Venezia come modello per capire le dinamiche dell’allagamento costiero

Cnr: «A causa dell'aumento del livello medio relativo del mare, la marea e le componenti meteorologiche a lungo termine svolgono sempre più un ruolo dominante nel determinare inondazioni ricorrenti»

[16 Maggio 2022]

Uno studio pubblicato su Scientific reports dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), in collaborazione con l’Università del Salento e l’Università di Zagabria, usa la città di Venezia – dove il livello del mare è puntualmente monitorato dal 1872 – come modello per comprendere la dinamica dei livelli del mare, utile per valutare e gestire il rischio di inondazioni costiere.

«A causa dell’aumento del livello medio relativo del mare (che risulta dalla subsidenza della superficie su cui sorge la città e dall’innalzamento del livello medio del mare), la marea e le componenti meteorologiche a lungo termine svolgono sempre più un ruolo dominante nel determinare inondazioni ricorrenti, anche se non eccezionali», spiega Christian Ferrarin dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar).

L’analisi della serie storica delle misure del livello del mare ha inoltre evidenziato una tendenza all’aumento dell’intensità e/o frequenza degli eventi di allagamento negli ultimi decenni. Tale evoluzione sembra essere principalmente dovuta a processi a lunga scala temporale (stagionale, interannuale e interdecadale) la cui combinazione determina il precursore delle inondazioni a Venezia.

L’analisi della serie storica delle misure del livello del mare, condotta da parte dei ricercatori, ha evidenziato una tendenza all’aumento dell’intensità e/o frequenza degli eventi di allagamento negli ultimi decenni. Tale evoluzione sembra essere principalmente dovuta a processi a lunga scala temporale (stagionale, interannuale e interdecadale) la cui combinazione determina il precursore delle inondazioni a Venezia.

L’analisi statistica ha però evidenziato una significativa anticorrelazione tra la marea causata dall’attrazione gravitazionale che i corpi celesti esercitano sulla massa d’acqua (marea astronomica) e la componente dovuta alle mareggiate, che non può essere completamente giustificata da processi che occorrono nella zona costiera.

«Gli eventi più estremi tendono a verificarsi in condizioni di media o bassa marea piuttosto che con l’alta marea.  Infatti, durante gli eventi di mareggiata più estremi del 1966, 1979 e 2018, il picco della tempesta si è verificato in condizioni di bassa marea, limitando le già drammatiche condizioni di inondazione a Venezia – conclude Ferrarin – Questo argomento dovrà essere ulteriormente approfondito in futuro in quanto la sua comprensione è essenziale per lo studio dell’allagamento costiero, anche considerando il cambiamento climatico in cui i diversi processi potrebbero avere una diversa evoluzione».