Verdi e Sinistra europea contro il nucleare e il gas nella Tassonomia Ue. Giorno buio per il clima

Think tank ECCO: le conseguenze per l’Italia e per l’Europa

[6 Luglio 2022]

Oggi i membri del Parlamento europeo hanno votato sull’obiezione all’atto delegato della Commissione europea sul regolamento sulla tassonomia. 278 membri hanno votato a favore dell’eccezione e 328 hanno votato contro, il che significa che non è stata raggiunta la maggioranza assoluta richiesta per la reiezione ed è stato adottato l’atto delegato. I governi di Austria e Lussemburgo hanno annunciato che impugnano la decisione della Commissione in tribunale.

L’eurodeputato verde Bas Eickhout, vicepresidente della commissione ambiente dell’Europarlamento e relatore del Parlamento europeo per il regolamento sulla tassonomia, ha commentato: «Oggi è un giorno buio per il clima e la transizione energetica. Stiamo inviando un segnale disastroso agli investitori e al resto del mondo che l’UE ora riconosce il gas fossile e il nucleare come investimenti sostenibili. Aprendo la strada a questo atto delegato, l’Ue avrà condizioni inaffidabili e i greenwashed per gli investimenti verdi nel settore energetico. Ci rammarichiamo che la Commissione non abbia colto l’occasione per allontanarci più rapidamente dal gas fossile, soprattutto sulla scia della guerra della Russia contro l’Ucraina. Etichettando il gas fossile e il nucleare come “sostenibili”, il denaro europeo può continuare ad alimentare la guerra di aggressione russa e i progetti energetici insostenibili. Questa decisione avrà ramificazioni globali negative, aprendo la porta ai governi di tutto il mondo per etichettare il gas fossile come “verde”. Questa non era la procedura giusta per questa decisione altamente controversa. Questo voto dimostra che l’Ue ha un disperato bisogno di una discussione democratica sul nostro mix e sulle reti energetici attuali e future. Politicizzando la tassonomia, la Commissione ha consentito agli Stati membri come la Francia di imporre gli interessi di determinate industrie rispetto alle esigenze dell’intera Ue. E’ chiaro a molti, inclusi investitori e cittadini, che una soluzione comune dell’Ue per eliminare gradualmente i combustibili fossili e passare al 100% di energia rinnovabile è un’esigenza disperata».

Secondo il gruppo della Sinistra/The Left, il voto di oggi «Rappresenta una sospensione de facto dell’European Green Deal e mina molti degli impegni in materia di sostenibilità e ambiente che l’Ue ha riaffermato negli ultimi anni. Questa decisione potrebbe significare che risorse e fondi pubblici e privati, che dovrebbero finanziare la transizione verde, saranno utilizzati per consolidare il rammendo di un modello obsoleto. Qualificare gli investimenti nel nucleare o nei combustibili fossili come il gas come “sostenibili” scredita questo sistema. La Commissione ha creato uno strumento per consentire il greenwashing per investitori e aziende, il Parlamento lo ha convalidato».

La finlandese Silvia Modig (Vasemmistoliitto), della commissione ambiente (ENVI) del Parlamento europeo, sottolinea che «D’ora in poi, la Commissione dovrà smetterla di parlare del ruolo di leader dell’Ue nell’azione globale per il clima. Come diavolo possiamo chiedere agli altri di eliminare gradualmente i combustibili fossili quando noi stessi decidiamo che il gas naturale è un investimento verde?»

La sinistra accusa la Commissione Ue di «Essere al seguito degli interessi economici ed egemonici dei grandi oligopoli energetici e di alcuni Stati dell’Ue, che ostacolano qualsiasi cambiamento sostanziale, piuttosto che aderire alla scienza. Consideriamo antidemocratica anche questa decisione della Commissione. Una minoranza non eletta sta decidendo il futuro di milioni di europei senza alcuna legittimità democratica su una questione centrale per il futuro delle persone e del pianeta».

Per l’eurodeputato greco Dimitrios Papadimoulis (Syriza), della commissione ECON del Parlamento europeo, «Il risultato della votazione è estremamente deludente. La lobby di coloro che vogliono fare il greenwashing dell’energia nucleare e dei combustibili fossili ha ribaltato la maggioranza nei comitati ECON ed ENVI. E’ uno sviluppo molto negativo per la transizione verde e della sostenibilità energetica nell’Ue».

