Rapporto Ipcc, gli ambientalisti: subito misure più coraggiose. Stop ai sussidi ambientalmente dannosi

Le soluzioni esistono ed è urgente adottarle, ma siamo in una crisi di apatia politica

[5 Aprile 2022]

Secondo il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, il rapporto “Climate Change 2022: Mitigation of climate change” pubblicato ieri dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) «Evidenzia ancora una volta l’urgenza di accelerare il passo nella lotta alla crisi climatica e la necessità e fattibilità di dimezzare le attuali emissioni climalteranti nei prossimi otto anni per poter contenere li surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5° C. Oltre a mettere in campo politiche climatiche più ambiziose in linea con l’obiettivo di 1.5° C, l’Italia deve prevedere misure davvero coraggiose e non più rimandabili come lo stop ai sussidi ambientalmente dannosi per far uscire il nostro Paese dalla dipendenza delle fonti fossili, a partire dal gas russo, accelerando lo sviluppo delle fonti rinnovabili arrivando ad autorizzare 20 GW l’anno per i prossimi anni come richiesto da Legambiente, Greenpeace Italia e Wwf Italia e da Elettricità Futura di Confindustria. Allo stesso tempo è importante lavorare sull’efficientamento del parco edilizio e l’elettrificazione dei consumi per il riscaldamento domestico. Il nostro Paese lo deve fare per l’ambiente, per il clima, ma anche per evitare che geopoliticamente questa guerra in corso porti ad una nuova dipendenza dalle fonti fossili e ad un nuovo ricatto del gas».

Martina Borghi, responsabile campagna foreste di Greenpeace Italia fa notare che «I combustibili fossili sono la causa principale della crisi climatica, dei conflitti e della guerra, che provocano immense sofferenze alle persone di tutto il mondo. Semplicemente, non c’è più spazio per nuove attività di ricerca ed estrazione di fonti fossili: smettiamo di investire denaro in questi combustibili per il profitto di pochi. Sia le minacce che le opportunità sono oggi più grandi che mai, così come il potere delle persone che si uniscono per il cambiamento. Il rapporto dell’IPCC indica che la protezione delle foreste e degli ecosistemi, insieme all’adozione di diete a prevalente base vegetale nelle società ad alto reddito, sono elementi essenziali per vincere questa sfida. Per far questo bisogna assicurare i diritti dei popoli indigeni e delle comunità locali, difendere la sovranità alimentare e i mezzi di sussistenza rurali».

Chiara Campione, coordinatrice del progetto Hack Your City di Greenpeace ricorda che «Un ambito importante su cui agire è quello delle città, dove ormai vive la maggior parte della popolazione mondiale. Città migliori non sono solo possibili, ma necessarie per affrontare meglio i cambiamenti climatici. Questo rapporto indica ai governi locali che bisogna investire nell’energia pulita e ridurre le emissioni derivanti dai consumi. Le città possono giocare un ruolo chiave per salvare il clima, ma bisogna andare subito verso una mobilità sostenibile accessibile a tutti e a basse emissioni, oltre ad aumentare gli spazi verdi urbani».

Per Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwwf  Italia, «Non possiamo più aggrapparci ai combustibili fossili inquinanti che stanno rovinando il nostro clima e distruggendo il mondo naturale da cui tutti dipendiamo. Se non agiremo subito per tagliare rapidamente le emissioni di gas serra, mancheremo l’obiettivo cruciale di limitare il riscaldamento globale a 1,5° C. Un obiettivo che ci riguarda molto, perché il Mediterraneo è tra le regioni del mondo maggiormente a rischio. Occorre investire su larga scala per alimentare le nostre società in modo più efficiente, usando energia rinnovabile pulita,  risparmiando e usando in modo più efficiente l’energia e le risorse naturali,  ripristinando la natura, abbandonando le pratiche commerciali insostenibili e non lasciando nessuno indietro in questa transizione. Ogni momento, ogni politica, ogni investimento, ogni decisione conta per evitare ulteriore caos climatico».

I governi europei non stanno eliminando gradualmente i combustibili fossili abbastanza velocemente e Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo Legambiente, sottolinea che «Un contributo importante può e deve venire dal nuovo pacchetto legislativo clima-energia che deve fissare target più ambiziosi di quelli proposti, per essere davvero “Fit for 1.5” ossia coerente con la soglia critica di 1.5° C, riducendo le emissioni di almeno il 65% entro il 2030. Obiettivo ambizioso, ma possibile con il 50% di rinnovabili ed il 45% di efficienza energetica entro il 2030. Obiettivi questi che combinati con il phasing-out del carbone entro il 2030, previsto a livello europeo, e del gas fossile entro il 2035, insieme al phasing-out della vendita di veicoli con motori a combustione interna entro il 2035, possono consentire all’Europa di raggiungere la neutralità climatica ben prima del 2050. E risparmiare 10 mila miliardi di euro già entro il 2030.Secondo uno studio dell’Università di Berlino e dell’Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), il taglio del 65% delle emissioni climalteranti, non solo è tecnologicamente possibile, ma può consentire all’Europa di risparmiare da qui al 2030 ben 10 mila miliardi di euro, grazie alla forte riduzione delle importazioni di combustibili fossili e dei danni ambientali e climatici evitati. Oltre a ridurre considerevolmente la bolletta energetica di famiglie e imprese. Un’opportunità che non si può e deve perdere, soprattutto per contribuire a costruire un progetto di pace in Europa».

