Storico ordine esecutivo di Biden su clima, energia e aree protette marine e terrestri

Applausi dalle associazioni ambientaliste: il clima è finalmente una priorità nazionale e internazionale degli Usa

[28 Gennaio 2021]

Il nuovo presidente Usa Joe Biden ha firmato un  ordine esecutivo che per la prima volta dichiara centrale la crisi climatica nella politica estera e nella sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Nell’ordine è incluso un appello agli Stati Uniti a rafforzare il loro impegno nei confronti dell’Accordo di Parigi, compreso l’avvio del processo di sviluppo del nuovo Nationally Determined Contribution (NDC) Usa per l’Accordo, che sarà annunciato prima dell’Earth Day.

Inoltre, l’ordine esecutivo ribadisce l’impegno di Biden a decarbonizzare il settore energetico degli Stati Uniti entro il 2035, a raggiungere un’economia net zero  entro il 2050, a iniziare il processo di ratifica dell’emendamento di Kigali al protocollo di Montreal sull’ozono, a convocare i leader mondiali sul clima in occasione dell’Earth Day 2021 e indica a tutte le agenzie federali di integrare le considerazioni sul clima nel loro lavoro internazionale.

Presentando i provvedimenti, Biden ha detto: «Oggi è il giorno del clima alla Casa Bianca. Abbiamo già aspettato troppo a lungo. E non possiamo più aspettare. Gli Stati Uniti devono guidare una risposta globale alla crisi del cambiamento climatico. Proprio come abbiamo bisogno di una risposta nazionale unitaria al Covid-19, abbiamo un disperato bisogno di una risposta nazionale unitaria lla crisi climatica, perché c’è una crisi climatica. Nessuna delle due sfide potrebbe essere affrontata dai soli Stati Uniti».

La direttrice senior della campagna internazionale sul clima e le politiche di Sierra Club. Cherelle Blazer, ha commentato: «Il Sierra Club plaude al riconoscimento del presidente Biden secondo cui la giustizia e l’equità devono essere centrali nel nostro impegno – in patria e all’estero – per affrontare la crisi climatica. Il ritorno della leadership statunitense in questo ambito rappresenterà l’esempio di come tutti i Paesi debbano mettere al centro la giustizia ambientale ed economica nella loro risposta a questa crisi globale. Sierra Club è ansioso di sostenere un’ambiziosa azione per il clima che fisserà un forte Nationally Determined Contribution, accelererà l’eliminazione del globale del carbone e metterà fine a tutti i finanziamenti pubblici per i progetti sui combustibili fossili. Sono passi monumentali e necessari nella giusta direzione».

Secondo il piano di Biden, il cambiamento climatico, diventerà sia una priorità di sicurezza nazionale che di politica estera e Biden ha chiesto dl direttore dell’intelligence nazionale statunitense di preparare un rapporto sulle implicazioni del cambiamento climatico per la sicurezza nazionale.

Il presidente e CEO del Natural Resources Defense Council, Mitch Bernard ha sottolineato che: «Il segnale dato dal presidente Biden è inequivocabile: per i prossimi quattro anni, ogni giorno sarà il giorno del clima. Questo non solo ci aiuterà a evitare un destino di disastri meteorologici estremi in continuo peggioramento, ma ci aiuterà a ricostruire essendo più forti di fronte alle molteplici crisi che attanagliano la nostra nazione, dalla pandemia all’ingiustizia razziale e all’economia. Non vediamo l’ora di lavorare con l’amministrazione per rispondere a questa chiamata della storia. Non c’è tempo da perdere. Per troppo tempo, le comunità a basso reddito e le persone di colore che hanno fatto di meno per contribuire alla crisi climatica sono state proprio quelle che hanno sofferto di più. Questo è il razzismo ambientale, ed è per questo che il piano d’azione per il clima di Biden mette al centro la giustizia e l’equità ambientale. E’ importante sottolineare che questo piano include investimenti diretti e sostanziali nell’energia pulita nei quartieri a basso reddito e comunità di colore, offrendo sia benefici per la salute che opportunità di lavoro alle persone in prima linea nella crisi climatica»

