Riceviamo e pubblichiamo

L’uomo moderno tra peccati climatici, migranti ambientali e di guerra

I 7 peccati capitali, rivisti in chiave climatica, portano l’uomo moderno a scontrarsi con guerre e perdita di risorse naturali

[29 Marzo 2022]

L’uomo moderno, con l’obiettivo di assicurarsi un’esistenza sempre più prospera, ha egoisticamente utilizzato e usurpato le risorse naturali delle generazioni passate, presenti e future, specialmente nelle aree geografiche terrestri che risultano essere “più povere” in termini di reddito e Pil, ma ricche di risorse materiali.

Il suo modo di agire è stato probabilmente dettato dall’intenzione di ricreare una sorta di “eden” per la specie umana, e invece, con il passare del tempo, ha determinato un improvviso “cortocircuito climatico” nella disponibilità e nella distribuzione delle risorse tra nord e sud del mondo, che sta portando intere popolazioni a dover migrare da sud verso nord e da est verso ovest. Tale fenomeno si sta inoltre acuendo a seguito della guerra in atto nell’Europa dell’est, che sta spingendo milioni di profughi alla ricerca di luoghi di pace.

Soffermandoci ad analizzare questi movimenti di massa dal punto di vista ambientale, potremmo in qualche modo ricercarne le motivazioni paragonando l’uomo ad un peccatore nei confronti della natura, che si è lasciato travolgere da tutti e 7 i peccati “climatici” che lo hanno portato a volersi arricchire con avarizia delle risorse presenti sul pianeta, con conseguenze “capitali” per intere popolazioni.

L’uomo dei paesi economicamente più sviluppati, infatti, spinto dalla propria superbia e dalla presunzione di pensare di essere più potente di quello nei Paesi in via di sviluppo, si è impossessato nel tempo delle risorse naturali di quest’ultimo, ed essendo anche invidioso delle sue ricchezze fossili e minerali, ha fatto di tutto pur di appropriarsene a qualsiasi costo, devastando ed inquinando interi ecosistemi.

La convinzione, inoltre, di avere a disposizione risorse naturali inesauribili, ha stuzzicato sempre di più la sua gola, portandolo a vivere in uno stadio di costante “opulenza” che ha però causato uno spreco delle risorse stesse. L’ingordigia dell’uomo moderno, dunque, non ha consapevolezza né confini: prende tutto e lo divora, lasciando poco o nulla al resto della popolazione.

E come non attribuire tutto questo anche al suo peccare di lussuria e al desiderio di impossessarsi delle ricchezze altrui, che è talmente forte da averlo portato ad arricchirsi di denaro e potere senza pensare minimamente alle conseguenze che tale comportamento avrebbe avuto sulle popolazioni, sull’ambiente e sul clima.

Avarizia, superbia, invidia, gola e lussuria, portano poi inevitabilmente all’ira nel momento in cui le proprie richieste non riescono ad essere soddisfatte. È così, quindi, che i capricci e le pretese che la nostra specie ha avanzato fino ad ora, hanno portato l’uomo a scontrarsi addirittura con se stesso, generando conflitti ed eliminando, se necessario, qualsiasi ostacolo si fosse contrapposto a lui, a prescindere che si fosse trattato di persone, animali o specie vegetali.

Arriviamo dunque a descrivere l’ultimo di questi 7 peccati: l’accidia. Abituato nel tempo ad avere ogni bene a portata di mano e sotto il proprio controllo diretto, l’uomo ha così iniziato ad impigrirsi e ad oziare nelle proprie ricchezze accumulate, a discapito di chi queste ricchezze le ha perse perché se le è viste portare via dalla sua stessa specie e si ritrova, oggi, a vivere in condizioni di schiavitù, costretto inoltre a lottare o fuggire per ritrovare la prosperità perduta e luoghi climaticamente meno soggetti ai cambiamenti climatici causati dai “peccati” umani.

Una lezione da imparare

Come ogni “parabola” che si rispetti, anche questa dell’uomo e i 7 peccati climatici vuole darci un insegnamento. Ci spiega infatti, che la costante crescita economica e sociale di una piccola fetta umana del mondo, che avrebbe dovuto creare e distribuire ricchezza in maniera equa a livello mondiale, in realtà non ha fatto altro che alterare gli equilibri del nostro sistema climatico.

Lo sfruttamento intensivo e senza freno delle risorse naturali, ha portato nel corso del tempo al rilascio di una grande quantità di gas climalteranti, prima fra tutti la CO2 rilasciata dalle attività umane, aumentando di conseguenza la temperatura del Pianeta.

Tale processo ha generato, sta generando e genererà diversi effetti catastrofici che tristemente conosciamo.

Effetti che continueranno a farsi sentire, soprattutto nei paesi più vulnerabili della Terra, in cui vivono le persone con scarse risorse monetarie e ormai anche naturali, spingendole di conseguenza, a dover abbandonare le proprie terre in cerca di fortuna altrove. Questi spostamenti generano spesso conflitti tra le persone autoctone ed “alloctone”, causando gravi ripercussioni anche in termini sociali, culturali ed economici.

Ciò su cui la parabola ci fa inoltre riflettere, è che in fondo, il mondo in cui viviamo, è piccolo e con risorse limitate, che tutti hanno il diritto di poter utilizzare, ma in modo consapevole ed equo.

È proprio questo, infatti, il concetto su cui si basa lo sviluppo sostenibile: garantire l’accesso alle risorse alle generazioni presenti e future.

Così facendo saremmo davvero in grado di limitare le migrazioni causate dal clima e dalle guerre, evitando di perdere altri ecosistemi e vite umane.

Tuttavia, gran parte dei danni sono stati fatti e dunque è lecito porsi una domanda: vogliamo davvero continuare in questa direzione, oppure siamo disposti a cambiare rotta e usare il tempo a nostra disposizione per rimediare?

Una risposta in effetti c’è e potrebbe essere questa: pensare non al singolo, ma alla collettività, cercando di adattarsi in modo unanime agli effetti dei cambiamenti climatici, mettendo in atto delle soluzioni che prevedano la fine di inutili guerre, catastrofiche anche per il surriscaldamento globale.

di Paolo Faiola e Federica Aprea