Vietnam: dopo le alluvioni, milioni di persone colpite da un tifone devastante

Ma il governo vietnamita non sembra aver imparato la lezione di uno sviluppo insostenibile

[30 Ottobre 2020]

Il 28 ottobre, intorno alle 11,00 ora locale, il grosso tifone Molave ha investito il Vietnam centrale colpendo milioni di persone, tra i quali almeno 2 milioni e mezzo di bambini, in una regione che dal 6 ottobre e ha subito inondazioni – definiste “storiche” dal governo – e frane innescate da acquazzoni torrenziali, tempeste tropicali e forti depressioni che avevano già provocato almeno 130 morti..

Ieri le vittime e i dispersi provocati da Molave erano almeno 174, ma nessuno sa davvero quanti siano quelli finiti sotto le frane che hanno colpito diversi villaggi dell’interno.

Secondo l’agenzia meteorologica vietnamita, Molave è una delle più forti tempeste che hanno colpito il Paese negli ultimi 20 anni e sta provocando piogge estreme che continueranno nei prossimi giorni, aggravando la già precaria situazione in cui versano molte famiglie.

L’Unicef sottolinea che «Per le popolazioni colpite, le loro case rimangono gravemente danneggiate, le loro scorte di cibo sono andate perse, non hanno accesso all’acqua pulita per bere, lavarsi e cucinare e i sistemi idrici e igienico-sanitari sono stati danneggiati. Molte persone sono state trasferite nei centri di evacuazione, anch’essi colpiti dalle inondazioni, il che ha creato condizioni igieniche e sanitarie difficili per la popolazione sfollata, principalmente donne, bambini e anziani. A questo si aggiunge il trauma delle tempeste violente e delle acque impetuose, che per una popolazione dove molti non sanno nuotare, crea paura e impatta sul benessere mentale».

Nella regione centrale del Vietnam molte scuole nelle ultime settimane sono state chiuse, «Con la conseguente perdita di tempo prezioso per l’apprendimento – evidenzia l’Unicef – una situazione già limitata da Covid-19. Anche i centri sanitari sono stati danneggiati e donne e bambini non sono in grado di accedere ai servizi sanitari di base».

L’agenzia Onu per l’infanzia si è mobilitata per fornire acqua di emergenza, alimentazione, servizi igienico-sanitari, istruzione e protezione e si sta coordinando con il governo vietnamita e altre agenzie umanitarie per raggiungere i più vulnerabili e colpiti.

Il tifone ha anche danneggiato infrastrutture vitali, provocando black out dell’elettricità e interrompendo le strade, privando così numerose comunità di assistenza e protezione.

L’ufficio del coordinator residente dell’Onu in Vietnam a stimato che nelle aree colpite vivono 7,7 milioni di persone, 1,5 milioni delle quali sono state colpite da Molave  in maniera diretta e tra quest’ultime ci sono almeno 177.000 persone considerate vulnerabili, cioè poveri o sulla soglia della povertà, che secondo l’Onu dovrebbero essere ritenute prioritarie per ricevere gli aiuti umanitari.

Le agenzie Onu e i loro partner vietnamiti stanno elaborando un piano di risposta multisettoriale per sostenere i soccorsi di emergenza. Anche l’esercito vietnamita ha dispiegato truppe e veicoli per missioni di ricerca e salvataggio.

Il tifone ha colpito il Vietnam mentre nelle province di Ha Tinh, Quang Binh, Quang Tri, Thua Thien-Hue e Quang Nam erano già in corso lavori  per liberare le strade bloccate o danneggiate da frane e inondazioni e si prevedeva già un costo di circa 2,35 trilioni di Dong (101,5 milioni di dollari. Le inondazioni che hanno preceduto  Molave avevano sommerso 290.000 case e vaste aree di terreno agricolo e ucciso moltissimi capi di bestiame, facendo danni che secondo il governo di Hanoi erano già «I peggiori degli ultimi cinque anni».

Ma prima che la regione potesse riprendersi nelle province di Quang Nam e Quang Ngai è arrivato Molave, portando piogge più intense e venti ancora più forti di quelli dei giorni precedenti. Almeno 15 persone sono state uccise da frane e altre 38 sono ancora disperse.

Ma a quanto pare, di fronte alle strade portate via dalle inondazioni, il governo comunista vietnamita non ha imparato la lezione e ha detto che nelle aree con terreno accidentato e in quelle che sono frequentemente colpite da inondazioni e tempeste, prenderà in considerazione «soluzioni come l’utilizzo di cemento resistente all’acqua per costruire strade invece dell’asfalto».

Ha ragione la giornalista vietnamita Phan Duong che su VN Express International scriva che «Quando si verifica un disastro naturale, c’è troppa attenzione sul soccorso post-inondazioni, sebbene sia solo una parte del quadro generale. Ricostruire i mezzi di sussistenza e ricostruire la vita di milioni di persone nella regione centrale è ora una seria sfida in quello che è già stato un anno disastroso».

Eppure, il 21 ottobre il governo del Vietnam, la Banca mondiale e il Global Facility for Disaster Reduction and Recovery hanno pubblicato il rapporto “Resilient Shores : Vietnam’s Coastal Development Between Opportunity and Disaster Risk” dal quale emerge che «La costa del Vietnam è sempre più esposta a disastri naturali, con conseguenti perdite umane ed economiche significative, ma le attuali misure di gestione del rischio si dimostrano inadeguate. E’ urgentemente necessaria una nuova strategia di sviluppo della resilienza. altrimenti, un’ulteriore crescita economica dell’ordine di miliardi di dollari nel prossimo decennio potrebbe essere spazzata via da shock naturali».

