Record di finanziamenti per il Green Climate Fund: 9,8 miliardi di dollari, nonostante Trump

I Paesi ricchi hanno raddoppiato i finanziamenti climatici ai Paesi in via di sviluppo, anche senza nessun contributo Usa. Ma sono ancora insufficienti

[5 Novembre 2019]

Alla fine della Conferenza per la raccolta fondi per il Green Climate Fund (GCF). tenutasi recentemente a Parigi, 27 Paesi sviluppati hanno promesso 9,8 miliardi di dollari per reintegrare un fondo delle Nazioni Unite che aiuta i Paesi a basso reddito a ridurre le loro emissioni di carbonio e ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici.

Come fa notare Sophie yeo su Nature, «Il valore totale di questi impegni supera i 9,3 miliardi di dollari promessi nell’ultimo round del 2014, nonostante l’assenza questa volta degli Stati Uniti e dell’Australia».

Tredici Paesi, compresa l’Italia, hanno promesso almeno più di quello che hanno fatto cinque anni fa: il Regno unito è passato da 1,211 a 1,852 miliardi, la Francia da 1,036 a 1,794, la Germania da 1,003 a 1,690 miliardi, la Svezia da 581 milioni a 853 milioni, la Norvegia da 272 a 434 e l’Italia da 334 a 350 milioni.

Il GCF è stato istituito nel 2010 e finora ha stanziato 5,2 miliardi di dollari per progetti di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici in tutto il mondo. Nel 2014, con Barack Obama alla Casa Bianca, gli Usa da soli finanziarono più fondi nel GCF rispetto a qualsiasi altro Paese, ma nel 2016 è arrivato Donald Trump e ha subito ritirato 2 dei 3 miliardi di dollari promessi dagli Usa e si è rifiutato di contribuire ulteriormente al Green Climate Fund, provocando così un grosso buco nelle casse del GCF che fortunatamente è stato colmato dai Paesi europei.

I contributi al GFC restano aperti ed è probabile che nei prossimi mesi altri governi si impegneranno di più nel finanziarlo,

Di solito i leader dei Paesi sviluppati annunciano i nuovi finanziamenti climatici durante la annuale Conferenza delle parti dell’United Nations framework convention on climate change. Quest’anno la COP25 Unfccc avrebbe dovuto tenersi a Santiago del Cile ma l’appuntamento è saltato a causa delle gigantesche proteste contro il governo di destra del presidente Sebastián Piñera e si temeva di non essere in grado di realizzarla in così breve tempo, fortunatamente il governo spagnolo ha dato la sua disponibilità e la Conferenza climatica dell’Onu si terrà a Madrid a dicembre. Sarà quella l’occasione per testare il reale impegno dei governi che hanno nicchiato all’incontro del GFC a Parigi. Secondo Joe Thwaites, analista di finanza climatica del World Resources Institute, «Ulteriori impegni potrebbero venire da alcune delle nazioni in via di sviluppo che hanno contribuito al fondo nel 2014, come il Messico e il Perù. Dal loro punto di vista, ha perfettamente senso aspettare e vedere cosa faranno i Paesi che hanno l’obbligo formale di contribuire».

Dei Paesi che a Parigi non hanno potuto prendere impegni a causa della loro situazione interna potrebbero aumentare alla CoP25 di Madrid l’ammontare dei finanziamenti al GCF. Per esempio, dopo il summit pariginoil Belgio ha approvato una risoluzione parlamentare che chiede di raddoppiare il contributo del Paese a 45 milioni di dollari.

Quello che sembra del tutto improbabile è un rinnovato impegno da parte degli Usa – Trump ha recentemente confermato l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi –  ma le cose potrebbero cambiare nel 2020 in caso di vittoria democratica alle elezioni presidenziali. Intanto aumentano le pressioni sui Paesi che non hanno aumentato gli importi degli impegni presi nel 2014, come il ricco Canada, dove il premier liberaldemocratico Justin Trudeau è stato riconfermato per un soffio alle recenti elezioni (anche se stavolta deve fare un governo di coalizione). Infatti, il Canada ha confermato l’impegno a finanziare il GFC con 300 milioni di dollari canadesi, che nel 2014 equivalevano a circa 229 milioni di dollari statunitensi e che ora valgono meno.

Liane Schalatek, direttrice associata della Heinrich-Böll-Stiftung, ha fatto notare in un’intervista a Nature che «Per un governo come il governo Trudeau, che è orgoglioso di portare avanti l’agenda climatica, penso che questo non sia assolutamente abbastanza. Ora che le elezioni sono finite, non c’è nulla che impedisca al governo canadese di aumentare il proprio contributo al GCF».