Alexis Tsipras si dimette, la Grecia torna alle urne: il discorso integrale ai cittadini

«Greche e greci, sento il profondo obbligo morale e politico di mettere al vostro giudizio tutto quello che ho fatto»

[21 Agosto 2015]

In un accorato discorso alla nazione, ieri il premier greco Alexis Tsipras ha annunciato le dimissioni sue e del suo governo: dopo neanche 8 mesi dal 25 gennaio 2015, quando Syriza conquistò le ultime elezioni elleniche, il prossimo 20 settembre in Grecia si tornerà alle urne. L’ala radicale del partito ha abbandonato l’ormai ex premier, e correrà da sola. Per la Grecia si apre una nuova, difficile parentesi nei lunghi anni di crisi che hanno schiacciato il Paese come nessun altro, e con l’avvallo del resto d’Europa.

«Voglio essere assolutamente sincero con voi – ha dichiarato Tsipras rivolgendosi ai cittadini greci –Non abbiamo trovato l’accordo che volevamo prima delle elezioni di gennaio. Non abbiamo affrontato però neanche la reazione che ci aspettavamo. In questa battaglia abbiamo fatto concessioni. Ma abbiamo portato un accordo che, date le circostanze prevalentemente negative in Europa e dato che abbiamo ereditato dal governo precedente l’assoluto aggancio del Paese alle condizioni dei memorandum, era il migliore che si potesse avere». Le valutazioni di merito spetteranno al popolo greco. Al resto dei Paesi europei, e mediterranei in particolare (con l’Italia in prima fila) l’amara consapevolezza di aver abbandonato la Grecia al suo destino, verso un fallimento condiviso.

Di seguito la traduzione integrale delle parole dell’ex premier greco Alexis Tsipras, pronunciate ieri:

Greche e greci, negli ultimi mesi abbiamo passato tutti noi momenti difficili e drammatici. La dura trattativa con i creditori è stata una grande prova per il governo e per il Paese. Le pressioni, i ricatti, gli ultimatum, l’asfissia del credito hanno portato a una situazione senza precedenti. Tutti l’ha abbiamo vissuta. Ma tutti abbiamo mostrato la pazienza, la calma, la resistenza del nostro popolo. La determinazione popolare che ha registrato il referendum. La decisione di cambiare le cose, di cambiare il Paese, di cambiare tutto ciò che ci ha portato alla crisi e la frammentazione sociale.

Cerchiamo di essere chiari: senza questa determinazione popolare i creditori o avrebbero imposto assolutamente la loro volontà o ci avrebbero portato al disastro. Questa determinazione è stata presente in ogni fase dei negoziati. Questa determinazione ha offerto forza alla nostra resistenza, alla nostra battaglia giorno per  giorno, contro le a volte assurde richieste e le minacce dei creditori.

Oggi questa difficile fase si conclude in modo permanente con la ratifica dell’accordo e l’erogazione della prima tranche di 23 miliardi di euro e il pagamento delle obbligazioni del Paese sia all’estero che all’interno. L’economia respira. Il mercato sarà normalizzato. Le banche dovranno lentamente trovare il loro ritmo normale. Non si tratta, naturalmente, della fine della difficile situazione che stiamo vivendo ormai da cinque anni. Ma ho la convinzione che può essere dimostrata dal lavoro e dalla coerenza di tutti noi, l’inizio della fine di questa situazione difficile: il passo decisivo verso la normalizzazione del finanziamento della nostra economia. Un principio che non è facile, ma che ci offre prospettive e opportunità. Basta che la società resti in piedi e presente. Calma ed esigente come finora.

Greche e greci, voglio essere assolutamente sincero con voi. Non abbiamo trovato l’accordo che volevamo prima delle elezioni di gennaio. Non abbiamo affrontato però neanche la reazione che ci aspettavamo. In questa battaglia abbiamo fatto concessioni. Ma abbiamo portato un accordo che, date le circostanze prevalentemente negative in Europa e dato che abbiamo ereditato dal governo precedente l’assoluto aggancio del Paese alle condizioni dei memorandum, era il migliore che si potesse avere. Questo accordo siamo obbligati a rispettarlo, ma contemporaneamente daremo battaglia per ridurre al minimo le conseguenze negative. Nell’interesse dei molti. Al fine di riconquistare al più presto la nostra sovranità di fronte ai creditori. Senza accettare come verità infallibili le loro interpretazioni. Senza accettare tagli orizzontali, le atrocità sui diritti del lavoro, il dissanguare sempre le più deboli forze sociali.

