Siccità e Covid-19: nello Zimbabwe 8,6 milioni di persone a rischio fame

Appello Wfp: subito 250 milioni di dollari per evitare una catastrofe umanitaria

[31 Luglio 2020]

Nello Zimbabwe il cambio di presidente, dall’eterno Robert Mugabe al suo delfino Emmerson Mnangagwa, ha lasciato intatte le dinamiche di un regime che ha ridotto allo stremo un Paese e che ha approfittato dell’epidemia di Covid-19 per stringere ancora di più la morsa repressiva sull’opposizione, che pure aveva accolto la fine dell’era Mugabe come una liberazione.

Ora, mentre il Covid-19 aggrava la crisi alimentare, l’United Nations World food programme (Wfp) lancia un appello per 250 milioni di dollari supplementari per un’operazione di emergenza a favore di milioni di persone a rischio fame nel Paese dell’Africa australe.

Secondo le previsioni del Wfp,  «Entro la fine dell’anno, il numero di zimbabwani che soffrono di insicurezza alimentare aumenterà di circa il 50% per raggiungere gli 8,6 milioni, cioè circa il 60% della popolazione, a causa degli effetti combinati della siccità, della recessione economica e della pandemia».

Lola Castro, direttrice regionale del Wfp per l’Africa australe, spiega che «Numerose famigli zimbabwane soffrono di insicurezza alimentare acuta e la loro situazione si aggraverà. Abbiamo bisogno che la comunità internazionale si mobiliti immediatamente per aiutarci a prevenire un’eventuale catastrofe umanitaria».

La settimana scorsa, il rafforzamento del confinamento nello Zimbabwe ha provocato una disoccupazione di massa nelle aree urbane e un aggravamento della fame nelle campagne, sfiancate da una siccità infinita e da una politica agricola criminale. «In effetti – spiegano ancora al Wfp – I migranti che hanno perso I loro lavori in città, sono costretti a ritornare nei loro villaggi, dove non hanno più le entrate necessarie per nutrirsi».

Eddie Rowe, Country Director del Wfp, conferma: «Con la maggior parte degli zimbabwani che stanno già faticando a mettere il cibo in tavola, la pandemia di Covid rischia di provocare una disperazione ancora più ampia e profonda. Dobbiamo fare tutto il possibile per impedire che questa tragedia si trasformi in una catastrofe».

Le famiglie che sopravvivono grazie alla piccola agricoltura sono i tre quarti della popolazione dello Zimbabwe e producono la maggior parte delle derrate alimentari, ma quest’anno sono prostrate dalla terza stagione consecutiva con raccolti scarsi a causa della siccità. Il raccolto di mais – alla base dell’alimentazione degli zimbabwani – ha raggiunto appena gli 1,1 milioni di tonnellate, meno della metà della già scarsa e insufficiente stagione del 2019 che aveva prodotto 2,4 milioni di tonnellate di mais. Il Wfp avverte che «Questa situazione lascia presagire una fame ancora più grave all’inizio del 2021, durante la stagione di magra.   L’iperinflazione, che caratterizza la crisi economica del paese, ha gonfiato i prezzi delle materie prime ben al di sopra del potere d’acquisto medio nello Zimbabwe. Il mese scorso, il prezzo del mais è più che raddoppiato nella capitale Harare. Le famiglie sempre più disperate hanno sempre meno da mangiare, sono costrette a vendere i loro preziosi beni e a indebitarsi».

Inoltre, con l’aumentare delle temperature, sarà sempre più difficile coltivare il mais in molte zone aride del Paese, per questo il Wfp  promuove la coltivazione di piante locali, nutrienti e resistenti alla siccità, come il sorgo e il miglio. Un’iniziativa che fa parte di una più ampia campagna per aiutare le comunità vulnerabili a rafforzare la loro capacità di resilienza agli shock climatici sempre più frequenti e gravi.

Negli ultimi mesi, l’assistenza del Wfp ha contribuito ad alleviare la fame in 6  dei 9 distretti che alla fine del 2019 erano classificati a un livello insicurezza alimentare “di emergenza” (IPC 4), consentendo loro di passare al livello meno grave di “crisi” (IPC 3). Tuttavia, 56 dei 60 distretti del Paese sono ora classificati come in “crisi” per fame. Il PAM sostiene le comunità colpite da insicurezza alimentare “di crisi” e “di emergenza”. A marzo gli aiuti del Wfp avevano raggiunto 3,7 milioni delle persone più vulnerabili dello Zimbabwe.

Se le donazioni lo consentiranno, quest’anno il Wfp intende aiutare  4,1 milioni delle persone più vulnerabili, quelle colpite dall’insicurezza alimentare, e poi arrivare ad assistere 5 milioni di persone tra gennaio e aprile del prossimo anno, nel pieno della stagione di magra».

Ma l’Agenzia Onu sottolinea che «Con il peggioramento della situazione già disperata, è urgente aumentare i contributi. Questo mese, a causa della mancanza di finanziamenti, il Wfp raggiungerà solo 700.000 degli 1,8 milioni dei beneficiari previsti».