IEA: entro il 2016 le rinnovabili saranno la seconda fonte elettrica dopo il carbone

Lo afferma il rapporto dell’Agenzia Energetica Internazionale (IEA) “Medium-Term Renewable Energy Market Report”, presentato a Roma nell’ambito della visita della direttrice dell’IEA, Maria van der Hoeven, alla Farnesina

[9 Luglio 2013]

La visita della direttrice dell’IEA Maria van der Hoeven a Roma porta una ventata di ottimismo per il futuro delle fonti energetiche rinnovabili.

Secondo quanto previsto nel rapporto dell’Agenzia Energetica Internazionale, “Medium-Term Renewable Energy Market Report”, fra tre anni, su scala globale, le fonti rinnovabili diventeranno  la seconda fonte per la produzione di energia elettrica: supereranno dunque il gas, diventeranno il doppio del nucleare e saranno seconde solo al carbone.

Il rapporto prevede inoltre che entro il 2018, con le rinnovabili saremo in grado di coprire circa un quarto della potenza energetica mondiale.

Stime molto ottimistiche che partono dal dato reale registrato nel 2012, quando l’elettricità prodotta dalle rinnovabili è stata superiore a quella consumata in Cina, e sul fatto che gli investimenti dei paesi Emergenti (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) rappresenteranno nei prossimi 5 anni, circa i due terzi della produzione mondiale di energia rinnovabile.

Le stime del rapporto si basano inoltre sulla competitività – sempre più rilevante – dell’energia pulita rispetto alle fonti fossili: energia solare, eolica, bioenergia, energia geotermica, stanno infatti lentamente, ma con andamento costante guadagnando terreno e mercati a discapito delle vecchie forme di approvvigionamento energetico.

Di questo passo non solo per la produzione di energia elettrica si potranno realizzare gli scenari ipotizzati, ma nel giro di pochi anni anche le rinnovabili termiche riusciranno a soddisfare  il 10% del fabbisogno mondiale di calore, che attualmente si attesta all’8%.

Un percorso che si potrà realizzare a patto però di mantenere un costante approccio a supporto delle misure che prevedono lo scenario low carbon, per garantire un mercato affidabile.  La direttrice della IEA ha infatti spiegato che «l’incertezza politica è il nemico pubblico numero uno per gli investitori» e che «c’è bisogno di politiche a lungo termine che prevedano un quadro normativo compatibile con gli obiettivi previsti dalla Comunità internazionale e dalla società».

«Molte rinnovabili non hanno più bisogno di alti incentivi – ha continuato Maria van der Hoeven – ma hanno ancora bisogno di politiche di lungo termine che consentano la formazione di un mercato affidabile e di una cornice di regole compatibile con gli obiettivi sociali» mentre «a livello globale i sussidi ai combustibili fossili restano sei volte più alti degli incentivi alle rinnovabili».

I dati IEA relativi ai diversi settori delle rinnovabili rilevano che idroelettrico, geotermia e impianti a biomasse di grande taglia sono già competitivi laddove queste risorse esistono in gran quantità. L’eolico, in particolare in paesi come l’Australia, la Nuova Zelanda, la Turchia, e in alcune aree del Cile e del Messico, è già competitivo rispetto ai nuovi impianti a carbone o a gas.

Il fotovoltaico, se si confronta il costo del consumo sul posto ai prezzi dell’energia distribuita in rete, è conveniente in Spagna, Italia, Germania del Sud, California del Sud, Australia e Danimarca.

Riguardo al nostro Paese, il rapporto evidenzia che le rinnovabili hanno fornito nel 2012 il 31% della produzione elettrica lorda, di cui il 6% derivante dal fotovoltaico e il 4,5% dall’eolico.

L’ulteriore sviluppo delle rinnovabili in Italia è però condizionato da due fattori: il primo è determinato dalla rete di trasmissione, che deve essere migliorata, in particolare, per collegare meglio Nord e Sud e permettere il migliore sfruttamento del potenziale eolico.

Il secondo fattore condizionante è il superamento delle difficoltà che frenano oggi il consumo dell’energia prodotta con il fotovoltaico sul posto. «L’autoconsumo – avverte, infatti, la direttrice della IEA – sarà un fattore chiave per la distribuzione nel medio termine».