Il digital divide e l’8 marzo: i diritti digitali sono diritti delle donne (VIDEO)

In tutto il mondo è in corso un attacco ai diritti, alle libertà e al futuro di donne e ragazze

[7 Marzo 2023]

Aprendo la 67esima sessione della Commission on the Status of Women (CSW), la vice.segretaria generale dell’Onu e direttrice esecutiva di UN Women, Sima Bahous,  ha detto che «Ora il mondo si confronta con un nuovo tipo di povertà, che esclude le donne e le ragazze in modi devastanti: quella della povertà digitale.

Il digital divide è diventato il nuovo volto della disuguaglianza di genere, aggravata dall’ostracismo contro le donne e le ragazze che vediamo oggi nel mondo».

Alla vigilia dell’8 marzo, la giornata internazionale della donna, la Bahous ha però evidenziato che «La rivoluzione digitale offre opportunità senza precedenti per donne e ragazze. Allo stesso tempo, ha anche dato origine a nuove profonde sfide, aggravando fortemente le disuguaglianze di genere. La relazione del Segretario generale è inequivocabile. Non raggiungeremo la parità di genere senza colmare il digital divide».

Infatti, nel suo intervento António Guterres ha osservato che «Il CSW si sta iriunendo mentre i progressi sui diritti delle donne stanno svanendo, anche in paesi come l’Afghanistan, dove le donne e le ragazze sono state, in effetti, cancellate dalla vita pubblica, e mentre l’uguaglianza di genere sta allontanandosi sempre di più. La vostra attenzione quest’anno per colmare i gap di genere nella tecnologia e nell’innovazione non potrebbe essere più opportuna. Perché mentre la tecnologia avanza, le donne e le ragazze vengono lasciate indietro. La matematica è semplice: senza le intuizioni e la creatività di mezzo mondo, la scienza e la tecnologia realizzeranno solo la metà del loro potenziale. Poiché la disuguaglianza di genere è in definitiva una questione di potere, chiedo  un’azione urgente in tre aree, a partire dall’aumento dell’istruzione, del reddito e dell’occupazione per le donne e le ragazze, in particolare nel Sud del mondo. Occorre inoltre promuovere la piena partecipazione e la leadership delle donne e delle ragazze nel campo della scienza e della tecnologia. La comunità internazionale deve anche creare un ambiente digitale sicuro per donne e ragazze. A questo proposito, le Nazioni Unite stanno lavorando per promuovere un codice di condotta per l’integrità delle informazioni sulle piattaforme digitali, volto a ridurre i danni e aumentare la responsabilità».

Il capo dell’Onu ha poii ricordato che «Promuovere il pieno contributo delle donne alla scienza, alla tecnologia e all’innovazione non è un atto di beneficenza o un favore alle donne, ma un “must” a beneficio di tutti. La CSW è una dinamo e un catalizzatore per la trasformazione di cui abbiamo bisogno. Insieme, respingiamo la spinta verso la misoginia e andiamo avanti per le donne, le ragazze e il nostro mondo».

Ma la Bahous ha snocciolato cifre davvero preoccupanti che sono lo specchio di una regressione in corso: «I dati fanno riflettere. Le donne hanno il 18% in meno di probabilità rispetto agli uomini di possedere uno smartphone e molto meno probabilità di accedere o utilizzare Internet. Solo lo scorso anno, erano online 259 milioni di uomini in più rispetto alle donne. Solo il 28% dei laureati in ingegneria e il 22% dei lavoratori dell’intelligenza artificiale a livello globale sono donne, nonostante le ragazze eguaglino le prestazioni dei ragazzi nelle materie scientifiche e tecnologiche in molti Paesi. Nel settore tecnologico a livello globale, le donne non solo occupano meno posizioni, ma devono anche affrontare un gap retributivo di genere del 21%. Quasi la metà di tutte le donne che lavorano nella tecnologia ha subito molestie sul posto di lavoro. Il gap nell’accesso agli strumenti e alle opportunità digitali è più ampio laddove le donne e le ragazze sono spesso più vulnerabili. Questo gap colpisce in modo sproporzionato donne e ragazze con basso livello di alfabetizzazione o basso reddito, coloro che vivono in aree rurali o remote, migranti, donne con disabilità e donne anziane. Mette a repentaglio la nostra promessa di non lasciare indietro nessuno».

