World economic forum: comizio elettorale di Trump contro i “profeti di sventura”

Greta e i giovani ai potenti della Terra: smettetela immediatamente con i sussidi ai combustibili fossili

[21 Gennaio 2020]

L’atteso intervento del presidente statunitense Donald Trump al World economic forum di Davos si è risolto in uno spottone elettoralistico che ha praticamente evitato ogni confronto con il precedente intervento di Greta Thunberg, anche perché tra i due non corre nessuna simpatia, mentre Trump dichiara ai quattro venti i suoi buoni rapporti con gli uomini forti del pianeta, dal dittatore nordcoreano Kim jong-Un a Vladimir Putin e, oggi, al presidente cinese Xi Jinping.

E’ il secondo intervento di Trump e se a Davos  due anni fa aveva annunciato: «Metterò sempre l’America al primo posto … Ma America First non significa solo l’America», oggi ha detto che, come aveva previsto, gli Usa si stanno godendo il «Grande ritorno americano. Oggi sono orgoglioso di dichiarare che gli Stati Uniti sono nel bel mezzo di un boom economico che non si è mai visto prima. Sapevo che se avessimo liberato il potenziale del nostro popolo, tagliato le tasse, tagliato i regolamenti, risolto accordi commerciali in pezzi e sfruttato completamente l’energia americana, la prosperità sarebbe tornata fragorosamente … ed è esattamente quello che è successo. Anni di stagnazione economica (in realtà gli Usa crescevano forte già con Barack Obama, ndr) hanno lasciato il posto a un geyser ruggente di opportunità».

Quanto alla guerra economica con la Cina sembra già una cosa del passato. Dopo aver elencato le concessioni che Trump dice che la Cina ha fatto sul commercio, in particolare nella proprietà intellettuale, ponendo fine ai «trasferimenti forzati di tecnologia forzata», eliminando le barriere commerciali sui beni agricoli, aprendo ai capitali e mantenendo la valuta stabile, Trump ha affermato che «In questo momento, il nostro rapporto con la Cina probabilmente non è mai stato migliore. Il mio rapporto con Xi è straordinario. Lui è per la Cina, io sono per gli Stati Uniti, ma a parte questo ci amiamo».

All’ambiente, che pure è al centro delle preoccupazioni del World economic forum 2020, Trump ha riservato un piccolo spazio, non risparmiando una frecciatina a Greta Thunberg. Sorvolando sul fatto che è un negazionista climatico e che è comunque convinto che il riscaldamento globale sia in gran arte di origine naturale e che quindi non si debba fare praticamente nulla per combatterlo, Trump ha detto, tra gli applausi, che «Oggi sono lieto di annunciare che gli Stati Uniti si uniranno alla one trillion trees initiative lanciata qui al World economic forum. Questo non è il momento del pessimismo. Questo è il momento dell’ottimismo … ma per abbracciare il domani dobbiamo respingere i molti profeti di sventura». E, probabilmente, per Trump una di loro ha 17 anni, è svedese e ha le trecce. Che poi Trump abbia fatto uscire gli Usa dall’Accordo di Parigi e abbia tagliato tutti i finanziamenti climatici ai Paesi in via di sviluppo non sarà certo risarcito con un modesto investimento per piantare alberi: questo non è risarcimento ambientale, è sfrontato greenwashing politico a basso costo.

Era atteso il confronto tra Trump e Greta Thunberg che in realtà non è intervenuta alla tribuna di Davos, ma ha partecipato al forum “Forging a Sustainable Path towards a Common Future” insieme ad altri giovani attivisti climatici per discutere di cosa vogliono dai leader mondiali e di come combattere gli haters che imperversano sui social network e sui media tradizionali. La sessione è stata moderata da Edward Felsenthal, di Time che, facendo arrabbiare non poco Trump, ha dichiarato Greta persona dell’anno.

Nel suo intervento Greta ha detto che nel 2019 «In un certo senso, sono successe molte cos. La mobilitazione di massa dei giovani di tutto il mondo ha messo il clima in cima all’agenda politica. Le persone sono più generalmente consapevoli ora. Il clima e l’ambiente sono temi caldi. Ma, ed è un grande ma, visto da un’altra prospettiva, non è stato fatto praticamente nulla. Le emissioni di gas serra sono aumentate. E’ solo l’inizio, si inizi ad ascoltare la scienza e si inizi a considerare la crisi per quello che è. Non sono una che può lamentarsi di non essere ascoltata: vengo ascoltata continuamente. Ma in generale la scienza e la voce dei giovani non sono al centro della discussione».

