Somalia: la siccità si aggrava. La situazione potrebbe diventare estrema

2,3 milioni di persone sono già in pericolo. La Somalia è in prima linea nel cambiamento climatico

[22 Novembre 2021]

L’Onu e i l governo federale della Somalia hanno lanciato un nuovo drammatico allarme: «Con circa 2,3 milioni di persone che già soffrono per la grave carenza di acqua, cibo e pascoli in Somalia, una siccità in rapido peggioramento potrebbe portare a una “situazione estrema” entro aprile del prossimo anno».  Infatti, le proiezioni climatiche mostrano che l’ex colonia italiana e britannica sta affrontando la quarta stagione consecutiva di mancanza di piogge.

In una dichiarazione congiunta Onu e governo di Mogadiscio  hanno affermato che «E’ imperativo agire ora per prevenire uno scivolamento nel tipo di siccità e persino in condizioni di carestia sperimentate negli anni precedenti».

Finora quasi 100.000 persone, soprattutto nelle aree centrali e meridionali della Somalia, hanno dovuto abbandonare le loro case in cerca di cibo, acqua e pascoli per il bestiame.  La mancanza di accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari ha anche aumentato il rischio di malattie trasmesse dall’acqua tra le persone.

L’Onu sottolinea che «In tutto il Paese, si prevede che il numero di persone che necessitano di assistenza e protezione aumenterà del 30%, da 5,9 milioni a circa 7,7 milioni nel 2022. Oltre il 70% di tutti i somali vive al di sotto della soglia di povertà».  Il vice rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu in Somalia, Adam Abdelmoula, ha  aggiunto che «In Somalia si sta preparando una forte tempesta. Le persone colpite hanno già sopportato decenni di conflitti, shock climatici ed epidemie».

Le comunità locali, le autorità e le agenzia Onu stanno intensificando la risposta per far fronte a queste esigenze. Ma settori essenziali come l’acqua, i servizi igienico-sanitari e l’igiene sono finanziati solo per il 20%.  Mentre manca un mese alla fine dell’anno, il 2021 Somalia Humanitarian Response Plan è finanziato solo per il 66%. In risposta, l’United Nations Central Emergency Response Fund (CERF) sta stanziando 8 milioni di dollari e il Somalia Humanitarian Fund sta stanziando una riserva di 6 milioni di dollari.

Così, mentre in Italia si continua a blaterare – sempre meno per dire la verità – di “aiutiamoli a casa loro”, ignoriamo completamente la tragica situazione di una nostra ex colonia e protettorato da dove partono molti dei profughi (anche climatici) che Partiti italiani di governo e opposizione vorrebbero ricacciare in mare. Eppure lì, in quelle lande devastate dal cambiamento climatico, dalle guerre e dalla carestia, noi tentammo di costruire un impero del quale ora dimentichiamo persino le nostre responsabilità storiche.

Eppure, come ricorda l’Onu, «La Somalia è in prima linea nel cambiamento climatico e dal 1990 ha subito più di 30 disastri legati al clima, tra i quali 12 siccità e 19 inondazioni. Anche la frequenza e la gravità dei rischi legati al clima sono in aumento».

La ministro federale degli affari umanitari e della gestione dei disastri dello Stato fantasma della Somalia, Khadija Diriye, conclude: «Le famiglie stanno perdendo il loro bestiame, una fonte fondamentale di sostentamento, e potrebbero morire di fame nei prossimi mesi. Sono particolarmente preoccupata per i bambini, le donne, gli anziani ei disabili che continuano a sopportare il peso della crisi umanitaria in Somalia».

All’Italia, che in Somalia ha esportato un dittatore, rifiuti tossici, pescherecci e soldati, interessa qualcosa?