Riscaldamento globale: le specie che vivono sul fondo del mare stanno scappando nella direzione sbagliata

Per alcune specie di grande valore commerciale ed ecologico bisognerà fare la migrazione assistita?

[8 Settembre 2020]

Il riscaldamento globale sta spingendo molte specie di piante e animali a trovare nuovi posti più freschi dove poter sopravvivere. Ma per creature marine sessili o poco mobili come le lumache di mare, vermi e bivalvi, la cosa è molto più complicata.

Il nuovo studio “Wrong-way migrations of benthic species driven by ocean warming and larval transport”. Pubblicato su Nature Climate Change da un team di ricercatori del Department of marine and coastal sciences della Rutgers University – New Brunswick ha scoperto che molte specie si riproducono nell’Oceano Atlantico nordoccidentale all’inizio di ogni anno, quando le correnti portano le loro larve nella direzione sbagliata, verso le acque più calde a sud. Per alcuni di w questi molluschi e crostacei questo significa che il loro areale sta riducendo.

Come spiega su Science Steve Gaines, un ecologo marino dell’università della California – Santa Barbara che non ha partecipato allo studio, «La deposizione precoce delle uova è una seria minaccia. per le specie che non possono spostarsi in modo efficace, aumenterà la probabilità che diventino davvero rare e potenzialmente estinte dai cambiamenti climatici. Una domanda chiave è se queste specie si evolveranno probabilmente per deporre le uova più tardi o per tollerare l’acqua più calda. E se non lo fanno, i biologi dovrebbero provare a trapiantarli in ambienti più adatti?»

Molti biologi sono convinti che, se il loro ambiente cambia, le specie marine possono cambiare habitat abbastanza facilmente, ma il nuovo studio dimostra che per le specie che hanno una distribuzione larvale alla deriva le cose sono molto più complicate e pericolose. Insomma, non possiamo semplicemente presumere che tutti gli animali marini troveranno il modo di diffondersi in altre aree dove il clima sia più favorevole.

Lo studio dei ricercatori della Rutgers non è il primo a scoprire che alcune specie marine stanno “scappando” verso areali inospitali, Ma questi studi vengono spesso liquidati come un fastidioso rumore di fondo. E la principale autrice del nuovo studio, Heidi Fuchs, sottolinea che «Non ci sono state spiegazioni per questi modelli controintuitivi».

La Fuchs, che studia come le lumache marine  depongono le uova e come le loro larve si spostano con le correnti lungo la piattaforma continentale dell’Atlantico nord-occidentale, alcuni anni fa ha notato che l’areale di una di queste specie si era ridotto in modo significativo nel corso dei decenni e un’altra specie era scomparsa dalla parte esterna della piattaforma continentale. Analizzando minuziosamente i dati di altri invertebrati marini bentonici, ha trovato uno strano modello simile in molte specie della stessa area: alcune di queste specie di acque più fredde si stavano spostando verso sud, ma nel complesso il loro areale si stava contraendo perché si spostavano anche dalle acque più profonde alle acque meno profonde. Quindi i loro nuovi habitat tendevano ad essere pericolosamente caldi.

La Fuchs capì immediatamente che stavano andando nella direzione sbagliata. Il problema era: perché? La Fuchs sapeva bene che le specie bentoniche tendono a rilasciare le loro minuscole larve quando l’acqua si riscalda a una certa temperatura. Di solito, lungo l’Oceano Atlantico centrale, questo avviene in tarda primavera o all’inizio dell’estate, dove però la p gtemperati ura marina è rapidamente aumentata di circa 2° C, raggiungendo così molto prima le temperature primaverili ed estive portando le specie sessili e poco mobili a rilasciare le loro larve circa un mese prima di prima.

Per capire come cambiano le correnti oceaniche lungo la piattaforma continentale durante l’anno, la Fuchs ha collaborato con l’oceanografo della Rutgers Robert Chant e hanno visto che le correnti sono più veloci all’inizio della primavera e poi rallentano.  Quindi, se un animale depone le uova troppo presto, le sue larve potrebbero essere trasportate troppo lontano lungo la costa.

Gli scienziati statunitensi hanno quindi verificato quanto e come questo modello fosse diffuso lungo la costa dell’Atlantico centrale e per farlo hanno raccolto i dati di 50 specie e ne hanno mappato gli areali, compreso dove e quando depongono le uova. Poi hanno incrociato questi dati con il cambiamento delle temperature nelle diverse aree e hanno preso in considerazione come i cambiamenti del periodo di deposizione delle uova potrebbero influenzare il trasporto delle larve, calcolando i cambiamenti a lungo termine nell’areale delle specie.

E’ così che hanno scoperto una cosa che a prima vista potrebbe sembrare positiva: per molte specie l’estensione del possibile habitat aumenta: mentre l’oceano si riscalda, le acque più fredde del nord diventano più abitabili per le specie che vivono più a sud. Eppure, rispetto al periodo compreso tra gli anni ’50 e gli anni ’80, gli areali delle stesse specie si sono ridotti in media di circa il 10%.

La Fuchs sottolinea che «E’ piuttosto preoccupante che così tante specie bentoniche che erano davvero abbondanti siano scomparse dalla piattaforma esterna» e tra le specie il cui areale si sta riducendo maggiormente, dal 30% al 50%, ci sono specie di bivalvi economicamente importanti e/o che svolgono un ruolo essenziale nelle comunità intercotidali.

La Fuchs e il suo team avvertono che non bisogna estendere e generalizzare questi risultati ad altre parti del mondo: «Quel che accadrà alle aree geografiche delle specie sedentarie dipenderà dal momento in cui depongono le uova e dai modelli delle correnti regionali. Per le specie bentoniche nell’Oceano Atlantico nord-occidentale, è possibile che alcune adattino la loro deposizione delle uova a un momento in cui le correnti sono più favorevoli o si evolvono per tollerare l’acqua più calda». Ma la cosa sembra improbabile e i biologi potrebbero dover pensare a qualcosa di molto radicale: il trapianto di queste specie in pericolo specie in ambienti più favorevoli. E allora bisognerà cominciare a pensare a quando e come fare questo tipo di migrazione assistita e per quali specie.