E queste differenze hanno gravi conseguenze per le donne e le ragazze: «Il digitali divide può limitare l’accesso delle donne alle informazioni salvavita, ai prodotti di denaro mobile, all’estensione dell’agricoltura o ai servizi pubblici online – ha ricordato la leader di UN Woman –  A sua volta, questo influenza fondamentalmente se una donna completa la sua istruzione, possiede il proprio conto in banca, prende decisioni informate sul proprio corpo, nutre la sua famiglia o ottiene un impiego produttivo. Fondamentalmente, il digital divide è pervasivo perché la tecnologia è pervasiva in tutti gli aspetti della nostra vita moderna».

Inoltre, occorre anche affrontare con fermezza le minacce alla sicurezza e al benessere delle ragazze derivanti da un abuso tecnologico: «Anche dove hanno accesso a strumenti e servizi digitali, la discriminazione ha preso piede e continua a trovare nuovi modi per negare loro i propri diritti – ha detto la Bahous  – Una ricerca ha dimostrato che l’80% dei bambini in 25 Paesi hanno riferito di sentirsi in pericolo di abuso e sfruttamento sessuale quando sono online, con le ragazze adolescenti che sono le più vulnerabili. Un sondaggio tra giornaliste donne di 125 Paesi ha rilevato che tre quarti avevano subito violenze online nel corso del loro lavoro e un terzo si era autocensurato in risposta. Le donne afghane che hanno parlato attraverso YouTube e blog hanno visto le loro porte contrassegnate dai talebani e molte sono fuggite dal loro Paese per mettersi in salvo. In Iran, e come rilevato nel rapporto del Segretario generale sulla situazione dei diritti umani in quel Paese, molte donne e ragazze continuano a essere prese di mira a causa della loro partecipazione a campagne online. Continuiamo a vedere gruppi radicali e alcuni governi che utilizzano i social media per prendere di mira le donne, in particolare le difensore dei diritti umani. Se temono rappresaglie, le attiviste  per i diritti delle donne non possono svolgere il proprio ruolo nel promuovere l’uguaglianza. Diventano, in effetti, invisibili.   Questa è la nuova repressione e oppressione digitale. Siamo totalmente solidali con le donne e le ragazze sottoposte a repressione e oppressione in tutto il mondo».

La vice-segretaria generale dell’Onu non si nasconde difficoltà e pericoli: «La realtà è che quelle forze e quegli attori che vorrebbero negare alle donne e alle ragazze i loro diritti sono tanto adattabili quanto malvagi. Quindi, dobbiamo adattarci più velocemente e in modo più efficace di loro, con risposte più forti, protezioni e, in definitiva, maggiore determinazione. La tecnologia e l’innovazione sono davvero fattori abilitanti. Ciò che consentono dipende da noi. Allo stesso tempo, la rivoluzione digitale offre il potenziale per un miglioramento senza precedenti nella vita delle donne e delle ragazze. Non dobbiamo respingerla».

Ma la ricerca di UN Women e DESA mostra che il progresso globale verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile  è diventato più precario che mai: «Viviamo in un mondo di poli-crisi che rendono il progresso sempre più disomogeneo anche nello spazio digitale, creando barriere nuove e uniche per donne e ragazze – ha sottolineato la Bahous – Queste crisi spaziano dalle sfide ancora irrisolte del Covid, al divario economico globale che  fa crescere disuguaglianze senza precedenti nell’accesso al cibo e all’energia, ai conflitti e all’instabilità come quelli in Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Myanmar, Territori palestinesi occupati, Ucraina e Yemen. Abbiamo bisogno di tutti gli incentivi che possiamo trovare per riportare in carreggiata gli SDG. La tecnologia e l’innovazione sono comprovati acceleratori per guidare progressi concreti, ancora una volta, attraverso l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.  Sfruttate in modo efficace, la tecnologia e l’innovazione possono cambiare le regole del gioco per catalizzare la riduzione della povertà, ridurre la fame, aumentare la salute, creare nuovi posti di lavoro, mitigare i cambiamenti climatici, affrontare le crisi umanitarie, migliorare l’accesso all’energia e rendere intere città e comunità più sicure e più sostenibili, a beneficio donne e ragazze. In innumerevoli modi, gli obiettivi di sviluppo sostenibile dipendono dalla capacità del mondo di sfruttare la tecnologia e l’innovazione. Guardate i social media. Hanno permesso alle donne, che cercavano disperatamente aiuto di fronte all’aumento della violenza domestica durante i lockdowns dovuti al COVID-19, di accedere a informazioni e supporto.  Ha generato “heat maps”  per focalizzare la risposta ai disastri, come più di recente nei tragici terremoti di Turchia e Siria. I social media sono stati un connettore cruciale per il movimento delle donne all’interno e tra i Paesi. La tecnologia ha facilitato il nostro lavoro attraverso l’audace mandato di UN Women. In paesi come il Niger e Haiti, siamo state in grado di digitalizzare la raccolta dei dati nelle valutazioni rapide di genere, risparmiando tempo e denaro, oltre a offrire una nuova e più potente gestione e visualizzazione dei dati. In Ucraina, le autorità nazionali, le organizzazioni della società civile e il settore privato stanno lavorando insieme per costruire soluzioni digitali che sostengano gli aiuti di genere, la ripresa economica e riducano i digital divide. Dall’intelligenza artificiale alla realtà virtuale, fino alla blockchain: le possibilità di sfruttare la tecnologia, salvare e migliorare vite e raggiungere la visione della Carta delle Nazioni Unite, in cui ogni membro della famiglia umana vive una vita di libertà e dignità, sembrano davvero illimitate.   Sta a noi decidere il corso che desideriamo tracciare e se, in ultima analisi, sfruttare l’opportunità che ci viene offerta per costruire un mondo migliore, senza lasciare indietro nessuna donna o ragazza nella rivoluzione digitale».

