I Fridays for future chiamano a raccolta la cittadinanza per venerdì 3 marzo

Sciopero globale contro la crisi climatica, in Italia manifestazioni in oltre 50 città

«Evidenti le contraddizioni fra i profitti delle multinazionali del fossile e la crescente disuguaglianza, climatica e sociale, nel mondo e nel nostro Paese»

[28 Febbraio 2023]

Dopo l’ampia partecipazione dello scorso 23 settembre, i giovani attivisti Fridays for future tornano ad organizzare un nuovo sciopero globale contro la crisi climatica, che chiama a raccolta i cittadini nelle piazze di tutto il mondo: solo in Italia sono già più di 50 le città in cui si annunciano manifestazioni per il clima.

«Cresce il vuoto sociale dopo la pandemia e dopo la guerra, evidenti le contraddizioni fra i profitti delle multinazionali del fossile e la crescente disuguaglianza, climatica e sociale, nel mondo e nel nostro paese», spiega Ester Barel, nuova co-portavoce di Fridays for future Italia, spiegando le motivazioni alla base della mobilitazione.

Nel frattempo la crisi climatica avanza velocemente: l’ultimo anno è stato il più caldo mai registrato in Italia almeno dal 1800, e ancora oggi la siccità imperversa con 3,5 milioni di italiani che rischiano di avere più accesso all’acqua del rubinetto.

«Così come, in quanto movimento per il clima, riversiamo continuamente le nostre energie nel chiedere a gran voce misure governative concrete ed efficaci, vogliamo riversarle nel costruire una nuova cultura della sostenibilità, dell’uso efficiente ed etico delle risorse e della loro giusta distribuzione», aggiunge Marta Maroglio, nuova co-portavoce dei Fridays italiani.

Per affrontare in modo efficace la crisi climatica occorre in primis tagliare le emissioni di gas serra legate al consumo di combustibili fossili, il che significa investire in efficienza così come negli impianti necessari a catturare le fonti rinnovabili.

Non a caso i manifestanti si concentreranno sui “to do” dell’agenda climatica: comunità energetiche ed energie rinnovabili da promuovere insieme a mobilità sostenibile e giustizia sociale, mentre occorre iniziare a tagliare i sussidi ambientalmente dannosi con cui lo Stato italiano sovvenziona attività inquinanti per decine di miliardi di euro ogni anno.