Abbiamo già dimostrato che sappiamo e possiamo lottare per raggiungere molte cose. Ricordate solo quale era la posizione dei partner prima di questo accordo: una proroga di cinque mesi del programma precedente, la piena applicazione degli impegni del governo precedente, e dopo nuovi prerequisiti per il finanziamento del Paese. A oggi, e dopo il referendum, abbiamo approvato un accordo triennale, con un finanziamento assicurato. Ricordate anche che ci avevano chiesto l’abolizione immediata delle pensioni EKAS, la privatizzazione della rete di energia elettrica e della “piccola DEH – Enel”. Queste cose non le abbiamo accettate, e abbiamo vinto. Avevano chiesto anche l’applicazione immediata della clausola per il deficit pari a zero per i fondi integrativi dei pensionati; nell’accordo vi è un riferimento esplicito alla ricerca di misure equivalenti, e siamo pronti a dare questa battaglia. Anche il ritorno dei rapporti di lavoro e l’impedimento dei licenziamenti collettivi nel settore privato sono nel nostro obiettivo irremovibile, e penso che raggiungeremo anche questo. I licenziamenti nel settore pubblico sono ormai alle spalle, e sono tornati i custodi delle scuole, le donne delle pulizie e il personale amministrativo nelle università. Negli ospedali non c’è più il ticket dei 5 euro, mentre si fa strada la procedura per assumere 4.500 tra medici e infermieri, che sono assolutamente necessari, attraverso un concorso pubblico ASEP.

Non dimentichiamo che abbiamo concordato cifre drammaticamente inferiori per i surplus primari rispetto a quelle del governo precedente, con il risultato il risanamento dei conti pubblici, cioè le misure necessarie, saranno inferiori di 20 miliardi di euro. Inoltre, il nuovo accordo di finanziamento non è sottoposto al Diritto inglese con caratteristiche coloniali che avevano accordato i governi greci negli accordi precedenti, ma si riferisce al Diritto europeo e internazionale, mentre il nostro Paese mantiene tutti i privilegi e le immunità che proteggono la proprietà pubblica. E infine, per la prima volta in modo cosi esplicito e inequivocabile, si determina la procedura per la riduzione del valore del debito greco, che è forse il nodo più importante per risolvere il problema greco.

Abbiamo guadagnato allora terreno significativo, senza che ciò significhi che abbiamo ottenuto quello che noi e la gente ci aspettavamo.

Greche e greci, ora che questo ciclo difficile si conclude. E a differenza del solito atteggiamento di molti che si considerano purtroppo autorizzati a mantenere i posti, gli offici, gli incarichi indipendentemente dalle condizioni e circostanze, sento il profondo obbligo morale e politico di mettere al vostro giudizio tutto quello che ho fatto.  Le cose giuste e gli errori. Gli successi e le omissioni.
Per questo ho deciso di recarmi presto al Presidente della Repubblica a presentare le mie dimissioni e le dimissioni del governo. Il mandato popolare che ho preso il 25 gennaio ha esaurito i suoi limiti. E ora deve prendere di nuovo la parola il popolo sovrano. Voi, con il vostro voto, deciderete se abbiamo rappresentato il Paese con la determinazione e il coraggio che richiedevano i difficili negoziati con i creditori. Voi, con il vostro voto, deciderete se l’accordo ottenuto offre le condizioni per superare l’attuale impasse, per recuperare l’economia, per imboccare infine la strada per lasciare indietro i memorandum e la crudeltà comportano. Voi, con il vostro voto, deciderete chi e come può portare la Grecia nella difficile ma alla fine promettente strada che si apre davanti a noi. Chi e come potrà negoziare meglio la riduzione del debito. Chi e come potrà procedere con passo sicuro e costante alle necessarie, profonde e progressiste riforme di cui abbiamo bisogno.

E infine, con il vostro voto, voi vi giudicherete tutti. Tutti quanti abbiano dato battaglia dentro e fuori il Paese, per non trovare la Grecia al plotone di esecuzione. E quelli che invocando la coerenza ideologica e sostengono pertanto che la Grecia ha bisogno di crediti, cioè memorandum, ma con la dracma, commettono l’estrema incoerenza di convertire in minoranza parlamentare la maggioranza che il nostro popolo ha dato per la prima volta al paese, in un governo di Sinistra. Ma anche quelli del vecchio sistema politico e i centri d’intreccio, che per tutto questo tempo ci chiamavano e ci facevano pressioni, coordinati con i più duri centri dei creditori, per firmare qualsiasi cosa che ci mettevano davanti. Calunniando anche la nostra resistenza come fosse ostruzionismo.

