La fusione dei comuni toscani e i parchi interregionali

[19 Ottobre 2015]

Il Pd toscano lancia l’addio ai campanili per favorire la fusione dei comuni, e la Toscana vorrebbe essere una regione pilota nella aggregazione intercomunale. Il testo di riforma del senato all’art. 31 del nuovo Titolo V stabilisce che ‘l’ordinamento, legislazione elettiva, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni e Citta Metropolitane, disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni’ appartengono allo Stato. È chiaro che la Regione dovrà agire d’intesa con lo Stato.

Quanto al ruolo primario, è singolare che nessuno abbia ricordato che molti anni fa la nostra Regione insediò – unica in Italia – le associazioni intercomunali. Lo scopo anche allora era quello di superare il campanilismo atavico. L’intento mirava a delineare in ambiti sovracomunali politiche di programmazione in raccordo con le province, almeno in Toscana impegnate a loro volta a dotarsi di compiti e ruoli non più circoscritti unicamente alla viabilità e ai malati di mente.

Quell’esperienza non durò molto, ma sicuramente contribuì in Toscana a far uscire comuni e province dall’isolamento campanilistico e a connotare l’iniziativa in senso programmatorio. Naturalmente le dimensioni, specie di talune associazioni che secondo alcuni avrebbero dovuto prefigurare futuri comuni, risultavano irrealistiche.

Certo oggi la fusione dei comuni soprattutto dopo l’abrogazione delle province – che si erano dotate con i piani territoriali di coordinamento di un ruolo preciso in ambiti definiti, in particolare con aree protette e gestioni dei fiumi come in agricoltura e foreste – richiederà che queste associazioni chiamate a  operare in aree vaste indefinibili e indefinite abbiano confini e compiti molto chiari. Che chiari possono essere solo se agiscono non solo come uffici anagrafici e simili, ma come protagonisti e titolari di ruoli di gestione programmata.

Oggi si parla molto in Toscana  di politica della costa, di gestione di boschi, dei fiumi e così via: qui i nostri comuni come la Regione devono fare i conti con i comuni e la regione dell’Emilia-Romagna come della Liguria dove operano –tanto per non dimenticarlo – parchi interregionali con piani interregionali e Bacini idrografici interregionali. È qui che i comuni non più soli ma fusi dovranno giocare la loro partita.

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