Per la prima volta in 40 anni l’economia cresce senza aumentare le emissioni di CO2

Record per le energie rinnovabili nel 2014: un bene per crescita economica ed emissioni di CO2

Worldwatch Institute, i Paesi in via di sviluppo investono in fonti pulite quasi quanto quelli industrializzati

[24 Giugno 2015]

Secondo il “Renewables 2015 Global Status Report”, pubblicato dal Renewable Energy Policy Network for the 21st Century (Ren21), nel 2014 è stato battuto il record di impianti eolici e di solare installati, e ormai 164 Paesi del mondo si sono dati obiettivi e politiche di sostegno per l’ energia rinnovabile.  L’anno scorso le energie rinnovabili hanno aggiunto nuova capacità produttiva per  circa 135 GW portando il totale mondiale a  1.712 GW, in crescita del 8,5% rispetto al 2013.

Il celebre Worldwatch Institute, che ha collaborato con Ren21 alla realizzazione del rapporto, sottolinea che «nonostante l’aumento mondiale annuo medio dell’1,5% nel consumo di energia negli ultimi anni e di una crescita media del 3% del prodotto interno lordo, il biossido di carbonio (CO2) nel 2014 è rimasto invariato ai livelli del 2013. Per la prima volta in quattro decenni, l’economia mondiale è cresciuta senza un parallelo aumento delle emissioni di CO2».

Il “disaccoppiamento” tra crescita economica ed emissioni di CO2 è dovuto in gran parte all’aumento dell’utilizzo di energie rinnovabili in Cina (a discapito del carbone) e agli sforzi da parte dei Paesi Ocse di promuovere una crescita più sostenibile, con un maggior utilizzo dell’efficienza energetica e dell’energia rinnovabile». Non si tratta di un disaccoppiamento totale tra crescita economica e impatto ambientale, come già argomentato –  i sistemi produttivi e di consumo certo non utilizzano solo energia (e di sicuro non hanno come esternalità negative solo emissioni di gas serra), ma una quantità enorme di materie prime -, ma nel 2014 si è comunque segnato un importante traguardo intermedio.

Il presidente di Ren21, Arthouros Zervos, sottolinea che «Le energie rinnovabili ed una migliore efficienza energetica sono fondamentali per limitare il riscaldamento globale a due gradi centigradi ed evitare pericolosi cambiamenti climatici».

Secondo Alexander Ochs, direttore del programma clima ed energia del Worldwatch Institute «Con gli investimenti globali in fonti rinnovabili di oltre 300 miliardi di dollari nel 2014, il 2015 Global Status Report dimostra che la storia di successo dell’energia eolica, solare, idroelettrica e dell’energia elettrica geotermica continua. Sono necessari  molti sforzi in più per il riscaldamento e raffreddamento, nonché per i settori dei trasporti, dove l’uso delle fonti rinnovabili moderne è in crescita, ma si parte ancora da una piccola base».

Grazie agli incentivi in vigore in almeno 145 Paesi (nel 2013 erano 138), la capacità di produzione mondiale  di energia da eolico, fotovoltaico ed idroelettrico   è aumentata di  128 GW. Alla fine del 2014, le energie rinnovabili rappresentavano circa il 27,7% della produzione di energia mondiale, sufficiente a soddisfare il l 22,8% della domanda globale di energia elettrica. A crescere molto rapidamente è ancora il fotovoltaico che è 48 volte di più che nel  2004, passando da 3,7 GW a 177 GW.  In 10 anni è cresciuto  molto  anche l’eolico, passando dai 48 GW del 2004 ai 370 GW nel 2014.

Nel 2014 gli investimenti  globali nelle energie e nei combustibili  rinnovabili (esclusa l’energia idroelettrica >50 MW) sono aumentati del 17% rispetto al 2013, fino a 270,2 miliardi di dollari. Se si comprende il contestato grande idroelettrico, i nuovi investimenti  raggiungono  almeno 301 miliardi di dollari. Il Worldwatch Institute  evidenzia che i nuovi investimenti globali nell’energia rinnovabile  sono stati più del doppio di quelli per la produzione di energia da combustibili fossili, proseguendo il trend delle rinnovabili che superano per il quinto anno consecutivo gli investimenti netti in  combustibili fossili.

