Somalia: la Fao chiede aiuto per salvare milioni di persone dall’orlo della carestia

«Sono urgentemente necessari investimenti su larga scala nella resilienza climatica e nei mezzi di sussistenza rurali per spezzare il ciclo della fame»

[21 Dicembre 2022]

La Somalia, una ex colonia italiana – e poi nostro protettorato su mandato Onu – che ci siamo completamente scordati, è da mesi sull’orlo della carestia, ma per la Fao «C’è ancora tempo per invertire la tendenza affrontando i bisogni immediati delle comunità rurali che sono tra quelle a maggior rischio».  Ma l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura dell’Onu, che ha esaminato la gravissima situazione della Somalia nel contesto del suo recente rapporto “Somalia: famine review of the IPC analysis”, avverte che «Tuttavia, a meno che ciò non sia accompagnato da un massiccio aumento degli investimenti nella resilienza e nel sostegno ai mezzi di sussistenza, non cambieremo mai questo modello continuo di estremi della fame».

Negli ultimi mesi la Somalia è stata sull’orlo della carestia a causa della storica siccità innescata da 5 fallite stagioni delle piogge consecutive, dai prezzi alimentari alle stelle e da una guerra civile e settaria sempre più intensa e che praticamente non è mai finita dopo la caduta del dittatore Mohammed Siad Barre (un ex carabiniere italiano) diventato presidente con un colpo di stato nel 1969 e destituito nel 1991 da una rivolta degenerata in una guerra civile tribale che ha frammentato la Somalia in piccoli staterelli indipendenti e semi-indipendenti e che ha partorito le feroci milizie jihadiste degli Al-shabaab.

Il rapporto sull’insicurezza alimentare acuta in Somalia segnala in particolare «Elevati livelli di mortalità in alcune delle aree più esposte». Secondo l’ultimo aggiornamento delle proiezioni, «Tra gennaio e marzo 2023, 1,9 milioni di persone dovrebbero trovarsi in condizioni IPC Fase 4 (Emergenza), aumentando a 2,7 milioni di persone tra aprile e giugno. Entro giugno 2023, fino a 727.000 persone potrebbero affrontare una catastrofica insicurezza alimentare, il che significa fame e morte».

Il  rappresentante della Fao in Somalia, Etienne Peterschmitt, è molto preoccupato: «La situazione in Somalia rimane disastrosa. Gli attuali livelli di assistenza umanitaria stanno aiutando a prevenire esiti estremi, ma non sono sufficienti a fermare la minaccia della carestia per più di pochi mesi alla volta. Le persone stanno morendo nella fase 4 dell’IPC. Tuttavia, c’è ancora un’attenzione incessante sulle dichiarazioni di carestia come fattore scatenante per l’azione. È necessario intraprendere un’azione reale non solo per aiutare le comunità a soddisfare i loro bisogni immediati, ma anche affinché possano adattare i propri mezzi di sussistenza e costruire la resilienza di fronte alle crisi climatiche e agli shock economici, preparandole a qualunque cosa il futuro possa riservare. Se vogliamo prevenire, non solo ritardare la carestia, saranno necessari livelli sostenuti di sostegno su vasta scala fino alla metà e alla fine del 2023».

Condizioni di siccità estese e senza precedenti hanno lasciato le comunità pastorali, agropastorali e agricole incapaci di far fronte a un cambiamento climatico devastante acuito dalla guerra. «Le comunità rurali di agricoltori e pastori, così come le comunità di sfollati che provengono prevalentemente dalle zone rurali, sono tra quelle più a rischio di carestia – dice la Fao – La loro sopravvivenza dipende dalla sopravvivenza delle loro mandrie e dalla capacità di coltivare i raccolti, cose che sono state gravemente ostacolate dalla prolungata siccità. La nutrizione dei loro figli è indissolubilmente legata alla salute e alla produttività dei loro animali. Incapaci di produrre latte, nell’ultimo anno quegli animali sono morti a un ritmo impressionante. E’ fondamentale salvare il bestiame e mantenerlo nutrito e sano poiché è l’unica fonte di cibo e reddito per molte comunità rurali».

Inoltre, l’agenzia Onu fa presente che «I risultati preliminari di un prossimo studio nel Corno d’Africa indicano che mantenere il bestiame nutrito ha ridotto il rischio di malnutrizione acuta fino all’11% e di arresto della crescita infantile fino all’8% nelle comunità di pastori. Fornire questa assistenza è relativamente economico, con una media di circa 0,40 dollari per capra rispetto ai 40 dollari per sostituire la capra. La Fao continuerà a fornire cubetti alimentari e vaccini per gli animali e a ripristinare le pozze d’acqua, oltre all’assistenza in denaro per aiutare le persone a soddisfare i loro bisogni primari».

Ma il sostegno ai mezzi di sussistenza di base è gravemente sottofinanziato e la Fao ricorda che «L’assistenza ai mezzi di sussistenza rurali salva vite umane, aiutando le persone a rimanere nelle proprie case quando è sicuro farlo e aprendo la strada a una ripresa futura. Attualmente, la mancanza di finanziamenti su larga scala per il sostegno ai mezzi di sussistenza, la produzione alimentare resistente ai cambiamenti climatici e le priorità di sviluppo pone grandi sfide. Questo lascia i mezzi di sussistenza e i settori produttivi da cui dipendono, deboli e vulnerabili agli shock climatici ed economici».

Mentre gran parte della comunità internazionale sembra voltare la faccia da un’altra parte di fronte a questa catastrofe umanitaria, climatica e geopolitica, nell’ambito del Famine Prevention Scale-up Plan, da maggio a dicembre di quest’annola Fao ha raggiunto più di 700.000 persone in 35 distretti somali fornendo loro enaro, più di 40.000 persone con input agricoli come sementi, mangimi e fertilizzanti, ha curato 11 milioni di animali per sostenere la loro sopravvivenza e hanno trasportato 27 milioni di litri d’acqua in aree remote. Alle comunità rurali più esposte alla carestia sono stati forniti oltre 24 milioni di dollari in contanti, insieme all’assistenza per i mezzi di sussistenza. Inoltre, la FAO prevede di raggiungere oltre un milione di persone in più nei prossimi mesi».

Alla fine, una parte della comunità internazionale si è mossa per evitare un catastrofico e vergnoso genicidio per fame in Somalia e nel resto del Corno d’Africa, ma la Fa conclude che, sebbene il suo appello dovrebbe essere finanziato per il 70% entro l’anno, «Sono ancora urgentemente necessari ulteriori fondi per fornire supporto salvavita attraverso trasferimenti di denaro nelle aree rurali difficili da raggiungere e inaccessibili, nonché per garantire il raccolto principale della stagione Gu (aprile – giugno, ndr) e garantire che coloro che possono piantare ricevano gli input in tempo».