Friends of the Earth Europe ha criticato il recente sostegno concesso a 30 mega-progetti di gas fossili per un valore di 13 miliardi di euro e chiede che il sistema energetico europeo sia privo di combustibili fossili entro il 2030. Colin Roche, coordinatore per la giustizia climatica e l’energia per Friends of the Earth Europe, ha commentato: «Questo rapporto chiarisce quanto siamo vicini alla violazione del limite di 1,5 gradi dell’accordo di Parigi e quanto sia urgente rompere nettamente con i combustibili fossili. Non può esserci giustificazione per prolungare il sostegno e le sovvenzioni per i combustibili fossili che mettono il pianeta sulla strada per un riscaldamento superiore a 1,5° C, che è già un compromesso devastante per le parti vulnerabili del mondo. L’orribile invasione dell’Ucraina da parte di Putin, finanziata dai combustibili fossili, ha scosso l’Europa e deve essere l’ultimo campanello d’allarme che rompe la morsa dei combustibili fossili sul nostro sistema energetico. Esistono soluzioni energetiche pulite e sicure e l’IPCC mostra che stanno diventando più economiche. L’Europa deve finalmente mettere le persone e il nostro pianeta prima dei profitti dell’industria, iniziare a smantellare i combustibili fossili e fare tutto il possibile per le energie rinnovabili, l’isolamento e il risparmio energetico».

Kaisa Kosonen, senior policy advisor di Greenpeace Nordic ha dichiarato: «Per i combustibili fossili che stanno alimentando sia le guerre che il caos climatico la partita è finita. Semplicemente non c’è spazio per alcun nuovo sviluppo di combustibili fossili e le centrali a carbone e gas che abbiamo già devono chiudere presto. Mentre i nostri leader hanno affermato che stanno facendo del loro meglio sul clima, gli scienziati hanno appena dimostrato che non lo farlo. C’è un sacco di potenziale per fare di più in questo momento, con enormi vantaggi! Tuttavia, il denaro continua a fluire verso problemi anziché soluzioni e cambierà solo con obiettivi, politiche e supporto credibili in linea con il limite di riscaldamento dell’accordo di Parigi. Il fatto che il solare e l’eolico siano diventati i modi più economici per produrre energia è un vero punto di svolta! Ora, se ce lo consentiranno, possiamo ripulire i nostri trasporti, edifici e industrie a velocità un tempo impensabili. Cioè, se i governi ora eliminano i sistemi a combustibili fossili. Sia le minacce che le opportunità sono più grandi che mai. Ma lo è anche il potere delle persone che si uniscono per il cambiamento».

Reyes Tirado, scienziato dei laboratori di ricerca di Greenpeace all’università di Exeter, ha ricordato che «La protezione delle foreste e degli ecosistemi, l’arresto della deforestazione e il passaggio a diete a base vegetale nelle società ad alto reddito sono essenziali per ottenere un clima sicuro. Le soluzioni per riparare i sistemi alimentari andati in pezzi e garantire la protezione della natura sono state rese evidenti: aumenti significativi delle finanze, garanzia dei diritti dei popoli indigeni e delle comunità locali e difesa della sovranità alimentare e dei mezzi di sussistenza rurali».

Louise Fournier, legal counsel – climate justice and liability di Greenpeace International, dà un giudizio positivo del nuovo rapporto Ipcc: «In una prima volta storica, l’IPCC riconosce il potere delle persone che vanno in tribunale per far valere i loro diritti umani di fronte alla crisi climatica. Governi, società e istituzioni finanziarie, siete ufficialmente avvisati: allineatevi con la scienza e affrontate le ingiustizie fondamentali, o sarete costretti a farlo».

Friends of the Earth International mette in guardia: «Ancora una volta, i risultati dell’IPCC sono diventati un campo di battaglia politico. Gli attivisti per la giustizia climatica temono che la necessità di una transizione urgente dai combustibili fossili per prevenire livelli catastrofici di riscaldamento sia minata dalla legittimazione di scenari di “superamento” di oltre 1,5 gradi e dalla prospettiva di introdurre tecnologie non provate e speculative per raffreddare il clima pianeta in un secondo momento». Per questo, dopo la pubblicazione del ni uovo rapporto IPCC, Friends of the Earth International, la più grande federazione ambientale di base del mondo, ha raccolto alcune opinioni di dirigenti e attivisti, come Hemantha Withanage, presidente di Friends of the Earth International, di Sri Lanka, che ha dichiarato: «Non possiamo tradire la promessa di una soglia di riscaldamento di 1,5 gradi. Se il rapporto del Working Group III dell’IPCC non contiene alcun percorso di mitigazione che ci impedisca di violare 1,5 gradi entro i vincoli dell’attuale paradigma economico, questa è solo la prova che questo sistema economico è incompatibile con la vita sulla Terra. La priorità per le nostre comunità, movimenti e decisori deve ora essere quella di porre fine all’era dei combustibili fossili e trasformare le nostre società ed economie verso sistemi sostenibili progettati per soddisfare i bisogni, la sicurezza e il benessere delle persone, non il profitto e l’avidità».