Poi la Bahous è passata a delineare le azioni necessarie: «La nostra sfida non è formare più donne o distribuire telefoni cellulari. Piuttosto, è per correggere le istituzioni e gli stereotipi di genere dannosi che circondano la tecnologia e l’innovazione che fanno fallire donne e le ragazze (…)  Innanzitutto, dobbiamo colmare il digital divide di genere. Ogni componente della società, in particolare i più emarginati, deve avere pari accesso alle competenze e ai servizi digitali. I servizi digitali, in particolare i servizi di e-government, devono essere personalizzati e accessibili a tutte le donne e le ragazze.  Secondo, dobbiamo investire nell’istruzione digitale, scientifica e tecnologica per ragazze e donne, comprese quelle ragazze che non hanno avuto l’istruzione elementare. Queste opportunità non possono limitarsi a fornire competenze informatiche di base. Devono estendersi all’intera gamma di funzionalità necessarie per garantire posti di lavoro del XXI secolo in un mondo digitale.  Terzo, dobbiamo garantire posti di lavoro e posizioni di leadership alle donne nei settori della tecnologia e dell’innovazione. Come ha affermato il Segretario generale: “C’è un grande pericolo per l’uguaglianza di genere, la misoginia è radicata nelle Silicon Valley di questo mondo”. Questo richiede un profondo cambiamento istituzionale. Tale onere ricade in gran parte sui leader del settore tecnologico.  Quarto, dobbiamo garantire la trasparenza e la responsabilità della tecnologia digitale. In base alla progettazione, la tecnologia deve essere sicura, inclusiva, conveniente e accessibile. Questo include garantire che i pregiudizi inconsci o consci non siano incorporati nelle nuove tecnologie e nel campo dell’intelligenza artificiale.  Quinto, dobbiamo porre i principi di inclusione, intersezionalità e cambiamento sistemico al centro della digitalizzazione.  Se le donne non sono incluse tra i creatori di tecnologia e intelligenza artificiale, o responsabili delle decisioni, i prodotti digitali non rifletteranno le priorità delle donne e delle ragazze. Dobbiamo garantire che le donne e le ragazze siano una parte centrale della progettazione, dello sviluppo e della diffusione della tecnologia.   Sesto, dobbiamo affrontare la disinformazione a testa alta e dobbiamo lavorare con gli uomini e i ragazzi per promuovere un comportamento online etico e responsabile e fare dell’uguaglianza una pietra angolare della cittadinanza digitale. Infine, dobbiamo compiere gli sforzi e gli investimenti necessari per garantire che gli spazi online siano privi di violenza e abusi, con meccanismi e chiare responsabilità per affrontare tutte le forme di molestia, discriminazione e incitamento all’odio. Abbiamo chiuso un occhio sui loro effetti dannosi per troppo tempo. La tecnologia dovrebbe liberare, sta invece aggravando la violenza, con comportamenti online che cercano di controllare, danneggiare, mettere a tacere o screditare le voci di donne e ragazze. Se non lasciamo questa Sessione dopo aver detto collettivamente, senza ambiguità, “basta, non più”, allora avremo fallito».

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