Senza il cambiamento climatico, il caldo estremo di aprile sarebbe stato praticamente impossibile

Temperature estremamente elevate come a luglio e agosto in Europa sudoccidentale e Nord Africa. Probabilità moltiplicata per 100

[8 Maggio 2023]

Durante l’ultima settimana di aprile, in molte regioni di Spagna, Portogallo, Marocco e Algeria le temperature locali sono state fino a 20 gradi più alte della norma. Per il Portogallo e la Spagna continentale il record nazionale di aprile è stato superato con un margine molto ampio, con 36,9° C e 38,8° C misurati rispettivamente nelle aree più meridionali dei due Paesi iberici. In Marocco, diversi record sono stati battuti ovunque diversi record locali e in alcune città come Sidi-Slimane, Marrakech, Taroudant le temperature hanno superato i 41° C. In Algeria, il 28 aprile le temperature hanno superato i 40° C a Maghnia, Mascara-Ghriss e in altre località minori. Temperature record che si sono aggiunte a una storica siccità pluriennale che sta v colpendo le stesse regioni, esacerbando gli impatti del caldo sull’agricoltura, già minacciata da una crescente scarsità d’acqua derivante dall’effetto combinato del cambiamento climatico e del consumo idrico.

Anche se i dati verificati sulla mortalità dell’attuale ondata di caldo non sono ancora disponibili, sappiamo dall’Organizzazione mondiale della sanità che nel 2022 le ondate di caldo hanno contribuito alla morte di quasi  4.000 persone  in Spagna e di oltre 1.000 in Portogallo. Ogni anno, in Algeria, Marocco e Tunisia muoiono per malattie legate al caldo rispettivamente una media di 262, 250 e 116 persone. Un’analisi della mortalità per tutte le cause tra il 2005 e il 2007, ha rilevato che a Tunisi per ogni grado Celsius sopra i 31,5°C, la mortalità giornaliera è aumentata del 2%. Secondo lo studio “Acclimatization across space and time in the effects of temperature on mortality: a time-series analysis”, pubblicato nell’ottobre 2014 su Environmental Health «Le ondate di caldo all’inizio della stagione tendono ad essere particolarmente letali a causa della mancanza di acclimatazione della popolazione, della minore preparazione al caldo (ad esempio, le persone non hanno ancora tirato fuori i ventilatori o gli A/C dallo stoccaggio) e degli effetti cumulativi».

Il nuovo  studio “Extreme April heat in Spain, Portugal, Morocco & Algeria almost impossible without climate change“, frutto della collaborazione di un team internazionale di scienziati di World Weather Attribution, ha valutato in che misura il cambiamento climatico indotto dall’uomo abbia alterato la probabilità e l’intensità di questa ondata di caldo all’inizio della stagione.

Gli scienziati provenienti da Marocco, Francia, Paesi Bassi, Stati Uniti e Regno Unito spiegano che «Utilizzando metodi peer-reviewed, abbiamo analizzato in che modo il cambiamento climatico indotto dall’uomo ha alterato la probabilità e l’intensità dell’ondata di caldo di 3 giorni che si è verificata il 26-28 aprile 2023, nella regione più colpita».

I ricercatori ricordano che «Le ondate di caldo sono tra i pericoli naturali più mortali con migliaia di persone che muoiono ogni anno per cause legate al caldo. Tuttavia, il pieno impatto di un’ondata di caldo spesso non è noto fino a settimane o mesi dopo, una volta raccolti i certificati di morte o gli scienziati possono analizzare i decessi in eccesso. Molti luoghi non dispongono di una buona registrazione dei decessi correlati al caldo, quindi i dati sulla mortalità globale attualmente disponibili sono probabilmente sottostimati. Le prime ondate di caldo e le condizioni di siccità associate minacciano anche la resa di molte colture come il grano, perché ostacolano la crescita del grano. Questa ondata di caldo è arrivata in un momento critico per la stagione dei raccolti nei Paesi del Mediterraneo occidentale».

Lo studio di World Weather Attribution  evidenzia che «Mentre negli ultimi anni l’Europa e il Nord Africa hanno sperimentato ondate di caldo sempre più frequenti, il recente caldo nel Mediterraneo occidentale è stato così estremo che è un evento raro anche nel clima più caldo di oggi. La nostra valutazione delle temperature osservate in media su 3 giorni è stata stimata avere un periodo di ritorno di circa 400 anni (almeno 60 anni) nel clima attuale, il che significa che hanno circa lo 0,25% di possibilità di verificarsi in un dato anno. ​​Per stimare l’influenza del cambiamento climatico causato dall’uomo su questo caldo estremo abbiamo combinato i modelli climatici con le osservazioni. Sia le osservazioni che i modelli mostrano un forte aumento della verosimiglianza e dell’intensità, ma il cambiamento è sistematicamente inferiore nei modelli rispetto alle osservazioni. Il fatto che il caldo estremo stia aumentando più velocemente di quanto simulato dai modelli climatici è un problema noto in estate nell’Europa occidentale, in tutti i modelli climatici, e si riscontra anche qui. I risultati combinati, che danno un aumento della probabilità che un tale evento si verifichi di almeno un fattore 100, sono quindi probabilmente troppo prudenti. Allo stesso tempo, un’ondata di caldo con una probabilità di verificarsi dello 0,25% in un dato anno (periodo di ritorno di 1 anno su 400) sarebbe stata di almeno 2° C più fredda in un mondo più freddo di 1,2° C».

Per uno degli autori dello studio, Sjoukje Philip del Koninklijk Nederlands Meteorologisch Instituut, «Il fatto che le temperature nella regione siano più alte di quanto previsto dai modelli climatici dimostra che dobbiamo comprendere meglio gli effetti del cambiamento climatico in modo da poter può adattarsi a temperature ancora più estreme in futuro».

Queste discrepanze tra i trend modellati e osservati e la variabilità rendono gli scienziati meno fiduciosi anche sulle proiezioni dei trend futuri. «In un clima futuro più caldo di 0,8° C (raggiungendo un riscaldamento globale di 2° C rispetto ai livelli preindustriali) una tale ondata di caldo sarebbe di un altro 1° C più calda, ma come sopra, questa è probabilmente una stima molto conservativa».

Friederike Otto, climatologa del Grantham Institute dell’Imperial College London e coautrice dello studio, avverte: «Il Mediterraneo è una delle regioni d’Europa più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Senza una rapida cessazione dell’uso di combustibili fossili e l’adattamento a un clima più caldo e secco, le perdite e i danni nella regione continueranno ad aumentare drasticamente».

Gli scienziati concludono con una nota di ottimismo: «I casi di morte legati  al caldo sono diminuiti nelle città con una pianificazione urbana per il caldo estremo. Questo si è rivelato efficace in Spagna e, in particolare, a Lisbona, in Portogallo, dove l’effetto isola di calore urbano è stato ridotto realizzando più spazi verdi e blu. Inoltre, è stato dimostrato che sistemi di allerta precoce per il caldo, semplici comportamenti di autoprotezione come bere acqua a sufficienza, piani d’azione contro il riscaldamento delle città, forti legami sociali e una migliore percezione del rischio riducono gli impatti sulla salute legati al caldo».