Secondo The Left «La Commissione non sta facendo ciò per cui era stata delegata: la tassonomia dell’Ue è legalmente obbligata a basarsi sulla scienza e non su interessi politici. Non è stata sufficientemente trasparente durante tutto il processo, ritirando l’energia nucleare e il gas dalla proposta originale e includendoli  all’ultimo minuto con un brevissimo periodo di consultazione pubblica. Non c’è stato alcun dibattito pubblico su questa decisione».

Petros Kokkalis (Syriza), della commissione ENVI dell’Europarlamento, aggiunge: «La tassonomia è stata una delle più grandi conquiste di questo parlamento. Ora, aver piegato  la scienza alle richieste del mercato danneggerà la tassonomia facendo esplodere le sue basi scientifiche. La Terra non accetta compromessi politici».

Anche The Left, come annunciato da alcune associazioni ambientaliste, «Sfiderà legalmente la decisione, insieme a gruppi che si battono per una giusta transizione ecologica».

Una prospettiva che viene presa in considerazione anche nell’analisi pubblicata oggi dal think tank ECCO: «Il fatto che questa inclusione non sia in linea con le raccomandazioni scientifiche e che il processo usato dalla Commissione europea per introdurre l’atto delegato sia stato poco trasparente e inclusivo, potrebbe spingere alcuni paesi membri o società civile, come sta considerando Client Earth, ad avviare un’azione legale contro la Commissione europea. In questo caso le cause legali potrebbero andare avanti per diverso tempo con la possibilità che questo provvedimento venga ritirato successivamente».

ECCO spiega anche quali saranno le conseguenze per l’Italia: «Considerando i criteri secondo i quali gli investimenti in gas sono permessi e non avendo al momento alcun piano per il nucleare in Italia, il nostro paese trarrà poco beneficio da questa nuova norma europea. Sia perché le centrali a gas previste sono principalmente autorizzate come conversione di centrali a carbone, sia perché nell’atto delegato non è compreso il GNL né nuove infrastrutture a gas.  Considerando l’alta volatilità dei prezzi dei combustibili fossili e le conseguenze della guerra in Ucraina, prioritizzare le rinnovabili e l’efficienza energetica rispetto al gas a livello europeo, avrebbe consegnato più disponibilità di capitali e capacità di ridurre i costi e i rischi della dipendenza fossile alle piccole e medie imprese italiane».

Per quanto riguarda l’Europa, ECCO fa notare che « La prima conseguenza di questo voto, al di là delle motivazioni tecniche o di interesse nazionale, è la legittimazione a livello europeo del gas come sostenibile a livello di principio. Affermare che le centrali a gas sono compatibili con il principio di non arrecare danno significativo all’ambiente è in netta contraddizione con le alte emissioni climalteranti provenienti da questa fonte energetica che rischiano di esacerbare le conseguenze della crisi climatica. Pertanto, legittimare tale fonte come verde è per definizione un’opera di greenwashing che crea confusione e contraddizioni proprio quando l’Europa e la sua industria hanno bisogno di chiarezza per accelerare il percorso della decarbonizzazione.

L’Europa inoltre perde forte credibilità a livello internazionale e rischia passi indietro: alcune tassonomie a livello internazionale hanno criteri più stringenti e altre seguiranno l’esempio europeo al ribasso. Con questo voto l’Europa perde parte della sua leadership climatica».

Per Davide Panzeri, responsabile programma Europa di ECCO, «Oggi abbiamo perso un’occasione chiave. Una tassonomia senza gas e nucleare avrebbe accelerato l’abbattimento delle emissioni climalteranti e favorito la competitività del nostro comparto industriale, composto in buona parte da piccole e medie imprese. Il rischio ora è che i fondi privati, fondamentali per favorire la transizione verde, vengano fagocitati da grandi gruppi industriali per sostenere il piano di rilancio del nucleare di Macron e lo sviluppo dell’infrastruttura gas tedesca».

Francesca Bellisai, analista politiche Europee del think tank ECCO, conclude: «Il Green Deal europeo ha l’obiettivo di abbattere del 55% le emissioni nette al 2030 e raggiungere la neutralità climatica al 2050. Una tassonomia che mette sullo stesso piano gas e nucleare con le energie rinnovabili mina la capacità di raggiungere questi obiettivi. Prioritizzare solo energie veramente verdi avrebbe stabilito quella coerenza di regole necessarie a mobilitare il livello di investimenti necessari alla transizione e mandato il segnale politico dell’esigenza di un cambio di direzione contro gli interessi costituiti dei grandi gruppi energetici europei».