistema di raccolta stradale, con i cassonetti, che non mi pareva perfetto. Potrei fornire immagini eloquenti di ciò: cassonetti straripanti, rifiuti abbandonati nelle piazzole, per non parlare di ciò che si trovava dentro ai cassonetti, rifiuti impropri compresi.

Invece ci si accanisce a livello mediatico proprio contro il più governato e regolato dei sistemi di raccolta che è senz’altro il porta a porta, finendo per giustificare o compatire i cattivi comportamenti dei cittadini. Oltretutto spesso di un numero esiguo e minoritario di utenti, che così si sentono “spalleggiati” e quasi autorizzati a fare i loro porci comodi a danno della comunità, “liberando” le loro case, ma sporcando la città che è la casa comune, di tutti.

Il caso di Pontedera è emblematico. E anche qui parliamo del centro di Pontedera: solo 1600 utenze domestiche e 600 non domestiche, circa. Quindi una minoranza delle circa 12.800 utenze totali della città, per cui la raccolta domiciliare funziona abbastanza bene. Nel centro il porta a porta veniva già praticato da anni, il dopocena. D’intesa con il Comune abbiamo deciso di spostarlo al mattino per aver il Corso principale libero per lo struscio serale e per risparmiare i costi dovuti all’orario notturno. Il calendario è stato aggiornato, pur cambiando di poco.

Però la notte “tutti i gatti sono bigi”: il porta a porta veniva praticato male, ma pochi vedevano gli abbandoni e poi, presto al mattino, passava il servizio spazzamento che pietosamente raccoglieva tutto e così diverse cattive abitudini non venivano evidenziate e non consentivano certo alla raccolta differenziata di decollare. Ricordo che lo spazzamento è, per definizione, rifiuto indifferenziato! Infatti Pontedera era “ancora” al 55% di RD. Alla luce del sole ciò è emerso, e si stanno dispiegando misure di educazione e controllo da parte del Comune e di Geofor perché dal “caos primordiale” scaturisca “un mondo più ordinato”. Se si fa un piano del traffico, della mobilità e della sosta, qualcuno lo fa rispettare o no? E perché se si fa un piano dei rifiuti non si può o si deve fare altrettanto? E ribadisco il concetto: abbiamo messo bollini di cattivo conferimento, qualche giorno in un numero massimo di 120/150; tanti, troppi, ma, ancora una volta, una minoranza, forse identificabile, ed esigua. Allora la domanda è questa: è giusto che un numero esiguo di utenti debba ostacolare i buoni comportamenti della stragrande maggioranza dei cittadini? E non mi pare che questa sia una fattispecie che possa rientrare nella difesa dei diritti delle minoranze».

.continua