Rispondendo a una domanda sugli gli haters che la attaccano la Thunberg ha citato il rapporto Ipcc del 2018 che ha avvertito che «c’è molto poco spazio per emettere più anidride carbonica senza conseguenze disastrose per il mondo. So che non vogliono sentirne parlare. Non vogliono parlarne. Ma vi assicuro che continuerò a ripetere questi numeri finché non lo faranno». E ogni riferimento a Trump era voluto.

Cosa avrebbe detto al 50esimo World economic forum Greta lo aveva anticipato sul suo blog su The Guardian: «Saranno presenti giovani attivisti climatici e  strikers  di tutto il mondo per fare pressione su questi leader. Chiediamo che al Forum di quest’anno, i partecipanti di tutte le compagnie, banche, istituzioni e governi interrompano immediatamente tutti gli investimenti nell’esplorazione e nell’estrazione di combustibili fossili, la smettano immediatamente con tutti i sussidi per i combustibili fossili e immediatamente e completamente disinvestano dai combustibili fossili. Non vogliamo che queste cose vengano fatte entro il 2050, il 2030 o addirittura il 2021, vogliamo che questo avvenga ora, proprio in questo momento. Comprendiamo e sappiamo molto bene che il mondo è complicato e che quel che chiediamo potrebbe non essere facile. Ma anche la crisi climatica è estremamente complicata, e questa è un’emergenza. In caso di emergenza, esci dalla tua comfort zone e prendi decisioni che potrebbero non essere molto comode o piacevoli. E siamo chiari: non c’è niente di facile, comodo o piacevole nel clima e nell’emergenza ambientale».

Greta dice che i giovani sono delusi dalle generazioni più anziane e da quelle al potere: «Ad alcuni può sembrare che stiamo chiedendo molto. Ma questo è solo il minimo sforzo necessario per avviare una rapida transizione sostenibile. Il fatto che questo, ancora nel 2020, non sia già stato fatto è, francamente, una vergogna. Tuttavia, secondo il rapporto di Rainforest Action dall’accordo di Parigi del 2015, 33 grandi banche globali hanno investito collettivamente 1,9 trilioni di dollari in combustibili fossili. L’FMI ​​ha concluso che nel solo 2017 il mondo ha speso 5,2 miliardi di dollari in sovvenzioni ai combustibili fossili. Questo deve finire. Il mondo della finanza ha una responsabilità verso il pianeta, le persone e tutte le altre specie che ci vivono. In effetti, dovrebbe essere nell’interesse di ogni impresa e stakeholder assicurarsi che il pianeta su cui vivono prospererà. Ma la storia non ha dimostrato la volontà del mondo del business di ritenersi responsabile. Quindi tocca a noi, i ragazzi, farlo. Chiediamo ai leader mondiali di smettere di investire nell’economia dei combustibili fossili che è al centro di questa crisi planetaria. Invece, dovrebbero investire i loro soldi nelle tecnologie sostenibili esistenti, nella ricerca e nel ripristino della natura. Il profitto a breve termine non deve prevalere sulla stabilità della vita a lungo termine».

Il teama del Wef 2020 è “stakeholders for a cohesive and sustainable world” e Greta ricorda che «Secondo il sito web del Forum, i leader si incontreranno per discutere idee e migliorare i nostri progressi globali sui cambiamenti climatici. La richiesta che facciamo loro forse non è così inverosimile considerando che dicono di capire e di dare priorità a questa emergenza. Nulla di meno che interrompere immediatamente questi investimenti nell’industria dei combustibili fossili sarebbe un tradimento della vita stessa. L’attuale business as usual  si sta trasformando in un crimine contro l’umanità. Chiediamo ai leader di fare la loro parte nel porre fine a questa follia. È in gioco il nostro futuro, bisogna che sia il loro investimento».

Un investimento sul futuro che Donald Trump non intende assolutamente fare, preso come è dal suo presente fatto di un’eterna campagna elettorale.