Sorpresa: nel 2014 il ghiaccio marino artico è cresciuto in volume

Effetto della fresca estate del 2013, ma resta il trend dello scioglimento a lungo termine

[21 Luglio 2015]

Lo studio “Increased Arctic sea ice volume after anomalously low melting in 2013” pubblicata su Nature Geoscience da un team di ricercatori rileva che, dopo l’estate “fredda” del 2013, il volume del ghiaccio marino artico è aumentato di circa un terzo, «dato che le temperature dell’aria insolitamente fresche impedito lo scioglimento del  ghiaccio».

Secondo il team multidisciplinare dell’University College London (UCL) e dell’università di Leeds, «Ciò suggerisce che il pack ghiacciato nell’Emisfero settentrionale è più sensibile ai cambiamenti nello scioglimento estivo che al affreddamento invernale, una scoperta che aiuterà i ricercatori a prevedere i futuri cambiamenti nel suo volume».

Lo studio, finanziato dal  Natural Environment Research Council (NERC), si basa su 88 milioni di misurazioni dello spessore del ghiaccio marino registrate tra il 2010 e il 2014 dalla missione  CryoSat-2 dell’Agenzia Spaziale Europea e dimostra che tra il 2010 e il 2012, c’è stata una riduzione del 14 % del volume di ghiaccio marino artico estivo,  ma che il volume del ghiaccio è rapidamente cresciuto del  41% nel 2013, quando l’estate è stata del 5% più fresca rispetto all’anno precedente.

La principale autrice dello studio, Rachel Tilling del Centre for Polar Observation and Modelling (CPOM), dell’ UCL Earth & Planetary Sciences, ha spiegato che «L’estate del 2013 è stata molto più fresca di quelle di questi ultimi anni, con temperature tipiche di quelli osservate alla fine del 1990. Questo ha permesso allo spessore del ghiaccio marino di persistere a nord-ovest della Groenlandia, perché ci sono stati meno giorni durante i quali poteva sciogliersi. Sebbene i modelli abbiano suggerito che il volume di ghiaccio marino artico è in declino a lungo termine, ora sappiamo che può recuperare di una quantità significativa se la stagione di scioglimento diventa più corta».

La regione artica si è riscaldata più di molte altre aree  del pianeta e dagli anni ’70 il volume del ghiaccio artico è in costante calo.  Osservazioni satellitari hanno documentato un calo di circa il 40% della portata della copertura di ghiaccio marino nell’Artico dal 1980. Ma mentre il calo della superficie occupata dal  ghiaccio marino è stato ben registrato, l’indicatore chiave che scienziati vogliono capire è quello della perdita di volume ghiaccio marino,  ma era difficile valutare di quanto prima che entrasse in funzione CryoSat-2, che misura dallo spazio lo spessore del  ghiaccio in tutta la regione con una possibilità di errore di soli 2 millimetri. La Tilling sottolinea che «Fino a quando non è stato lanciato CryoSat-2, è stato difficile misurare il volume del ghiaccio marino artico, dato la deriva del pack e che le misure non potevano essere prese in tutta la regione. Insieme alle mappe dell’estensione del ghiaccio marino, le nostre misurazioni dello spessore del ghiaccio marino ora completano il quadro, perché rivelano quello che sta succedendo sotto l’acqua, dove avviene la maggior parte dell’attività».

Il team britannico però avverte: «Anche se i primi cinque anni di misurazioni di CryoSat-2 hanno rivelato importanti informazioni sullo stato del ghiaccio marino artico, il dato è ancora troppo breve per  stabilire una tendenza a lungo termine». Insomma,  il 2013 è stato un episodio, ma nei prossimi decenni il cambiamento climatico continuerà e ridurre il volume e l’estensione del ghiaccio marino artico.

Un altro degli autori, Andy Shepherd, che insegna scienze della Terra all’UCL e all’università di Leeds, sottolinea che «Capire ciò che controlla la quantità di ghiaccio marino artico ci porta un passo più vicino a fare previsioni attendibili di quanto tempo durerà,  il che è importante perché è un componente chiave del sistema climatico terrestre. Anche se il balzo nel volume significa che è improbabile che  la regione che sia priva di ghiaccio quest’estate, dobbiamo ancora aspettarci che in futuro le temperature salgano, e così gli eventi del 2013 avranno semplicemente riportato l’orologio indietro di qualche anno rispetto al modello di declino a lungo termine. Il nostro obiettivo è quello di fare in modo di non perdere questa capacità unica di monitorare ghiaccio artico mare quando la missione finirà».

Il team ora prevede di utilizzare misure di CryoSat-2 sul cambiamento dello spessore del ghiaccio marino per contribuire a migliorare i modelli che vengono utilizzati per prevedere i futuri cambiamenti climatici, anche a vantaggio delle attività marittime nella regione artica, che possono essere pericoloso e costose.

Gli scienziati ritengono che le misurazioni più accurate che hanno pubblicati mostrano che il ghiaccio del mare è più sensibile alle variazioni di quanto si pensasse e la Tilling. Conclude: «La tendenza a lungo termine del volume di ghiaccio è verso il basso e il trend a lungo termine delle temperature nella regione artica è verso l’alto e questo risultato non ci dà alcun motivo per non credere che, per quanto ne sappiamo, sia stato solo un anno anomalo».