Per  Josh Axelrod del  Nature Program dell’NRDC, «L’epoca di mettere al primo posto i profitti degli inquinatori è finita. Non possiamo imprigionare i nostri figli e nipoti in decenni in più di combustibili fossili sporchi del passato e in tutti i pericoli e i danni che portano alle nostre terre pubbliche, agli oceani e alle comunità costiere. Questa moratoria offre al Paese la possibilità di modernizzare il modo in cui impieghiamo le nostre risorse naturali per lo sviluppo dell’energia e di accelerare una transizione giusta ed equa verso lavori nell’energia pulita ben pagati del futuro».
Sulla promessa di Biden di proteggere il 30% elle terre, dell’acqua dolce e dell’oceano degli Stati Uniti entro il 2030, Andrew Wetzler, responsabile ad interim del Nature Program dell’NRDC, «L’epoca di mettere al primo posto i profitti degli inquinatori è finita. Non possiamo imprigionare, ha fatto notare che «La determinazione di Biden di espandere la protezione delle terre, delle acque e degli oceani degli Stati Uniti entro il 2030 è essenziale. Gli scienziati avvertono che è necessario salvare la natura e le comunità, evitando i peggiori impatti del cambiamento climatico. Usando la scienza per portare avanti il ​​processo, possiamo sostenere le comunità rurali, le nazioni tribali e altri in prima linea nella conservazione della natura. Quattro elettori su cinque sostengono questa visione audace che protegge la nostra acqua, aria, cibo, salute pubblica ed economia, garantendo nel contempo a tutti gli americani, indipendentemente dalla loro condizione economica o razza, l’accesso al mondo naturale».
Sull’agenda internazionale di Biden e sul vertice dei leader climatici Brendan Guy, capo stratega del Programma internazionale dell’ NRDC, ha evidenziato che «La convocazione di un vertice dei leader climatici invia un altro segnale potente che gli Stati Uniti sono tornati, nuovamente impegnati e pronti a guidare di nuovo nella corsa globale per raggiungere le emissioni net zero entro la metà del secolo: un obiettivo che aiuterà il mondo a evitare la catastrofe climatica Allo stesso modo, l’impegno del presidente Biden di elevare il clima nella politica estera e di procedere alla ratifica dell’emendamento di Kigali per ridurre gradualmente gli idrofluorocarburi (HFC) rafforza la mossa della scorsa settimana di rientrare nell’accordo di Parigi. Insieme, queste azioni infonderanno nuova energia nella spinta globale per una maggiore ambizione climatica in vista della fondamentale conferenza COP 26 a Glasgow a novembre».
Sui piani di Biden per ridurre l’inquinamento da carbonio che alimenta la crisi climatica, Derek Murrow, direttore senior del programma Climate & Clean Energy dell’NRDC, ha dichiarato: «Il piano per il clima di tutto il governo deve avere forti standard di inquinamento, compresi standard di buon senso per ripulire le auto, i camion e le centrali elettriche sporche che insieme rappresentano circa due terzi dell’impronta di carbonio della nazione. Non vediamo l’ora di lavorare con l’amministrazione Biden per promuovere questi standard di protezione per contenere i pericolosi cambiamenti climatici».
Sull’impegno di Biden per l’integrità scientifica, Vijay Limaye, scienziato del clima e della salute dell’NRDC, ha sottolineato che «Mentre la precedente amministrazione si era mossa per censurare la ricerca sottoposta a revisione paritaria per aiutare gli inquinatori, questa amministrazione sta rendendo la scienza una priorità e segnalando che l’aria pulita e altre protezioni sanitarie saranno libere dalla politica. Le aziende non dovrebbero essere in grado di bloccare le salvaguardie essenziali e di soffocare l’input pubblico per coprire i propri profitti. Non c’è un’aria repubblicana o un’aria democratica».

Applaude anche Janet Redman, direttrice della campagna per il clima di Greenpeace Usa: «E’ chiaro che Joe Biden ascolta gli attivisti climatici Giorni fa, quando ha fatto rientrare gli Stati Uniti nell’Accordo sul clima di Parigi e ha fermato il Keystone XL, abbiamo implorato il presidente Biden di “rimboccarsi le maniche e fare il vero lavoro per garantire giustizia climatica”. Le notizie di oggi mostrano che Biden è pronto a lavorare per darci  un futuro verde, giusto e pacifico. Interrompere i nuovi contratti di locazione su terreni pubblici, porre fine ai sussidi ai combustibili fossili e soddisfare i bisogni delle comunità e dei lavoratori dei combustibili fossili sono passi necessari verso l’eliminazione graduale di tutta l’estrazione di combustibili fossili e per la transizione verso un’economia che metta il benessere delle persone prima di quello degli inquinatori aziendali. Il lancio di un’iniziativa per mantenere la promessa della campagna del presidente Biden di indirizzare il 40% degli investimenti alle comunità svantaggiate ci avvicina di un passo per affrontare veramente le crisi del cambiamento climatico e l’ingiustizia razziale. Siamo incoraggiati nel vedere il presidente Biden prendere provvedimenti per coinvolgere risorse significative del governo federale per abbinare le politiche per ridurre l’industria dei combustibili fossili con investimenti nella creazione di posti di lavoro e nella protezione del lavoro che garantiscano l’opportunità di sostenere le famiglie, il lavoro sindacalizzato, attraverso le rinnovabili, e l’economia energetica e assistenziale del futuro. Questo è un annuncio storico, ma sappiamo che il diavolo sta nei dettagli su come queste direttive verranno attuate. Combatteremo ostinatamente per garantire che le promesse di Biden diventino azioni reali al livello richiesto alla scienza e dalla giustizia. Il presidente Biden deve continuare su questa strada verso il Build Back Fossil Free investendo nelle comunità di colore che hanno sopportato il peso maggiore dell’inquinamento da combustibili fossili, fermando tutti i nuovi progetti di infrastrutture per i combustibili fossili e assicurando che la rivoluzione delle energie rinnovabili non lasci indietro nessuno».

Il direttore della campagna Oceans di Greenpeace Usa, John Hocevar ha concluso: «Proteggere il 30% dei nostri oceani entro il 2030 è fondamentale se speriamo di ripristinare i ricchi ecosistemi oceanici americani e di mitigare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici. L’aumento delle emissioni sta causando lo scioglimento del ghiaccio marino polare e minacciando gli ecosistemi da un polo all’altro. Con l’innalzamento del livello del mare e l’aumento delle temperature superficiali, tempeste e uragani alimentati dal clima colpiscono le comunità costiere qui negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Ma gli oceani non sono solo una vittima; sono uno dei nostri migliori alleati nella crisi climatica. Se li proteggiamo con una rete di santuari, aiuteremo la vita marina a prosperare. E la fiorente vita marina può aiutare a rallentare il degrado climatico mantenendo enormi quantità di carbonio immagazzinate nelle profondità marine. Se ci prendiamo cura dei nostri oceani, continueranno a prenderci cura di noi».