La variegata costa del Vietnam si estende per oltre 3.000 chilometri. La ricchezza di risorse naturali della costa fornisce mezzi di sussistenza a circa 47 milioni di persone o metà della popolazione del Paese. La regione subisce anche il peso maggiore dei disastri naturali che colpiscono regolarmente il Vietnam.

Secondo la Banca Mondiale «Le tempeste e le inondazioni devastanti in corso che hanno colpito la parte centrale del Vietnam sono l’ultima prova di una preoccupante tendenza all’intensificazione dei rischi naturali, che sono già stati sostanziali, a causa della rapida urbanizzazione, dello sviluppo economico e del cambiamento climatico».

I dati e le statistiche di  Resilient Shores dovrebbero far riflettere il governo vietnamita su quanto sia vulnerabile la costa e su chi e cosa viene maggiormente colpito.

Una settimana prima dell’arrivo del tifone Molave, il direttore generale della Vietnam disaster management authority del ministero dell’agricoltura e dello sviluppo rurale del Vietnam, Tran Quang Hoai, diceva che «Per garantire lo sviluppo sostenibile delle zone costiere del Vietnam, non possiamo ignorare le sfide degli shock naturali e del cambiamento climatico. Per garantire la prosperità, dobbiamo investire nella resilienza»

Il rapporto stima che nelle province costiere vietnamite 12 milioni di persone siano esposte alla minaccia di intense inondazioni e che oltre il 35% degli insediamenti si trovi su coste in erosione e avverte che «Ogni anno, una media di 852 milioni di dollari – o lo 0,5% del PIL – e 316.000 posti di lavoro in settori economici chiave sono a rischio di inondazioni fluviali e costiere. Anche le strutture e le infrastrutture pubbliche sono a rischio, il che significa interruzione dell’erogazione del servizio nel momento in cui sono più necessarie. Le gravi inondazioni colpiscono direttamente il 26% degli ospedali pubblici e dei centri sanitari e l’11% delle scuole della regione. Più di un terzo della rete elettrica del Vietnam si trova in aree boschive, a rischio di essere danneggiato dagli alberi caduti a causa dalle tempeste».

La Banca mondiale evidenzia che «Nonostante i molti progressi nell’ultimo decennio, l’attuale programma di gestione del rischio del Vietnam deve ancora affrontare sfide significative». Le principali carenze individuate dal rapporto comprendono «informazioni sui rischi frammentate e incomplete e un’applicazione inefficace delle normative correlate come la pianificazione del territorio, i regolamenti edilizi, gli standard di sicurezza e la manutenzione sistematica dei sistemi infrastrutturali». Ad esempio, i due terzi del sistema di dighe marittime del Vietnam non soddisfa i requisiti di sicurezza prescritti. Carolyn Turk, direttrice  nazionale per il Vietnam della Banca mondiale, ammonisce: «Se gli attuali trend di rapido sviluppo economico nelle aree ad alto rischio continueranno, le perdite in caso di catastrofi sono destinate ad aumentare. E’ tempo di un nuovo approccio per bilanciare i rischi e le opportunità in modo che le regioni costiere del Vietnam possano continuare a essere un motore di crescita ma resiliente agli shock».

Per questo il rapporto presenta un piano d’azione concreto in cinque aree strategiche che deve essere implementato immediatamente e con decisione, soprattutto dopo i disastri creati dalle alluvioni e dal tifone.

Ecco cosa prevede: Rafforzare i dati e gli strumenti decisionali creando database delle calamità naturali apertamente accessibili, nonché sistemi di gestione delle risorse per le infrastrutture critiche; Fattorizzazione dei rischi nella zonizzazione e nella pianificazione del territorio sulla base delle migliori informazioni disponibili; Rafforzare la resilienza dei sistemi infrastrutturali e dei servizi pubblici potenziando tali asset nelle aree più esposte e sotto-protette e aggiornando gli standard di sicurezza esistenti; Sfruttare soluzioni basate sulla natura attingendo alla funzione protettiva e al contributo economico degli ecosistemi in modo sistematico; Migliorare la preparazione alle catastrofi e la capacità di risposta aggiornando il sistema di allerta precoce, rafforzando la capacità di risposta locale, migliorando le reti di sicurezza sociale e implementando un finanziamento globale del rischio.

La variegata costa del Vietnam si estende per oltre 3.000 chilometri. La ricchezza di risorse naturali della costa fornisce mezzi di sussistenza a circa 47 milioni di persone o metà della popolazione del Paese. La regione subisce anche il peso maggiore dei disastri naturali che colpiscono regolarmente il Vietnam.

Phan Duong conclude: «Affrontare le conseguenze delle inondazioni offre al governo l’opportunità di modificare le sue politiche. Le autorità dovrebbero prendere le decisioni appropriate per rimuovere le barriere inutili, aprendo la strada a un aumento della tolleranza e della fiducia, che aiuterebbe a sanare le ferite causate dai disastri naturali. Un piano di ricostruzione tempestivo e sostanziale per persone più povere contribuirà a lenire le ferite economiche aperte dalla regione centrale, a sostenere la crescita e a portare a una visione di sviluppo sostenibile per il Paese».