Greche e greci, mi rimetto al vostro giudizio con la mia coscienza tranquilla. Orgoglioso per la battaglia che io e il mio governo abbiamo dato. Mi sono sforzato tutto questo tempo per attenermi a ciò che abbiamo promesso. Abbiamo negoziato duramente e con persistenza per lungo tempo. Abbiamo resistito alle pressioni e ai ricatti. Siamo arrivati, è vero, in situazioni limite per il popolo e per l’economia. Abbiamo fatto, tuttavia, del caso della Grecia una questione globale. Abbiamo fatto la resistenza del nostro popolo bandiera e incentivo di lotta per gli altri popoli europei. E l’Europa non è la stessa dopo questi difficili sei mesi. L’idea che si possa finalmente mettere fine all’austerità guadagna terreno. Le differenze tra le forze democratiche e progressiste europee sono sempre più sentite. E noi, la Grecia, con prestigio e un raggio di azione molte volte più grande della nostra dimensione abbiamo giocato e giochiamo un ruolo di primo piano nei cambiamenti a venire. Nel dibattito per il futuro dell’Europa la Grecia sarà in prima linea.

Ieri con una mia lettera ho chiesto dal presidente del Parlamento europeo che il Parlamento europeo acquisisca come istituzione con una legittimazione democratica diretta, un ruolo attivo nel programma di finanziamento greco. La trasparenza, l’aperto dibattito democratico, il fatto democratico di rendere conto delle azioni di tutti, la valutazione dell’impatto che queste hanno, dovrà essere ormai parte integrante dell’applicazione del nostro accordo con i partner.

Greche e greci, per tutto questo il tempo, nonostante le condizioni dure e difficili del negoziato abbiamo ottenuto anche di lasciare dietro di noi un esempio diverso di governo. Abbiamo legiferato il pagamento dei debiti arretrati dello Stato in cento rate, abbiamo preso le misure per la crisi umanitaria, abbiamo riaperto la televisione pubblica ERT, abbiamo presentato il disegno di legge per le frequenze radiotelevisive, abbiamo votato la legge per gli immigrati, abbiamo fatto un intervento decisivo per fermare le miniere d’oro a Skouries e fermare un crimine ambientale, e decine di altre misure e iniziative, che dimostrano questo nuovo modo di governare. E dimostrano inoltre la nostra decisione di cambiare con coraggio e fiducia il Paese, utilizzando il sostegno sociale per obiettivi di riforma. Davanti a noi abbiamo ancora da fare molte battaglie difficili, questa volta all’interno del Paese. La battaglia contro gli interessi loschi e intrecciati, contro la corruzione, è appena iniziata.

La battaglia per far pagare finalmente gli eterni vincitori, che nessuno fino a oggi ha avuto il coraggio di toccare. La battaglia per portare alla giustizia coloro che fino a ora sono rimasti al di sopra della legge. La lotta contro l’evasione fiscale, per un sistema fiscale giusto e stabile. La battaglia delle battaglie per cambiare lo Stato e farlo diventare ogni giorno più efficiente. Più amichevole per il cittadino. Più ostile ai favori politici e clientelari, il favoritismo del partito che governa e la corruzione. E tutte queste cose richiedono un mandato chiaro, un governo forte, stabile e senza un vacillante percorso. E soprattutto richiedono di tener lo stesso passo con la società. Con tutti coloro che vogliono cambiamenti con democrazia, riforme con segno progressista, trasparenza e giustizia.

Greche e greci, nonostante le difficoltà, rimango ottimista. Credo che non abbiamo ancora vissuto i giorni più belli, intrappolati dentro la tanaglia del negoziato. Chiederò il voto del popolo greco, per governare e per sventolare tutti gli aspetti del nostro programma di governo. Più esperti, più preparati, più terra terra, ma sempre impegnati per l’obiettivo finale di una Grecia libera, democratica e socialmente giusta, saremo diritti in piedi e coerenti alle nuove condizioni e sfide. Vi assicuro che non consegnerò e non consegneremo lo scudo delle nostre idee e dei nostri valori. A nessuno e di fronte a nessuna difficoltà. E vi invito, tutti insieme, con calma e con decisione a combattere la difficile battaglia per rimettere la nostra patria sui suoi piedi.  Per affrontare questi tempi difficili con la Grecia e la democrazia nelle nostre mani. E alzarla in alto. Vi ringrazio.

di Alexis Tsipras

Traduzione a cura di A. Panagopoulos, L’altra Europa con Tsipras