La libertà di stampa al tempo della polarizzazione: l’Italia crolla dal 41esimo al 58esimo posto

Reporter senza frontiere: il caos dell'informazione alimenta le divisioni all'interno dei Paesi, e la polarizzazione quella tra i Paesi

[3 Maggio 2022]

L’edizione 2022 del World Press Freedom Index  di Reporters Sans Frontières (RSF), che valuta lo stato del giornalismo in 180 Paesi e Territori, mette in evidenza «Gli effetti disastrosi delle notizie e del caos dell’informazione: gli effetti di uno spazio informativo online globalizzato e non regolamentato che incoraggia le fake news e la propaganda».

RSF denuncia che «All’interno delle società democratiche crescono le divisioni dovute alla diffusione dei  media d’opinione secondo il “modello Fox News” e alla diffusione di circuiti di disinformazione amplificati dal funzionamento dei social media. A livello internazionale, le democrazie sono indebolite dall’asimmetria tra società aperte e regimi dispotici che controllano i loro media e piattaforme online mentre conducono guerre di propaganda contro le democrazie. La polarizzazione su questi due livelli sta alimentando una maggiore tensione».

E il rapporto sfata anche il mito della democrazia ucraina invasa dalla dispotica Russia: in realtà in entrambi i Paesi in Guerra la libertà di stampa era già messa malissimo e «L’invasione dell’Ucraina (106esima) da parte della Russia (155esima)alla fine di febbraio riflette questo processo – fa notare RSF –  poiché il conflitto fisico è stato preceduto da una guerra di propaganda».

La Cina, 175esima – in fondo alla classifica – si conferma come «Uno dei regimi autocratici più repressivi al mondo, usa il suo arsenale legislativo per confinare la sua popolazione e isolarla dal resto del mondo, in particolare la popolazione di Hong Kong (148esima), che è crollata nell’Indice».

Mentre l’Occidente fa una strana cernita di Paesi “democratici” e “affidabili” per comprare gas e petrolio e fare altri affari (o addirittura per indicarli come affidabili mediatori nella guerra ucraina), cresce il confronto tra “blocchi” e alcuni Paesi amici degli occidentali si scontrano aizzando le loro opinioni pubbliche con un’informazione sempre meno libera in società sempre più autoritarie. E’ il caso di India (150esima) e  Pakistan (157esima) dove due nazionalismi di destra, etnici e religiosi rischiano di provocare uno scontro nucleare che è già guerra di disinformazione.

Senza andare molto lontano, RSF denuncia che «La mancanza di libertà di stampa in Medio Oriente continua ad avere un impatto sul conflitto tra Israele (86esimo e sempre più autoritario), e Palestina (170esima e in mano alle due opposte fazioni dell’Autorità Palestinese e di Hamas)  e gli stati arabi.

Ma mentre facciamo le pulci democratiche agli altri, «La polarizzazione dei media sta alimentando e rafforzando le divisioni sociali interne nelle società democratiche come gli Stati Uniti (42esim), nonostante l’elezione del presidente Joe Biden. L’aumento della tensione sociale e politica è alimentato dai social media e dai nuovi media di opinione, soprattutto in Francia (26esima). La soppressione dei media indipendenti sta contribuendo a una forte polarizzazione in “democrazie illiberali” come la Polonia (66esima), dove le autorità hanno consolidato il loro controllo sulla radiodiffusione pubblica e la loro strategia di “ri-polonizzazione” dei media privati».

E l’Italia? Precipita dal 41esimo posto del 2021 al 58esimo del 2022. In Europa fanno peggio di noi solo la Grecia, i Paesi della ex Jugoslavia (escluse la Croazia e la Macedonia del Nord), l’Albania alcuni Paesi dell’ex Patto di Varsavia, ma fanno meglio dell’Italia  Repubblica Ceca, Slovacchia, Estonia, Lituania e Lettonia e addirittura la Moldova e l’Armenia . La libertà di stampa è migliore che in Italia in tutti i Paesi dell’Europa occidentale, sia con governi di destra che di sinistra. D’altronde, in Italia la concentrazione editoriale nelle mani di pochi è evidente, le voci indipendenti sono sempre meno e sempre più soffocate da problemi economici, e le  Fake News e la disinformazione in Italia hanno ormai raggiunto livelli da record mondiale. Per questo ci sopravanzano in classifica anche diversi Paesi latinoamericani e africani e anche diversi Paesi asiatici.

A capeggiare la classifica dell’Index di RSF sono ancora una volta Norvegia, Danimarca e Svezia, un trio che «Continua a fungere da modello democratico in cui fiorisce la libertà di espressione».  A seguire ci sono altri Paesi europei: Estonia (quarta) Finlandia (quinta), Irlanda (sesta), Portogallo (settimo) e poi la pacifista Costa Rica (ottava), la lituania (nona), il minuscolo Lichtenstein (decimo) e la Nuova Zelanda (11esima).

Moldova (da 89esima ea 40esima) e Bulgaria (da 112esima a 91esima) fanno un balzo in avanti in classifica «Grazie a un cambio di governo e la speranza che ha portato a un miglioramento della situazione per i giornalisti anche se gli oligarchi continuano a possedere o controllare i media».

La situazione è classificata come “pessima” in un numero record di 28 Paesi, mentre 12 Paesi, tra i quali  Bielorussia (153desima) e Russia (155esima), sono sulla lista rossa dell’Indice. I 10 peggiori Paesi al mondo per la libertà di stampa sono: Siria, Iraq, Cuba, Vietnam, Cina, Myanmar, dove il colpo di stato del febbraio 2021 ha riportato la libertà di stampa indietro di 10 anni, Cina, Turkmenistan,  Iran, Eritrea e, ultima, Corea del Nord.

Il segretario generale di RSF Christophe Deloire conclude: «Margarita Simonyan, caporedattrice di RT ( l’ex Russia Today ), ha rivelato cosa pensa veramente in una trasmissione televisiva di Russia One quando ha detto: “nessuna grande nazione può esistere senza il controllo sulle informazioni”. La creazione di armi mediatiche nei Paesi autoritari elimina il diritto all’informazione dei cittadini, ma è anche collegata all’aumento della tensione internazionale, che può portare al peggior tipo di guerre. A livello nazionale, la “Fox Newsization” dei media rappresenta un pericolo fatale per le democrazie perché mina le basi dell’armonia civile e del dibattito pubblico tollerante. Sono necessarie decisioni urgenti in risposta a questi problemi, promuovendo un New Deal per il giornalismo, come proposto dal Forum sull’informazione e la democrazia, e adottando un quadro giuridico adeguato, con un sistema per proteggere gli spazi di informazione democratici online».