Particolarmente significativo e confortante il dato sugli investimenti  nei Paesi in via di sviluppo che è aumentato del 36% rispetto al 2013, raggiungendo i 131,3 miliardi di dollari, avvicinandosi molto ai 138,9 miliardi di dollari di investimenti nele rinnovabili nei Paesi sviluppati, che segnano un aumento di solo il 3% sul  2013. A trainare la crescita delle rinnovabli è naturalmente la Cina, con il  63% degli investuimenti nei Paesi in via di sviluppo, mentre il Cile, Indonesia, Kenya, Messico, Sudafrica e Turchia hanno tutti investito più di un miliardo di dollari nelle energie rinnovabili.

I Paesi leader per gli investimenti  nelle rinnovabili sono  stati: Cina, Usa, Giappone, Regno Unito e Germania. Ma se si guarda al rapporto Pil pro-capite – investimenti nelle rinnovabili, la classifica cambia: primo è il poverissimo Burundi, seguito da Kenya, Honduras, Giordania e Uruguay.

Ochs fa notare che «I Paesi in via di sviluppo e sviluppati  ora investono quote quasi uguali nelle soluzioni di energia sostenibile. I leader globali sono i Paesi che hanno progettato politiche di sostegno intelligenti per contribuire a ridurre il vantaggio finanziario di combustibili fossili, combustibili che per decenni hanno ricevuto migliaia di miliardi di sussidi governativi diretti e indiretti ogni anno. Dato che siamo di  fronte a da rammatiche crisi climatiche e dell’ecosistema, e crisi sanitarie umane causate dai combustibili fossili, dobbiamo fare in modo che i nostri governi continuino a sostenere le energie rinnovabili attraverso la creazione di quadri politici giusti, in modo che gli investimenti privati ​​possono fare le scelte giuste».

Infatti, al Worldwatch e Ren21 sono convinti che «La crescita del settore potrebbe essere ancora maggiore se venissero eliminati gli oltre  550 miliardi di dollari in sussidi annuali per i combustibili fossili e l’energia nucleare. Le sovvenzioni perpetuano prezzi dell’energia artificialmente bassi da tali fonti, favorendo le emissioni e  e impedendo la concorrenza da parte delle fonti rinnovabili».

La segretaria esecutiva di Ren21, Christine Lins, sottolinea che «La creazione di un livello di parità rafforzerebbe lo sviluppo dell’efficienza energetica e l’utilizzo delle tecnologie per le energie rinnovabili La rimozione delle sovvenzioni ai combustibili fossili e nucleari a livello mondiale renderebbe evidente che le rinnovabili sono l’opzione energetica più conveniente», anche dal punto di vista occupazionale, visto che nel 2014 nel mondo circa 7,7 milioni di persone lavoravano direttamente o indirettamente nel settore.

Nonostante la spettacolare crescita dell’ energia rinnovabile nel 2014, più di un miliardo di persone, il 15% dell’umanità, non ha ancora accesso all’elettricità e  circa 2,9 miliardi di persone non hanno accesso a cucine salubri. Con circa 147 GW installati, l’intera Africa produce meno energia elettrica  della Germania. REn21 sollecita la comunità internazionale a dare più attenzione al ruolo che la diffusione della tecnologie delle energie rinnovabili può svolgere nel ridurre la “povertà energetica”, fornendo servizi energetici essenziali per produrre energia in aree rurali e remote.

«Per la prima volta da decenni – conclude Ochs – nel 2014 le emissioni di gas serra legate all’energia si sono stabilizzate  mentre il PIL ha continuato a crescere. Questa tendenza incoraggiante è dovuta al notevole successo delle energie rinnovabili. Dovrebbe energizzare tutti gli sforzi per trasformare in un successo  anche l’importante summit  sul clima che si terrà a Parigi alla fine di quest’anno».