Meena Raman, di Sahabat Alam Malaysia/Friends of the Earth Malaysia, ha sottolineato: «L’idea che saremo in grado di superare gli 1,5 gradi e quindi invertire il riscaldamento in seguito attraverso la rimozione del carbonio e le tecnologie di geoingegneria – che sono del tutto speculative e non dimostrate su larga scala – è anti-scientifica e anti-umana. Tradisce la codardia e l’incoscienza degli stessi attori che hanno fallito, più e più volte, nell’agire quando era necessario. Abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno per risolvere questo problema in questo momento, ci manca solo il coraggio dei cosiddetti leader globali, soprattutto del Nord globale che stanno cercando di nascondere la loro responsabilità storica per aver creato la crisi».

Cherelle Blazer, direttrice senior dell’International climate and policy campaign di Sierra Club. La più grande, diffusa e autorevole associazione ambientalista Usa, ha evidenziato che «Report dopo report dei più importanti scienziati del mondo continuano ad affermare i pericoli imminenti della crisi climatica e il suo impatto sulle nostre comunità, le nostre case e le nostre vite. La sveglia suona ormai da anni; eppure troppo spesso i nostri leader non reagiscono di cui abbiamo bisogno. La scelta è chiara: prestare attenzione alla scienza ed eliminare le emissioni di carbonio ora o condannare l’umanità e il nostro pianeta a un “mondo invivibile“. Il rapporto dell’IPCC chiarisce che il momento di intraprendere un’azione decisiva e senza precedenti per fermare la catastrofe climatica è ora o sarà troppo tardi. C’è poco tempo e nessuna giustificazione per continuare a bruciare combustibili fossili e sovvenzionare le imprese che inquinano a spese delle comunità in prima linea, delle comunità di colore e del futuro del nostro pianeta. Al mondo resta solo una piccola finestra di tempo prima che sia troppo tardi; a quel punto, nessun ammontare di mitigazione, adattamento o finanziamento sarà in grado di salvare il clima. Il presidente Biden e il Congresso devono cogliere questo momento e approvare finalmente il reconciliation bill che include il più grande investimento mai realizzato per alimentare il nostro Paese attraverso energia rinnovabile pulita e conveniente generando milioni di posti di lavoro».

Manish Bapna, presidente e CEO del Natural Resources Defense Council, concorda: «Questo rapporto chiarisce che dobbiamo passare da un trotto a uno sprint per evitare la catastrofe climatica. La brutale invasione dell’Ucraina da parte di Putin rende la fine della nostra dipendenza dai combustibili fossili un imperativo strategico. E’  ugualmente una necessità ambientale. La buona notizia è che abbiamo le soluzioni climatiche necessarie e funzionano. Mentre l’industria fossile cerca di sfruttare la crisi in Ucraina e di rinchiuderci in decenni di dipendenza in più, questo rapporto afferma enormi guadagni, qui in patria e all’estero, nell’energia pulita – nell’energia eolica e solare e nello stoccaggio delle batterie – e prevede poco futuro per combustibili fossili. Ma dobbiamo semplicemente muoverci molto più velocemente. L’IPCC rivela che tutti gli impegni che i Paesi hanno preso per affrontare la crisi climatica – e le misure adottate per ridurre le emissioni ed espandere l’energia pulita – ci portano a meno della metà del punto in cui dobbiamo essere nel 2050 per lasciare ai nostri figli un pianeta vivibile. In questo momento, non domani, il mondo deve aumentare notevolmente la velocità e la portata dell’azione per il clima. Negli Stati Uniti, questo inizia con il superamento degli investimenti essenziali per il clima e l’energia pulita pendenti al Senato. Per la nostra sicurezza economica e nazionale, e per il futuro di tutta la vita sulla Terra, i legislatori devono agire senza indugio».

Secondo Estefanía González, coordinatrice campagne di Greenpeace Chile, «Siamo in una crisi di apatia. Abbiamo bisogno di un’azione coordinata tra i governi per ridurre le emissioni e mettere in atto piani di adattamento, e ne abbiamo bisogno in fretta. In America Latina, il legame tra giustizia sociale e ambientale è solo in crescita. Abbiamo finito con l’ingiustizia. La scienza più recente presenta soluzioni concrete, ma non serviranno a nulla se non agiamo ora». Li Shuo, global policy advisor di Greenpeace East Asia conclude: «La scienza è chiara. È nell’interesse di tutti i principali emettitori di aumentare le proprie ambizioni in materia di clima, sia negli obiettivi che nell’azione. Senza un’azione urgente, siamo impreparati a ciò che sta arrivando. Le soluzioni sono tutte incluse  nel rapporto, è ora di trasformarle in realtà».